Ecco i libri di cui si è parlato nell’incontro del silent book club di sabato 8 GIUGNO 2024

Miguel Bonnefoy, IL MERAVIGLIOSO VIAGGIO DI OTTAVIO, 66thand2nd
Octavio è un uomo solitario, con gli altri scambia solo le parole dettate dalla necessità, finché nella sua vita non entra Dona Venezuela, attrice di Maracaibo che lo inizia alla scrittura e alla lettura, e con la quale instaura un rapporto di tenera amicizia. Ma questa relazione è destinata a non durare. Assoldato nella banda di ladri gentiluomini capeggiata dal carismatico Rutilio Alberto Guerra, Octavio è coinvolto in un furto proprio a casa della donna che ama. Qualcosa però va storto. Costretto a fuggire, intraprende un viaggio alla scoperta dell’universo venezuelano in un alternarsi di situazioni oniriche e avventurose. La sua peregrinazione alla ricerca di riscatto lo condurrà nei recessi di una natura indomabile, tra le pieghe di un paese misterioso, fino all’epilogo imprevedibile e affascinante. Romanzo picaresco in cui si intrecciano la storia, il mito, l’elemento religioso e quello irrazionale, “Il meraviglioso viaggio di Octavio” celebra la bellezza del Sud America e la straordinaria capacità del linguaggio di possedere il mondo

Juan Carlos Onetti, GLI ADDI, SUR
Il protagonista è un uomo di mezza età, un tempo grande stella della pallacanestro, e ora malato di tubercolosi, che si trasferisce in un paesino di montagna per curarsi nel sanatorio locale. Si tratta del personaggio onettiano per eccellenza: un uomo dal passato sconosciuto ma glorioso, un uomo che ha perso tutto, compresa la voglia di curarsi. Il suo unico legame con il presente sono le lettere che ogni giorno riceve e passa a ritirare all’emporio. Ed è proprio il gestore dell’emporio a osservare l’arrivo dell’uomo e a interrogarsi, insieme al lettore, sul suo esilio volontario, finché l’avvicendarsi di due donne al suo fianco non stravolgerà la calma polverosa della cittadina. Accostato a capolavori quali La gelosia di Alain Robbe-Grillet e Giro di vite di Henry James, Gli addii si dipana con una prosa notturna e sapiente fra illazioni, sospetti e un colpo di scena finale.

Margareth Oliphant, LA CITTÀ ASSEDIATA, Elliot
Prima prova nel romanzo fantastico che tanto avrebbe portato fortuna a Margaret Oliphant, La città assediata è un fulgido esempio dell’eccezionalità dell’autrice per stile e costruzione della storia, in una novella gotica in sapiente equilibrio tra crudo realismo e soprannaturale.In un mattino di luglio la cittadina francese di Semur, in Alta Borgogna, viene improvvisamente avvolta da un’inquietante e misteriosa oscurità che annuncia il risveglio delle anime dei morti venute per cacciare fuori dalle mura gli abitanti materialisti, finché non avranno compreso il vero significato della vita. Le testimonianze si succedono una dopo l’altra, creando un mosaico composito di impressioni e punti di vista sugli eventi, in un impianto narrativo molto moderno per l’epoca vittoriana.

Albano Marcarini, ATLANTE INUTILE DEL MONDO, Hoepli
Un repertorio cartografico di anomalie geo-politiche passate e presenti, organizzato secondo le classiche aree geografiche, in cui ogni tavola è compilata con quella lieve ambiguità da indurre a confondere il vero con il falso: compito del lettore saperla discernere, o anche farne a meno, poiché, come si sa, la realtà è ineguagliabile quando si tratta di superare la fantasia. L’atlante si compone di cento tavole a doppia pagina: sulla pagina di sinistra si ha la titolazione della tavola, le coordinate geografiche, l’ubicazione nel planisfero e la relativa narrazione; sulla pagina di destra il dettaglio cartografico, realizzato dallo stesso autore e desunto da svariate fonti. Completano l’opera un vademecum turistico su come arrivare nei luoghi descritti, una bibliografia e l’indice dei nomi geografici. Questo atlante nasce per un sincero desiderio di rivalsa verso tutti coloro – architetti, geometri, astronauti, programmatori, despoti e tiranni – che hanno o che persistono a privilegiare il concetto di spazio, o peggio di cyberspazio, a quello di luogo. L’insanabile patologia da cui è affetto l’autore è infatti comunemente riconosciuta con il nome scientifico di “topofilia”, cioè amore per i luoghi.

Biagio Bagini, ODIO GERSHWIN, Oligo
Gli anni Venti, con le lunghe notti parigine tra musica classica e jazz, insieme agli scrittori americani della “generazione perduta”, guidati da un Ravel stralunato dai blues e sulle tracce di Josephine Baker. Poi la polvere degli anni Trenta, con un viaggio nella pancia dell’America, lungo le strade della crisi, dei nemici pubblici, dei blackfaces e del sogno californiano, seguendo la mitica Route 66. La vicenda umana e artistica di Aaron Copland come due lenti degli stessi occhiali, quelli di un compositore moderno che ambisce a dare voce e identità all’America più vera. E che odia, invidia, ammira il più affermato dei nuovi talenti: George Gershwin.

Artur Perez Reverte, LA PELLE DI TAMBURO, Net
Padre Quart è un buon soldato della Chiesa, che si è impegnato a combattere contro tutti i suoi nemici. Il Vaticano lo incarica di scoprire cosa si nasconda dietro i Vespri, nome in codice che il servizio informatico della Santa Sede ha attribuito al pirata telematico che è riuscito a insinuarsi nel computer personale del Santo Padre. L’intento dell’intruso non pare distruttivo: vuole solo mettere in allerta il Vaticano circa l’intricato affare in cui è coinvolta una piccola chiesa sivigliana quasi abbandonata dai fedeli. Il tempio, che è già stato teatro di due morti misteriose, corre il rischio di finire tra le grinfie di un gruppo di avidi agenti immobiliari senza scrupoli.

Paul Auster, TRILOGIA DI NEW YORK, EInaudi
Tre detective-stories eccentriche e avvincenti in cui Paul Auster inventa una sua New York fantastica, un «nessun luogo» in cui ciascuno può ritrovarsi e perdersi all’infinito. Pubblicati per la prima volta tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi Città di vetroFantasmiLa stanza chiusa, che compongono Trilogia di New York, sono diventati classici della letteratura americana contemporanea. In una città stravolta e allucinata, in cui ogni cosa si confonde e chiunque è sostituibile, i protagonisti di queste storie conducono ciascuno un’inchiesta misteriosa e dall’esito imprevedibile. Tutto può cominciare con una telefonata nel cuore della notte, come nel caso di Daniel Quinn (Città di vetro), autore di romanzi polizieschi che accetta la sfida che gli si presenta e si cala nei panni di uno sconosciuto detective. Ma può anche capitare che chi debba pedinare si senta a sua volta pedinato (Fantasmi); o, ancora, che ci sia qualcuno che s’immedesima a tal punto nella vita di un amico da sposarne la vedova e adottarne il figlio (La stanza chiusa). Tre detective-stories eccentriche e avvincenti in cui Paul Auster inventa una sua New York fantastica, un «nessun luogo» in cui ciascuno può ritrovarsi e perdersi all’infinito. Ed è proprio nell’invenzione di questa solitudine che i personaggi della Trilogia misurano il proprio io e scoprono il loro vero destino.

Asar Nafisi, LEGGERE PERICOLOSAMENTE, Adelphi
Le cinque lettere che fra il 2019 e il 2020 Azar Nafisi ha indirizzato al padre, proseguendo un dialogo che la morte di lui non ha interrotto, sono la più persuasiva risposta a questo cruciale interrogativo. Mentre intorno a lei, anche negli Stati Uniti, la realtà si fa sempre più allarmante – dall’affermarsi di tendenze totalitarie alla pandemia di Covid-19 – e indignazione e angoscia paiono sopraffarla, Azar Nafisi torna a immergersi nei libri che più ha amato, e ci mostra, intrecciando racconto autobiografico e riflessione sulla letteratura, come Salman Rushdie e Zora Neale Hurston, David Grossman e Margaret Atwood, e altri ancora, l’abbiano accompagnata nei momenti più difficili, come veri e propri talismani. E le abbiano dischiuso, con la loro multivocalità, inattese prospettive: insegnandole per esempio a dubitare della soffocante dicotomia tra aggressore e vittima; a vedere nell’odio e nella rabbia, in apparenza capaci di conferire identità, una fuga dal dolore – a comprendere che le grandi opere letterarie sono davvero pericolose, giacché smascherano ogni impulso tirannico, fuori e dentro di noi. Sicché leggerle pericolosamente significa accogliere l’irrequietezza e il desiderio di conoscenza di cui ci fanno dono.

Eleonora D’Errico, LA DONNA CHE ODIAVA I CORSETTI, Rizzoli
La storia di Rosa Genoni, la donna che rivoluzionò la moda e inventò il Made in Italy.
Rosa ha solo dieci anni quando lascia la sua famiglia a Tirano, sulle montagne della Valtellina, e va a Milano, per lavorare come piscinina nella sartoria della zia Emilia. È il 1877, e la città la travolge con il fermento di una metropoli nascente, l’illuminazione a gas, i tram a vapore, i caffè, la Scala. La vita di un’apprendista sarta è dura, i turni estenuanti, ma la bambina è sveglia, e dimostra subito un talento speciale per la moda. Così assorbe tutto, comprese le nuove idee di giustizia sociale e libertà, e diventa una giovane donna coraggiosa, oltre che una sarta raffinata e dalle idee innovative. Da Milano a Parigi, dove nascono gli abiti che tutto il mondo ama, il passo è breve, ed è proprio lontano da casa, sulle rive della Senna, che Rosa concepisce l’idea di una moda che non sia solo un’eccellente copia di quella d’Oltralpe, ma che risplenda di un’originalità tutta italiana, ispirata ai dipinti del Rinascimento e ai fiori delle sue Alpi. È così che inventa il concetto di “made in Italy”. Tra broccati e toilettes di seta, l’impegno di insegnante all’Umanitaria e l’amore – scandaloso all’epoca – per l’avvocato Podreider, la voce vivida di Rosa ci racconta la sua vita anticonformista e luminosa, le sue battaglie per liberare le donne dai corsetti e dai pregiudizi.

Jon Fosse, MELANCHOLIA Vol 1 – 2; La nave di Teseo
1853. Il giovane pittore Lars Hertervig, allievo all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf, è un’anima irrequieta, divisa tra l’insicurezza verso il suo talento e l’amore per Helene Winckelmann, la figlia della sua padrona di casa. L’ossessione di Lars per Helene, accesa da furiosi deliri sessuali, diventa così strabordante da costringere la famiglia della ragazza ad allontanarlo dalla stanza in cui alloggia. Senza più un posto dove andare, Hertervig passa il tempo in un locale, tra gli scherni dei suoi raffinati compagni di corso, mentre fa la posta all’appartamento dei Winckelmann dove cerca disperatamente di essere riammesso. Un limbo che, inesorabilmente, lo conduce alla follia, in un labirinto della mente a cui soltanto la sorella maggiore, Oline, può avere accesso. 1991. Uno scrittore trentenne, Vidme, resta affascinato da un quadro di Hertevig e vuole raccontarlo in un romanzo. Ma i tormenti di quel pittore attraversano i secoli e arrivano sulla pagina di Vidme, che dovrà combattere, per scrivere il libro, anche contro i propri fantasmi.

Gianrico Carofiglio, L’ORIZZONTE DELLA NOTTE, Einaudi
Una donna ha ucciso a colpi di pistola l’ex compagno della sorella. Legittima difesa o omicidio premeditato? La Corte è riunita in Camera di Consiglio. In attesa della sentenza l’avvocato Guerrieri ripercorre le dolorose vicende personali che lo hanno investito nell’ultimo anno. E si interroga sul tempo trascorso, sul senso della sua professione, sull’idea stessa di giustizia. Il ritorno di Guido Guerrieri in un romanzo poderoso e commovente. Un’avventura processuale enigmatica, dal ritmo impareggiabile, che si intreccia a un’affilata meditazione sulla perdita e sul rimpianto, sulle inattese sincronie della vita e sulla ricerca della felicità

Antonella Lattanzi, COSE CHE NON SI RACCONTANO, Einaudi
Non è mai il momento giusto per fare un figlio. Prima vogliamo vivere, viaggiare, lavorare. Antonella vuole diventare una scrittrice: la sua è un’ambizione assoluta, senza scampo. Per questo a vent’anni, per due volte, interrompe volontariamente la gravidanza. Quando anni dopo si sente invece pronta, con un compagno a fianco, è il suo fisico a non esserlo. E così inizia l’iter brutale dell’ostinazione, dell’ossessione, della medicalizzazione. Certi supplizi, le aspirazioni inconfessate, la felicità effimera e spavalda, la sofferenza e la collera. Si direbbe una storia già scritta, ma qui non c’è nulla di consueto: è come raccontare da dentro una valanga, con la capacità incredibile, rotolando, di guardarsi e non crederci, e sfidarsi, condannarsi, sorridersi per farsi coraggio. In un crescendo di indicibile potenza narrativa, Antonella Lattanzi descrive (sulla sua pelle) la forza inesorabile di un desiderio che non si ferma davanti a niente, ma anche i sensi di colpa, l’insensibilità di alcuni medici, l’amicizia che sa sostenere i silenzi e le confidenze più atroci, il rapporto di coppia sempre sul punto di andare in frantumi, la rabbia ferocissima verso il mondo (e le donne incinte). Tenendo il lettore stretto accanto a sé, incollato alla pagina, con un uso magistrale del montaggio, capace di creare una suspense da thriller. La cosa strabiliante è che pur raccontando una storia eccezionale, e cruda, questo romanzo riesce in realtà a parlare in modo vero, e profondamente attuale, di tutte le donne – madri e non madri – che in un punto diverso della loro vita si sono chieste: desidero un figlio? qual è il momento giusto? dovrò rinunciare a me stessa, alle mie ambizioni? e perché tutte restano incinte e io no?