LOLITA
Romanzo di Vladimir Nabokov scritto in inglese, pubblicato inizialmente a Parigi nel 1955 e dieci anni più tardi tradotto in russo. Il romanzo suscitò grande scandalo per il contenuto scabroso: la passione di un uomo maturo per una ragazza dodicenne.
INCIPIT
“Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. LO-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo , contro i denti. Lo-li-ta. Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteGgiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita”.
LA TRAMA
Il protagonista è il trentasettenne Humbert Humbert, professore di letteratura francese reduce da un matrimonio concluso e un esaurimento nervoso. La sua vita cambia radicalmente quando decide di trasferirsi in New England, a casa di Charlotte, una vedova che vive insieme a sua figlia, Dolores. La ragazzina ha solo 12 anni, ma i suoi gesti e il suo modo di fare ammiccante la fanno sembrare già una donna adulta agli occhi dell’uomo, che rivede in lei un vecchio amore d’infanzia e perde completamente la testa. Humbert accetterà di sposare Charlotte, pur di restare nella sua casa insieme a Lolita, il vezzeggiativo che lui ha scelto per la bambina. Poco dopo Charlotte scopre un diario personale in cui Humbert aveva annotato l’attenzione che provava per Dolores. Minaccia di mandare la figlia in un collegio per allontanarla da lui, ma non farà in tempo a farlo: uscendo di casa distrattamente sarà investita da un’auto e morirà.. Humbert non annuncia alla figlia la morte di sua madre: dichiara che si trova in ospedale e parte con Lolita in un viaggio on the road. L’uomo rivelerà la verità alla ragazzina solo dopo aver saputo che nel corso dell’estate ha avuto una relazione con un suo coetaneo: chiederà a Lolita di poter essere legalmente il suo patrigno, dopodiché inizia con lei una relazione perversa, in cui Lolita viene anche soggiogata psicologicamente da Humbert, che inizia a pagarla per le prestazioni sessuali convincendola che in caso di denuncia questo renderebbe colpevole anche lei.Dopo un anno di viaggio, Humbert ottiene un lavoro in un college e iscrive Lolita in una scuola femminile, riempiendola di attenzioni nel timore che possa decidere di fuggire da lui. Tutto prosegue tranquillamente finché la ragazza non chiede di poter frequentare un corso di teatro, dove il regista, tale Quilty, resta colpito da lei…
L’AUTORE
Nacque da una nobile famiglia russa costretta a emigrare a seguito della Rivoluzione d’ottobre. Studiò al Trinity College di Cambridge (1919-22), quindi si stabilì a Berlino (1925) e poi a Parigi (1936-40). Negli USA dal 1940, insegnò russo al Wellesley College e in seguito alla Cornell University. Negli ultimi anni della sua vita visse a Montreux, in Svizzera, dove all’attività letteraria alternò quella delle ricerche di entomologo.
Scrittore, saggista, entomologo, scacchista:la vita di questo scrittore e la sua produzione è troppo ricca per essere riassunta in poche righe.
Per scorprire di più vi rimandiamo quindi alla pagina di WIkipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Nabokov
e a un articolo de Il Libraio che ripercorre le sue opere letterarie
https://www.illibraio.it/news/dautore/nabokov-lolita-1399039/
Nelle teche Rai abbiamo invece trovato questa chicca: il programma “Tuttilibri” in onda il 26/10/1970, dopo la pubblicazione del romanzo “Ada or ardor: A family chronicle”.
PUBBLICAZIONE E SCANDALO
A causa della trama, il libro venne rifiutato da molte case editrici, a meno di pesanti tagli e censure che Nabokov si rifiutò sempre di operare. Fu pubblicato a Parigi dalla Olympia Press, un’importante casa editrice di letteratura erotica nel 1955; in quell’anno lo scrittore Graham Green lo elogiò come uno dei migliori romanzi dell’anno, anche se i problemi di pubblicazione permasero. Nel dicembre 1956, il ministro degli Interni francese lo bandì per due anni. La prima edizione americana avvenne nel 1958 per la G.P. Putnam’s Sons. Scalò la classifica dei best seller più venduti e divenne il primo libro dopo Via col vento a vendere 100 000 copie nelle prime tre settimane di pubblicazione. In Italia fu pubblicato nel 1959 da Mondadori.
Nel 1993 Adelphi pubblicò una nuova versione di Lolita nell’ambito del progetto di ritraduzione di tutte le opere di Nabokov. Nonostante lo scandalo, le circa quattrocento pagine del libro non contengono né parole né descrizioni oscene: la trama è intessuta di uno stile letterariamente alto ed elegante che allude alle scabrosità senza mai descriverle esplicitamente, che ben risulta nell’edizione Adelphi. L’editore di Adelphi e saggista Roberto Calasso in La follia che viene dalle ninfe (2005), che contiene, anche il saggio del 1977 La sindrome Lolita, propone una chiave di lettura “mitografica” del romanzo di Vladimir Nabokov. Calasso vede una possibile interpretazione nascosta, al di là del racconto di una perversione, della storia “scandalosa” del maturo professore Humbert attratto dalla dodicenne Lolita come una trasposizione moderna dei miti greci, in cui le divinità della natura, incarnazioni della giovinezza, possiedono l’uomo mortale (“ninfolessia”), in una forma di platonica “divina follia”.
ADATTAMENTI CINEMATOGRAFICI
LOLITA (1962)
Regia di Stanley Kubrick
Con James Mason (Humbert Humbert), SHelley WInters (Charlotte Haze), Sue Lyon (Lolita), Peter Sellers Clare Quilty
LOLITA (1997)
Regia di Adrian Lyne
Con Jeremy Irons (Humbert Humbert), Melanie Griffith (Charlotte Haze), Dominique Swain (Lolita), Frank Langella (Clare Quilty)
ALTRE LETTURE: saggi, libri ispirati a o influenzati da Lolita
In catalogo potete trovare
Roberto Calasso, LA FOLLIA CHE VIENE DALLE NINFE, Adelphi 2005
Il volume raccoglie una serie di saggi, a partire da quello che dà il titolo al libro, dedicato alle ninfe, esseri delicatissimi e oscuri, fascinosi e terribili, provocatrici dell’ossessione primigenia, l’ossessione erotica. A questo si affiancano saggi che toccano temi disparati come la letteratura dei Brahmana, “Lolita” da Nabokov, “La finestra sul cortile” di Hitchcock, l’idea di bibliografia come forma, dell’editoria come genere letterario (partendo da Aldo Manuzio, grande editore rinascimentale, per arrivare a Kurt Wolff, che fu l’editore di Kafka
Nina Berberova, NABOKOV E LA SUA LOLITA, Passigli 2002
Questo testo del 1965 rappresenta l’omaggio critico che Nina Berberova ha voluto dedicare ad uno dei grandi maestri del Novecento, Vladimir Nabokov, russo come lei e, come lei, forzatamente cosmopolita (entrambi furono costretti infatti a lasciare la propria patria a causa degli avvenimenti successivi alla Rivoluzione d’Ottobre). E proprio il rapporto di Nabokov con la sua terra d’origine è uno degli aspetti su cui si sofferma la Berberova nel suo saggio, anche in relazione al fatto che in inglese e non in russo era stato scritto Lolita, il grande romanzo che, uscito per la prima volta a Parigi nel 1955 e a distanza di pochi anni tradotto ormai in tutto il mondo, ancora non aveva potuto oltrepassare le maglie della censura sovietica.
Licia Conte, LUCIA, LOLITA E LE ALTRE. LETTERE IMMAGINARIE, Elliot 2020
Un viaggio nella storia del romanzo narrato dalle sue protagoniste che scrivono agli autori chiedendo conto delle loro scelte: Lucia interroga Manzoni sul mistero che circonda la propria identità, mentre Mary di Orgoglio e pregiudizio convive da una vita con l’idea di essere «la meno amata delle sorelle Bennet», che intanto lei osserva e racconta; Lenù dell'”Amica geniale” si chiede chi altri sia capace di inventare una Napoli senza mare; mentre alla maestrina dalla penna rossa di “Cuore” viene il dubbio: quanto costava a De Amicis darle almeno un nome? E se Amy di “Piccole donne” rimprovera la Alcott che le ha affibbiato «le peggiori qualità», nessuna serba il rancore di Lolita, che a Nabokov quasi preferisce il proprio aguzzino: «Humbert Humbert mi ha rubato l’infanzia, ma voi avete fatto peggio». Un gioco letterario, che scompone e rilegge i capisaldi della letteratura mondiale per mostrarcene gli aspetti inediti,
Azar Nafisi, LEGGERE LOLITA A TEHERAN, Adelphi 2004
Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell’impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d’amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.
Pia Pera, DIARIO DI LO, Marsilio 1995
Capita che personaggi lasciati semimuti dai loro creatori insistano per parlare in proprio. “Partita da un amore per Lolita non inferiore a quello di Humbert Humbert e dal desiderio di risarcire nel suo nome tutti coloro cui è stata rubata l’infanzia”, Pia Pera sente in Lolita tutta la disperazione dei minori di fronte all’egoismo, alla cecità, all’incomprensione degli adulti. Ma preferisce le storie a lieto fine, dove le eroine non muoiono, ma raccontano una sopravvivenza fatta di intelligenza, talento, capacità di seduzione “multipla e rinforzata”.
Anna Oliviero Ferraris, LA SINDORME LOLITA, Rizzoli 2008
Diego ha quattro anni e ha baciato la sua compagna dell’asilo sulle labbra come farebbe un adulto. La madre ha temuto che fosse stato un pedofilo a insegnargli certe cose. Poi c’è Carola, tredici anni, che aspetta di rimanere sola in casa per invitare il fidanzato ventenne nel lettone dei suoi. E sono sempre di più le piccole femme fatale e i latin lover in erba che esibiscono corpi e telefonini il sabato pomeriggio in discoteca. La colpa di questa maturità sessuale improvvisa, a volte inconsapevole, altre volte sbandierata con sfacciata naturalezza, secondo l’autrice, è della tv e della pubblicità che proprio nell’infanzia hanno individuato la nuova frontiera della seduzione. I bambini influenzano e orientano i consumi dell’intera famiglia, perché assorbono fin dalla più tenera età tutti quei messaggi che giocano sulla loro spiccata propensione a imitare i comportamenti dei grandi. A sedurre i nostri figli non sono però solo le bambole dalle fattezze da pin-up o le bambine in minigonna e posa sexy che ammiccano dalle pagine delle riviste, ma anche le merendine e gli zainetti con gli eroi del momento, gli spettacoli di wrestling e i telefilm horror, i videogiochi, le nuove droghe. Il libro risponde con strategie pratiche alle inquietudini provocate dall’erotizzazione precoce dell’infanzia, affrontando i problemi correlati come l’apatia dei sentimenti, la diffusione di atteggiamenti aggressivi – e aiutando gli adulti a riconoscere e prevenire questo malessere.
Gregor Von Rezzori, UNO STRANIERO NELLA TERRA DI LOLITA, Guanda 2009
Nel 1958, su richiesta del suo editore tedesco, Gregor von Rezzori collabora alla traduzione di “Lolita” di Vladimir Nabokov. Da quell’esperienza nasce l’idea di un’impresa: un pellegrinaggio negli Stati Uniti sulle tracce di Humbert Humbert e della sua giovane seduttrice, ma anche, e forse ancor più, alla ricerca dell’America del suo immaginario infantile, disegnata sul mappamondo di una stanza dei giochi nel cuore della Mitteleuropa. L’America dei cowboy e degli indiani, della natura incontaminata, dei grandi spazi. I tempi sono cambiati, e lo scenario che si offre a Rezzori e ai compagni di viaggio che via via lo affiancano (un giovane americano, una “vintage virgin” stregata da Scarlett O’Hara, e infine la moglie Beatrice) è ormai irrimediabilmente altro: paccottiglia turistica, chioschi di hamburger, paradisi naturali cementificati in cui le Lolite sono merce rara. Ma c’è anche un’altra faccia dell’America: Gettysburg, Harpers Ferry, i santuari di una storia che agli europei, schiacciati da un passato millenario, pare ancora incredibilmente vicina. Per Rezzori il sogno americano, quel miscuglio irresistibile di divertimento e meraviglioso infantilismo, non si è spento, e la sintesi più efficace non può essere che Las Vegas, Disneyland e nuova Gerusalemme della Terra Promessa. Qui si conclude un viaggio che per Rezzori è stato anche dialogo a distanza e confronto ininterrotto con Nabokov “gemello non identico” e suo mito letterario.