Ecco i libri letti e di cui si è parlato nell’incontro del Silent Book Club di sabato 26 marzo 2022

(immagine di copertina dipinto di Vilhelm Hammershøi)

William Faulkner, LA PAGA DEI SOLDATI, Adelphi

Non sempre un’opera prima segna la nascita di uno scrittore. Ma se si tratta di William Faulkner, e se la materia del romanzo ha il sapore di un regolamento di conti, o di un risarcimento, il miracolo può avvenire. Quando “La paga dei soldati” esce per la prima volta, nel 1926, Faulkner ha trascorso gli otto anni dalla fine della Grande Guerra raccontando episodi del conflitto; e l’impressione che il lettore comune ricava dal libro è che il suo protagonista, il tenente Donald Mahon, sia un alter ego dell’autore. Così non è, dal momento che Faulkner, scartato dall’aviazione americana per un problema di centimetri e poi arruolatosi sotto falso nome in quella canadese, non aveva fatto in tempo a partire per l’Europa prima dell’armistizio: dunque non era stato, come Mahon, orribilmente ferito in combattimento, né aveva dovuto attraversare una tormentosa convalescenza affidandosi alle cure di tre donne la sensuale fidanzata Cecily, “insincera come un sonetto francese”, la governante Emmy, sua amante anni prima per una sola notte, e la giovane vedova Margaret Powers. Il dolore e le passioni di Mahon – o di quanto resta di lui si trasformano così in quell’urlo che di Faulkner diverrà più tardi l’emblema: e in un magnifico furore che investe le passioni e le miserie di un intero microcosmo, su su fino alla “muta cacofonia dorata delle stelle”.

Arthur Conan Doyle, LA VALLE DELLA PAURA, Rusconi

Pubblicato per la prima volta nel 1915 «La valle della paura» è il quarto e ultimo dei romanzi che hanno per protagonista Sherlock Holmes. Un delitto inspiegabile, avvenuto nel castello della famiglia Douglas, mette in moto Sherlock Holmes, chiamato a risolvere il caso. Giunto sul posto, si rende conto, da alcuni dettagli che sarebbero sfuggiti ai più ma non a lui, che le cose non sono affatto come appaiono e che l’assassinato non è l’uomo che tutti credono. In realtà, il luogo del delitto non è altro che il teatro di un’incredibile e clamorosa messa in scena. La mancanza delle fede nuziale al dito dell’assassinato è il primo indizio a mettere Holmes in sospetto. E lo strano simbolo tatuato sul suo braccio, nonché la mancanza di un manubrio ginnico che dovrebbe esserci ma non c’è, finiscono per confermarlo nei suoi sospetti. A poco a poco, nella sua mente prende corpo un’ipotesi che lo condurrà sulle tracce di una segreta Loggia, una feroce banda di assassini guidata da un misterioso Gran Maestro. Ancora una prova magistrale, l’ultima, della raffinata mente di Sir Arthur Conan Doyle.

Helen Humphreys, AMULETO CELESTE, Playground

In un affascinante intreccio tra verità e finzione Helen Humphreys racconta la misteriosa vita di Megan Boyd, tra i più importanti e influenti costruttori di esche a mosca per salmoni, amica personale del principe Carlo d’Inghilterra e insignita di una delle più alte onorificenze britanniche dalla regina Elisabetta. Una vita appartata, in simbiosi con la natura, nel nord della Scozia, dove fino alla fine degli anni Novanta Megan Boyd ha vissuto e lavorato in solitudine, in una casa senza elettricità, creando delle esche meravigliose, con piume colorate, pellicce, materiali di scarto o preziosi: autentiche opere d’arte. Una donna libera e indipendente, per alcuni eccentrica, che non ha mai smesso di indossare abiti maschili, rifiutando da sempre i ruoli stabiliti e imposti dalla comunità. Ma è stata davvero una donna così solitaria? Ed è possibile che non si sia mai innamorata? Ed ecco che Helen Humphreys, combinando brandelli di notizie e brevi testimonianze, immagina che la vita di Megan Boyd sia stata in realtà illuminata da una segreta relazione d’amore. Una relazione che ha accompagnato, anche nel ricordo, la sua intera esistenza.

Jeanine Cummins, IL SALE DELLA TERRA, Feltrinelli, 

Dici Acapulco e pensi a spiagge di sabbia finissima, mare cristallino e palme accarezzate dalla brezza. Ma l’immagine della città si sta incrinando sotto i colpi dei cartelli della droga, sempre più presenti, ed è in questa Acapulco che vive Lydia, divisa tra il lavoro in libreria e la famiglia: il marito Sebastián, giornalista, e il figlioletto Luca, otto anni e un’intelligenza fuori dal comune. Nonostante la violenza si faccia largo nelle strade, Lydia non si aspetta che la sua esistenza venga sconvolta improvvisamente. Eppure un commando di uomini armati irrompe alla festa di compleanno della nipote e stermina i suoi cari. Nascosti in bagno, solo Lydia e Luca si salvano dalla carneficina, e per loro inizia una fuga estenuante. Rimanere in Messico equivale a morte certa, per non farsi rintracciare dal boss che ha ordinato il massacro bisogna evitare le strade più battute e i normali mezzi di trasporto. Così, a madre e figlio non resta che prendere la via dei migranti. Questo significa anche salire sulla Bestia, il treno merci su cui montare al volo, rischiando di finire stritolati. Sempre braccati, durante la difficile traversata del deserto conoscono altri migranti, alcuni disposti ad aiutarli, altri pronti ad approfittarsi di loro. Conservare la propria umanità in un’esperienza che di umano ha ben poco sarà difficilissimo.

Miri Yu, Tokyio. Stazione Ueno, 21lettere

Tokyo, Parco di Ueno. I ciliegi fioriscono e i visitatori possono ammirare le bellezze storiche della capitale, ma ai margini di questo idillio si consuma una tragedia silenziosa. Lo sguardo delicato del protagonista accompagna il lettore alla scoperta non solo di un luogo meraviglioso e dei suoi angoli più nascosti, ma anche del dolore e della dignità di chi, come lui, all’interno del parco non vive più, ma sopravvive.

Aa vv, BATTIATOSOPHIA, Aurea Nox

Nel buio della sala del cinema teatro Corso a Padova, tra il fumo denso di sigarette e la musica spiazzante del sintetizzatore, spiccava lui, una maschera tragica, il volto bianco di cerone, gli occhi bistrati di nero, la folta chioma arruffata. Un personaggio enigmatico, destrutturante che indossava una tuta spaziale dai colori acidi. Così mi è apparso per la prima volta Franco Battiato, che mi veniva incontro con questa domanda scomoda, perturbante, nell’oscurità, tra il frastuono di una musica distonica.
Questa domanda scardinava completamente le fragili certezze di una ragazzina smarrita, alla ricerca di un’identità, che cercava qualcosa di cui nutrirsi, una ragazzina già ferita dalla morte precoce del padre, trauma che aveva trasformato improvvisamente la sua vita, dandole il senso e il peso del dolore, di un dolore così grande che non riusciva neppure a parlarne.

Massimo Bontempelli, FIGLIO DI DUE MADRI, Utopia

Alle soglie del Novecento, il piccolo Mario vive a Roma in una famiglia benestante. Il giorno del suo settimo compleanno, dopo una passeggiata al parco, il bambino si immerge in un silenzio inconsueto. Pochi minuti dopo, però, riacquisite le forze, non riconosce più la premurosa madre, Arianna, e anzi le chiede con insistenza di essere riaccompagnato dalla madre vera, Luciana. Sconvolta, Arianna asseconda il desiderio del bambino, che le chiede con fermezza di essere chiamato Ramiro. La tensione drammatica cresce di pagina in pagina, esplodendo in una rivelazione sconcertante: non solo Luciana abita davvero nella casa in cui Mario accompagna Arianna, ma ha perso un bambino di sette anni, Ramiro, proprio sette anni prima, ossia nell’istante esatto in cui Mario è nato. Che Mario sia, dunque, la reincarnazione del figlio di Luciana? O forse qualcuno lo ha plagiato, giocando sulla fatalità di coincidenze incredibili?

Bernardine Evaristo, RAGAZZA, DONNA , ALTRO, Sur

Un romanzo corale con dodici protagoniste: etero e gay, nere e di sangue misto, giovani e anziane; impiegate nella finanza o in un’impresa di pulizie, artiste o insegnanti, matriarche di campagna o attiviste transgender. Cucite insieme come in un arazzo, le loro vite (e quelle degli uomini che le attraversano) formano un romanzo anticonvenzionale e appassionante che rilegge un secolo di storia inglese da una prospettiva inedita e necessaria. È una grande serata per Amma: un suo spettacolo va in scena per la prima volta al National Theatre di Londra, luogo prestigioso da cui una regista nera e militante come lei è sempre stata esclusa. Nel pubblico ci sono la figlia Yazz, studentessa universitaria armata di un’orgogliosa chioma afro e di una potente ambizione, e la vecchia amica Shirley, il cui noioso bon ton non basta a scalfire l’affetto che le lega da decenni; manca Dominique, con cui Amma ha condi­vi­so l’epoca della gavetta nei circuiti alternativi e che un amore cieco ha trascinato oltre­oceano… Dalle storie (sentimentali, sessuali, familiari, professionali) di queste donne nasce un romanzo corale con dodici protagoniste: etero e gay, nere e di sangue misto, giovani e anziane; impiegate nella finanza o in un’impresa di pulizie, artiste o insegnanti, matriarche di campagna o attiviste transgender. Cucite insieme come in un arazzo, le loro vite (e quelle degli uomini che le attraversano) formano un romanzo anticonvenzionale e appassionante che rilegge un secolo di storia inglese da una prospettiva inedita e necessaria.

Paolo Nori, SANGUINA ANCORA. L’INCREDIBILE VITA DI FËDOR M. DOSTOJEVSKIJ, Mondadori

Se da una parte Nori ricostruisce gli eventi capitali della vita di Fëdor M. Dostoevskij, dall’altra lascia emergere ciò che di sé, quasi fraternamente, Dostoevskij gli lascia raccontare. Perché di questa prossimità è fatta la convivenza con lo scrittore che più di ogni altro ci chiede di bruciare la distanza fra la nostra e la sua esperienza di esistere. Ingegnere senza vocazione, genio precoce della letteratura, nuovo Gogol’, aspirante rivoluzionario, condannato a morte, confinato in Siberia, cittadino perplesso della “città più astratta e premeditata del globo terracqueo”, giocatore incapace e disperato, marito innamorato, padre incredulo (“Abbiate dei figli! Non c’è al mondo felicità più grande”, è lui che lo scrive), goffo, calvo, un po’ gobbo, vecchio fin da quando è giovane, uomo malato, confuso, contraddittorio, disperato, ridicolo, così simile a noi. Quanto ci chiama, sembra chiedere Paolo Nori, quanto ci chiama a sentire la sua disarmante prossimità, il suo essere ferocemente solo, la sua smagliante unicità? Quanto ci chiama a riconoscere dove la sua ferita continua a sanguinare?

Drusilla Foer, TU NON CONOSCI AL VERGOGNA, LA MIA VITA ELEGANZISSIMA, Mondadori

«Da grande vorrei essere come lei, eleganzissima.» Una piccola ammiratrice mi lusingò con queste parole inventando, a sua insaputa, il titolo del mio primo recital teatrale. E dandomi il motivo per scrivere questo libro: onorare ciò che è indelebile nella mia vita con tutta la tenerezza che ho per me stessa, sperando di intrattenere e, perché no, di ispirare la mia giovanissima fan. Tu non conosci la vergogna racconta i luoghi, gli incontri, i sentimenti. Appunti di memoria sparpagliati e disordinati. Ci troverete un’insospettabile nonna spregiudicata, le notti di fuoco a New York, un amante affettatore di prosciutti, una prozia sonnambula e libertina, una tigre per amica, il teatro, la musica e l’amore. Una vita randagia, emozionata e combattuta. Una vita non male. Una caccia al tesoro a cui ho giocato con tutto il coraggio che mi è stato possibile. Ve la restituisco senza vergogna, con l’intenzione di divertire o di ispirare, contando su un tenero perdono per la tonalità presuntuosa di questa speranza, tipica di un’anziana signora forse un po’ vanesia.

Silvia Goggi, È FACILE DIVENTARE UN PO’ PIÙ VEGANO. FAI DEL BENE AL PIANETA CAMBIANDO LA TUA ALIMENTAZIONE, Rizzoli

La dottoressa Silvia Goggi ci accompagna passo dopo passo in questo percorso, esattamente come fa ogni giorno con i suoi pazienti. E ci spiega con rigore scientifico e grande semplicità di linguaggio perché quella green è la scelta che cambierà – in meglio – la nostra vita e quella del pianeta. Che la temperatura terrestre sia aumentata in modo preoccupante è un dato di fatto. Lo è altrettanto che un terzo delle emissioni dei gas che saturano l’atmosfera proviene dalle attività di allevamento intensivo di mucche, maiali e polli. Non solo: più cresce la domanda globale di carne e altri prodotti derivati dagli animali, più le foreste vengono bruciate per far spazio a coltivazioni che diventeranno mangime. Di fronte a un quadro così inquietante è possibile una scelta di maggiore responsabilità verso il pianeta? La risposta è sì: basta diventare almeno un po’ più vegani. Farlo è una scelta non solo auspicabile, ma addirittura facile se si viene guidati opportunamente al cambiamento, se si impara come organizzare i propri pasti, se si disinnescano i luoghi comuni per cui quella vegana sarebbe un’alimentazione incompleta, mortificante per il gusto, difficile già dal momento della spesa e comunque non adatta ai bambini; infine, se anche chi vegano già lo è riesce a non rendersi insopportabile agli occhi del resto del mondo.

Roberto Vecchioni, LE PAROLE NON LE PORTANO LE CICOGNE, Einaudi

Vera è una diciassettenne vitale, istintiva e un po’ atipica: una “veteromane” come lei stessa si definisce, con gusti letterari e musicali diversi da quelli dei coetanei, con aspirazioni vaghe e indisciplinate. I suoi compagni la chiamano nonna e la trattano come una consulente archeologica: eppure è lei l’anima del gruppo, “ma quella persa, quella delle proposte bizzarre, inverosimili”, perché Vera, più che in cerca di approvazione, è da sempre in cerca di adorazione. Ha un padre lontano, a cui scrive lettere destinate a restare senza risposta, e una madre vicina ma assente, iperattiva, sempre impegnata in nuovi e improbabili progetti. Ma l’incontro fondamentale deve ancora arrivare e sarà quello con un vecchio eccentrico linguista.

Raffaella Nova Santagostino, LE DONNE DIMENTICATE, Santelli

“Medaglioni di figure femminili che hanno vissuto l’analfabetismo, i drammi della emigrazione, le sofferenze generate dalle due guerre mondiali, le fatiche della vita nei campi, il dopoguerra e la seconda emigrazione, soggette ad un iniquo diritto di famiglia e ad arcaiche quanto discutibili tradizioni. E ancora, storie d’amore di donne che hanno avuto il privilegio di frequentare l’università ma non sono sfuggite a mortificazioni nella realtà familiare e a discriminazioni nel mondo del lavoro. Un messaggio per le ragazze di oggi che devono le loro conquiste a noi, giovani donne di ieri che abbiamo patito il Novecento. E per tutti, perché non lo dimentichino.”