IL LIBRO

Mattatoio N° 5 o La Crociata dei Bambini (Slaughterhouse-Five; or, The Children’s Crusade: A Duty-Dance With Death) è un libro dello scrittore statunitense Kurt Vonnegut che racconta in forma romanzata l’esperienza personale dell’autore della prigionia in Germania durante la seconda guerra mondiale e del bombardamento su Dresda di cui fu spettatore. E’ considerata un’opera chiave del pacifismo moderno.

Il titolo alternativo “La crociata dei bambini” non fa riferimento infatti alla Crociata dei fanciuli del 1212, bensì alla guerra stessa in cui in cui uomini maturi decidono di far la guerra mandando dei “bambini” a morire al posto loro.
Il romanzo fu candidato ai due più prestigiosi premi per la letteratura fantascientifica, senza però vincerli: al premio Hugo (a cui Vonnegut era già stato canidato senza vincere per i romanzi “Le sirene di Titano” e “Ghiaccio Nove”) e al premio Nebula

LA TRAMA

Categorizzato come un romanzo di fantascienza, un manifesto anti-guerra e un testo postmodernista, Mattatoio n.5 racconta la storia di Billy Pilgrim, un uomo americano “alto e gracile, e fatto a forma di bottiglia di Coca-Cola” intento a combattere i tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Prima di essere catturato e trasportato a Dresda dove sarà tenuto come prigioniero, Billy si “stacca” dal tempo, cominciando a muoversi tra le diverse parti della sua vita senza un ordine particolare, viaggiando di fase in fase, con un semplice batter d’occhio, senza alcun controllo. Pilgrim è simultaneamente un soldato, un veterano, un optometrista e una cavia umana in uno zoo alieno. È al contempo malato e in salute, un bambino e un adulto, un predicatore e uno studente, un viaggiatore e un prigioniero. Un uomo dall’identità frammentata, fluida, ridotta a nient’altro che un “Così va la vita”, il ritornello che nel romanzo appare ben 106 volte.

L’INCIPIT

È tutto accaduto, più o meno. Le parti sulla guerra, in ogni caso, sono abbastanza vere. Un tale che conoscevo fu veramente ucciso, a Dresda, per aver preso una teiera che non era sua. Un altro tizio che conoscevo minacciò veramente di far uccidere i suoi nemici personali, dopo la guerra, da killer prezzolati. E così via. Ho cambiato tutti i nomi.
Io ci tornai veramente a Dresda, con i soldi della Fondazione Guggenheim (Dio la benedica), nel 1967. Somigliava molto a Dayton, nell’Ohio, ma c’erano più aree deserte che a Dayton. Nel terreno dovevano esserci tonnellate di ossa umane.
Ci tornai con un vecchio commilitone, Bernard V. O’Hare, e là facemmo amicizia con un tassista che ci portò al mattatoio dove rinchiudevano, di notte, i prigionieri di guerra. Si chiamava Gerhard Muller. Ci disse che per un po’ era stato prigioniero degli americani. Gli domandammo com’era vivere sotto i comunisti, e lui disse che in principio era stato terribile, perché tutti dovevano lavorare tanto, e perché non c’erano case e mancava da mangiare e da vestirsi. Ma adesso le cose andavano molto meglio. Lui aveva un bell’appartamentino, e la figlia frequentava una buona scuola. Sua madre era rimasta incenerita nell’incendio di Dresda. Così va la vita.

L’AUTORE

(tratto da biografieonlin.it)

Kurt Vonnegut nasce ad Indianapolis, nello stato dell’Indiana (USA) l’11 novembre del 1922. Scrittore di culto statunitense, appartenente al genere fantascientifico, negli anni 2000 la sua opera ha ricevuto una nobilitazione stilistica importante, che ha reso giustizia al suo profilo di scrittore.

Oltre che afferenti al fantastico, le sue opere sono intrise di sfumature politiche e sociali, talvolta permeate di humour nero, e in grado di fuoriuscire da qualsiasi classificazione di genere, oltre modo limitante.

Per molti critici, Vonnegut è considerato importante soprattutto per le implicazioni di carattere morale di cui è sovente pregna la sua letteratura, soprattutto per quanto riguarda quello che è considerato il suo capolavoro, secondo molti uno dei più bei romanzi mai scritti contro la guerra, “Mattatoio N.5”, pubblicato nel 1969.

Pompiere volontario, umanista convinto, è stato a lungo Presidente dell’Associazione degli Umanisti Volontari. La sua famiglia è di origine tedesca, come è facile intuire dal suo cognome. Trasferitasi in America, ben presto deve fare i conti con la Grande Depressione ì del 1929, quando il piccolo Kurt ha solo sette anni. Suo padre infatti, Kurt senior, è un architetto di successo, il quale a causa del periodo economico di crisi, perde tutto il suo patrimonio. Sua madre si chiama Edith Sophia Lieber e, malgrado le asperità del periodo, riesce ad allevare il futuro scrittore e anche i suoi due fratelli: la sorellina Alice e Bernard, il quale spesso tornerà come protagonista delle sue storie.

Tuttavia, a segnare profondamente la famiglia, è proprio il tracollo economico, il quale prima getta nella depressione il padre di Kurt e poi si porta via sua madre, la quale una notte ingerisce volontariamente una dose eccessiva di sonniferi che le sono fatali.

Nel 1943, dopo aver abbandonato la facoltà di biochimica alla Cornell University di Ithaca, Kurt Vonnegut decide di arruolarsi come volontario nell’esercito, durante la Seconda Guerra Mondiale. Viene inviato nel gruppo esploratori. Nel 1944 cade prigioniero dei tedeschi e trasferito nella città di Dresda. Si trova ancora lì quando la città viene rasa al suolo dai bombardamenti alleati e oltre 130.000 persone perdono la vita.

Questa esperienza segna per sempre la vita e la stessa produzione letteraria del giovane Kurt, che in molti dei suoi racconti rivive le brutture della guerra e l’orrore di migliaia di corpi carbonizzati. Il futuro capolavoro “Mattatoio N.5”, che scriverà circa venticinque anni dopo, riporta proprio questa esperienza, riprendendola per larghi tratti.

Tornato negli Stati Uniti, superato il periodo bellico, sposa una vecchia compagna di scuola, di nome Jane Marie Cox, dalla quale ha due figli (più tardi adotta anche i tre figli di sua sorella, morta di cancro a soli quarant’anni). Studia al contempo antropologia all’Università di Chicago, città nella quale si trasferisce, decidendo di abitare alla periferia del ghetto nero.

In questo periodo e fino al 1951, anno in cui decide di mollare tutto per dedicarsi elusivamente alla scrittura, lavora come pubblicitario alla General Electric Company. Si trasferisce a Cape Cod, una cittadina marina nel Massachusetts, dove scrive il suo primo romanzo dal titolo “Player Piano”, che viene pubblicato nel 1952. Si tratta di un romanzo di fantascienza  distopica in cui Vonnegut descrive una possibile società futura in preda al dominio della tecnologia, con tanto di ripercussioni oniriche e altamente satiriche. Il libro però non ottiene alcun successo e così, a causa anche la sua famiglia numerosa da mantenere, l’autore comincia a dedicarsi alla scrittura di brevi storie d’amore, di contenuto molto leggero, che poi vengono pubblicate sulle riviste destinate ad un pubblico femminile.

A cavallo tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta Vonnegut pubblica altri due romanzi, “Le sirene di Titano” e “Ghiaccio – nove”: sono storie ancora con contenuto fantascientifico, ma in cui l’autore usa la fantascienza solo come sfondo per affrontare altre questioni di importanza civile o religiosa, metodo che ben presto perfezionerà, tanto da diventarne un vero maestro.

La strada, tuttavia, è quella giusta, come conferma la laurea honoris causa in antropologia, ottenuta grazie a “Le sirene di Titano”. In questo stesso romanzo poi, appaiono i così definiti “Trafalmadoriani”, personaggi di fantascienza che sono presenti in molti altri romanzi dello scrittore. Si tratta di alieni con caratteristiche fisiche e mentali molto diverse dalle nostre, ma simpatici e divertenti.

Nel 1969 esce il suo romanzo più celebre, il già citato “Mattatoio N.5”, in cui affronta e racconta l’esperienza, forse più tragica della sua vita, del bombardamento della città di Dresda e l’immane potere distruttivo della guerra. Il protagonista è Billy Pilgrim, suo alter ego in un romanzo in cui il tempo cronologico è volutamente sfasato, altra peculiarità tanto dell’io narrante che della struttura in sé.

Nel 1972 esce un film tratto dal romanzo e diretto dal regista Roy Hill, che non manca di avere il giusto successo.

Successiva al suo grande capolavoro è la decisione di abbandonare il genere fantascientifico per scrivere romanzi dal taglio differente, come “Signor Rosewater” e “La colazione dei campioni”. Tuttavia, prima di quest’ultimo romanzo, Vonnegut soffre di una brutta depressione, secondo molti a causa del suo capolavoro pubblicato nel 1969, il quale lo avrebbe portato a fare i conti definitivamente con il suo passato. Il recupero però è pieno e convincente.

Dopo essersi separato dalla moglie (già nel 1971) si trasferisce a New York, dove sposa una fotografa, Jill Krementz, nel 1979. Inizia ad insegnare all’Università di Harvard e viene nominato membro della American Academy and Institute of Arts and Letters. Intanto pubblica anche altri libri di buon successo, come “Galeotto”, nel 1979, incentrato sullo scandalo Watergate, e “Galapagos”, del 1985, nel quale scandaglia il tema dell’inquinamento ambientale.

Separatosi nel 1991 anche dalla sua seconda moglie, passa gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla scrittura di numerosi saggi contro la guerra in Iraq, alcuni dei quali pubblicati per la Minimum Fax nella raccolta “Un uomo senza patria”. “Cronosisma”, traduzione del noto “Timequake”, del 1997, è il suo ultimo romanzo.

Kurt Vonnegut muore il giorno 11 aprile del 2007 a New York, all’età di 84 anni a causa di un grave incidente domestico, avvenuto nella sua casa. Nel novembre del 2010 la sua città natale, Indianapolis, erge la “Kurt Vonnegut Memorial Library” (KVML), una biblioteca dedicata allo scrittore, che raccoglie anche oggetti a lui appartenuti.

Nel 2015 è entrato a far parte della Science Fiction and Fantasy Hall of Fame, nonstante avesse dichiarato “mi hanno fatto entrare a forza in un cassetto etichettato «fantascienza», e adesso vorrei tanto uscirne, soprattutto perché molti dei critici più rispettabili scambiano spesso questo cassetto per un orinale”. Così va la vita.

OPERE DELL’AUTORE

Romanzi

Raccolte di racconti

Raccolte di saggi

  • Divina idiozia: come guardare al mondo contemporaneo (Wampeters, Foma & Granfalloons (opinions), 1974) (E/O, 2000)
  • Destini peggiori della morte: un collage autobiografico (Fates Worse than Death: an Autobiographical Collage, 1990) (Bompiani, 2003)
  • Un uomo senza patria (A Man Without a Country: a Memoir of Life in George W. Bush’s America, 2005) (Minimum fax, 2006)
  • Quando siete felici, fateci caso (If This Isn’t Nice, What Is?: Advice to the Young, 2013) traduzione di Martina Testa e Assunta Martinese, (Minimum fax, 2015)
  • Tieniti stretto il cappello. Potremmo arrivare molto lontano (Bompiani, 2021)

Teatro

Altro

IL BOMBARDAMENTO DI DRESDA

Prima della seconda guerra mondiale Dresda era, con 640.000 abitanti, la settima città della Germania e un  importante centro economico, militare e di trasporto. Fino all’autunno del 1944, quando molte altre città tedesche erano già state pesantemente bombardate, la zona di Dresda non era ancora stata colpita, ma nessuno si creava delle illusioni che non sarebbe successo prima o poi. Infatti, fino a quel momento Dresda era ancora al di fuori del raggio di azione dei bombardieri degli alleati, ma con l’avvicinamento del fronte la situazione era destinata a cambiare presto.

I primi attacchi aerei da parte di americani e inglesi nella zona di Dresda avvennero nell’agosto 1944: furono colpiti soprattutto impianti industriali, ma la città si preparò comunque a dei bombardamenti del centro e dei quartieri residenziali. Tra il 13 e il 14 febbraio avvenne la catastrofe: in quattro attacchi, i bombardieri della Royal Air Force britannica e della Army Air Force statunitense rasero al suolo, con bombardamenti a tappeto, gran parte del centro storico di Dresda, causando una strage di civili. Fu uno dei bombardamenti con più vittime civili della seconda guerra mondiale. In quei due giorni morirono, secondo stime attendibili, tra 22.000 e 25.000 persone.

Un’area di 15 chilometri quadrati intorno al centro fu completamente distrutta, con 14.000 case, 72 scuole, 22 ospedali, 19 chiese, 5 teatri, 31 magazzini, 31 alberghi, 112 edifici amministrativi e altre costruzioni, tra cui il comando principale della Wehrmacht. 199 fabbriche furono danneggiate in modo più o meno grave; 41 di esse erano classificate come importanti per la produzione militare.

Questi bombardamenti, oltre a colpire impianti militari, avevano anche l’esplicito scopo di minare il morale dei tedeschi. Ma dopo la guerra furono oggetto di un lungo e aspro dibattito: era proprio necessario un tale massacro? Qualcuno ipotizzò persino che il bombardamento di Dresda fosse un “crimine di guerra”. Comunque, nel 1945 non esisteva nessuna convenzione, a livello internazionale, che regolasse i bombardamenti per proteggere la popolazione civile.

ADATTAMENTI DEL ROMANZO

Nel 1972 George Roy Hill, il regista di Butch Cassidy e La stangata, realizzò un un film. La pellicola presentata al Festival di Cannes dello stesso anno vinse il premio della giuria. IL film ha una colonna sonora d’eccezione con brani di Johan Sebastian bB5ach eseguiti da Glenn Gould.

Nel 2020 è il turno di  Ryan North, screneggiatore canadese, e Albert Monteys, disegnatore spagnolo, di adattarklo in una graphci novel. In Itralia è stata pubblicata nel 2022 per Bompiani.

VIDEO

In questo breve video tratto da Rai Stori Carlo Lucarelli presenta il romanzo collegandolo al bombardamento di Dresda

In questa puntata della trasmissione rai play books dedicata ad “Orrore e attrazione”  il romanzo “Mattaoio n.5” viene presentato dal comico Claudio Morici.

Qui invece trovate un documentario della BBC, in inglese con sottotitoli in italiano,  sullo scrittore girato nel 1983 con ampie interviste a Vonnegut

Qui sotto una registrazione audio dello scrittore che legge ovviamente in inglese sottotilotao il primoc apirtolo introduttivo di “Mattatoio N.5”

Qui invece in una conferenza Vonnegut stesso ci parla delle forme delle storie (su youtube si trovano anche versioni differenti di questa conferenza, anche più lunghi e dettagliati, ma questa è l’unica che contenga i sottotitoli in italiano)