IL LIBRO
Stoner è il terzo romanzo del dello scrittore statunitense John Edwrad Williams che natta una vita semplice, quasi piatta, di un uomo qualunque, il professor universatario william Stoner.Al suo apparire nel 1965, il romanzo non riscosse successo, vendendo appena duemila copie, e finendo fuori commercio l’anno successivo. Ripubblicato in edizione economica nel 1972, ripreso dalla University of Arkansas Press nel 1998, di nuovo in economica dalla casa editrice statunitense Vintage Classics nel 2003, Stoner fu pubblicato dalla New York Review Books Classics nel 2006.
Nel 2011, la romanziera francese Anna Gavalda tradusse in Francia Stoner, che divenne un bestseller. L’improvvisa riscoperta di un libro dimenticato, quattro decenni dopo la sua prima apparizione, finì per attrarre l’attenzione di altri editori, dall’Olanda a Israele. Dappertutto si ebbe un vasto successo di vendite, fioccavano nuove recensioni favorevoli, grazie al passaparola e ai social network.
In Italia fu pubblicato da Fazi Editore nel febbraio 2012.
LA TRAMA
William Stoner nasce in una fattoria nel 1891. La sua è una famiglia povera della campagna del Missouri ed inizia a lavorare nel terreno del padre. Nel 1910, all’età di diciannove anni, accede all’Università del Missouri e si iscrive alla facoltà di agraria. Durante il corso di Letteratura Inglese, obbligatorio nel suo curriculum durante il secondo anno, il professore legge il sonetto n.73 di Shakespeare e Stoner ne resta affascinato: gli si schiude un nuovo mondo che lo porta ad appassionarsi alla Letteratura. Senza dirlo ai suoi genitori, Stoner abbandona il corso di Agraria per iscriversi alla facoltà di studi umanistici. Il professore Archer Sloane gli consiglia di indirizzare i suoi studi verso l’insegnamento. Quando i suoi genitori si presentano alla cerimonia di laurea, Stoner li informa che non tornerà alla fattoria di famiglia. Dopo aver completato il master, diventa insegnante alla sua stessa Università.
Successivamente si sposa con Edith, dalla quale ha la figlia Grace, ma il loro matrimonio diventa infelice e contrastato; dopo vari anni si innamora di Katherine Driscoll, una giovane studiosa conosciuta in un corso, ma la loro relazione, che inizialmente i due riescono a mantenere nascosta, viene scoperta e scatena uno scandalo all’interno dell’Università. Stoner è perciò costretto a lasciare la compagna. La carriera universitaria prosegue senza successi né promozioni, ostacolata per venticinque anni dal suo capo di dipartimento. Stoner muore nel 1956, all’età di sessantacinque anni.
L’INCIPIT
“William Stoner si iscrisse all’Università del Missouri nel 1910, all’età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato in Filosofia e ottenne un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte, nel 1956. Non superò mai il grado di ricercatore, e pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido. Quando morì, i colleghi donarono alla biblioteca dell’università un manoscritto medievale, in segno di ricordo. Il manoscritto si trova ancora oggi nella sezione dei “Libri rari”, con la dedica: «Donato alla Biblioteca dell’Università del Missouri in memoria di William Stoner, dipartimento di Inglese. I suoi colleghi». Può capitare che qualche studente, imbattendosi nel suo nome, si chieda indolente chi fosse, ma di rado la curiosità si spinge oltre la semplice domanda occasionale. I colleghi di Stoner, che da vivo non l’avevano mai stimato gran che, oggi ne parlano raramente; per i più vecchi il suo nome è il monito della fine che li attende tutti, per i più giovani è soltanto un suono, che non evoca alcun passato o identità particolare cui associare loro stessi o le loro carriere.”
L’AUTORE
John Edward Williams (Clarksville, 29 agosto 1922 – Fayetteville, 3 marzo 1994) è stato un romanziere e poeta statunitense, vincitore di un National Book Award per la narrativa nel 1973.
Nato in una famiglia di modeste condizioni economiche, si iscrisse all’Università di Denver solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale alla quale aveva preso parte in qualità di sergente delle United States Army Air Forces in India e in Birmania dal 1942 al 1945. Si dedicò agli studi e a Denver ricevette il Bachelor of Arts nel 1949 e il Master of Arts nel 1950. Durante la sua permanenza all’Università di Denver pubblicò i suoi primi due libri: il romanzo Nothing But the Night (1948) e la raccolta di poesie The Broken Landscape (1949). Nel 1950 Williams si iscrisse all’Università del Missouri, dove nel 1954 ottenne un dottorato di ricerca in Letteratura inglese.
Nell’autunno del 1955 Williams tornò all’Università di Denver come assistant professor di Scrittura creativa. Nel 1960 pubblicò il suo secondo romanzo Butcher’s Crossing, nel quale descrisse la vita di frontiera nel Kansas attorno al 1870[1]; ha curato l’antologia English Renaissance Poetry in lingua inglese nel 1963; due anni dopo pubblicò la sua seconda raccolta poetica (The Necessary Lie). Fu inoltre il fondatore della rivista University of Denver Quarterly (più tardi Denver Quarterly), di cui fu direttore fino al 1970[2]. Il terzo romanzo di Williams, Stoner, la storia romanzata di un professore universitario di inglese, fu pubblicato dalla Viking Press nel 1965, mentre il suo quarto romanzo, Augustus (Viking, 1972), una rappresentazione dei tempi violenti di Augusto, pubblicato nel 1972, vinse il National Book Award nel 1973 ex aequo con Chimera di John Barth. Un quinto romanzo, intitolato The Sleep of Reason (Il sonno della ragione), rimase incompiuto a causa della sua morte.
ALTRE OPERE DELL’AUTORE
PROSA
NULLA SOLO LA NOTTE Fazi, 2014
Ed. Originale “Nothing but the night” 1948
«Questa stanza è come la mia anima: sporca e disordinata». L’anima di Arthur Maxley è opaca, stretta nell’incertezza della giovane età e in una biografia familiare amara, dove la protezione dei genitori si è polverizzata quando era ancora un ragazzino. Arthur spende la giornata estiva che fa da cornice a questo romanzo breve a San Francisco; qui ci sono le feste di Max Evartz, dove si beve troppo, e l’amico Stafford Lord, sempre in ritardo e terribilmente lamentoso, un giovane viziato da sogni irrealizzabili. Ma non sono le frequentazioni quanto i pensieri ad affollare la mente di Arthur, frammenti di ricordi di un’infanzia che ha al centro una voragine, una madre perduta senza sapere quale sia stata la causa e un padre, uomo d’affari sempre in giro per i continenti, il quale proprio in questo giorno è in città e propone al figlio un incontro. Ed è allora che le parole non si trovano e quelle che vengono pronunciate sono troppo poche e deboli, in un dialogo che non concede nulla al rapporto tra un genitore e un figlio. È a partire da Luisant’s, un club immerso nelle strade della metropoli, che Arthur consuma la notte e la delusione, un cocktail dopo l’altro, con una donna che diventa compagna di solitudini e seduzioni.
Nulla, solo la notte è l’esordio letterario di John Williams, che, a soli vent’anni, raccontò la giornata di un giovane borghese della California, scrivendo forsennatamente nelle lunghe ore vuote che caratterizzarono la sua esperienza militare in India e Birmania nel secondo conflitto mondiale. Al rientro negli Stati Uniti riuscì, un anno prima di laurearsi, a far stampare il suo primo romanzo, queste prime pagine della carriera di un grande scrittore, osservatore lucido e sensibile della condizione umana, narratore puntuale delle sue fragilità.
BUTCHER’S CROSSING, Fazi, 2013
Ed. Originale “Butcher’s crossing” 1960
«Bastava un solo sguardo, o quasi, per contemplare tutta Butcher’s Crossing. Un gruppo di sei baracche di legno era tagliato in due da una stradina sterrata e poco oltre, su entrambi i lati, c’erano alcune tende sparse». Ecco lo sperduto villaggio del Kansas dove, in una torrida giornata del 1873, giunge Will Andrews, ventenne bostoniano affamato di terre selvagge. L’America sta cambiando, la ferrovia in breve scalzerà la tensione verso l’ignoto che aveva permeato il continente, lasciando solo il mito della frontiera. Eppure, il giorno in cui Will sente sotto i piedi la sua terra promessa, esiste ancora la caccia al bisonte, un’esperienza portentosa, cruenta e fondante, archetipo della cultura americana.
È questo che il ragazzo vuole: dimenticare le strade trafficate ed eleganti di Boston e rinascere in una terra che lo accolga come parte integrante della natura. Ma in questi luoghi lontani dalla costa orientale e dalla metropoli gli uomini sono legnosi, stremati dall’attesa di un riscatto mai ottenuto e negli occhi custodiscono tutta l’esperienza del mondo. La caccia, l’atroce massacro di cui Will si rende complice, è un momento in cui si addensano simbologie, dove il rapporto tra l’essere umano e la natura diventa grandiosa rappresentazione, ma soprattutto è un viaggio drammaticamente diverso da ciò che il ragazzo si aspettava, da quel che immaginava di scoprire su se stesso e sul suo paese.
Rito iniziatico, memoriale della fine di un’epoca, Butcher’s Crossing è una riflessione sul rapporto tra l’essere umano e la natura, il racconto di una rivoluzione personale e collettiva che si produce sullo sfondo di un paesaggio quasi mistico.
Ci sono voluti cinquant’anni per riscoprire John Williams come uno dei più significativi scrittori americani del secolo scorso, e ora che il lettore italiano ha celebrato il successo di Stoner, ecco Butcher’s Crossing in edizione economica.
AUGUSTUS, prima edizione italiana Sperling & Kupfer 1974 (poi rieditato da Castelvecchi, Fazi e Mondadori)
Ed. Originale “Augustus” 1972
Sono le Idi di marzo del 44 a.C quando Ottaviano, diciottenne gracile e malaticcio ma intelligente e ambizioso quanto basta, viene a sapere che suo zio, Giulio Cesare, è stato assassinato. Il ragazzo, che da poco è stato adottato dal dittatore, è quindi l’erede designato, ma la sua scalata al potere sarà tutt’altro che lineare.
John Williams ci racconta il principato di Ottaviano Augusto e i fasti e le ambizioni dell’antica Roma attraverso un abile intreccio di epistole, documenti, diari e invenzioni letterarie da cui si scorgono i profili interiori dei tanti attori dell’epoca, i loro dissidi, le loro debolezze: l’opportunismo di Cicerone, la libertà e l’ironia di Orazio, la saggezza di Marco Agrippa, la raffinata intelligenza di Mecenate, ma soprattutto l’inquietudine di Giulia, una donna profonda e moderna, che cede alla lussuria quanto alla grazia.
In Augustus, che valse all’autore il National Book Award nel 1973, protagonista è la lingua meravigliosa di Williams che ci restituisce a pieno lo spirito della Roma augustea.
Un capolavoro della narrativa americana che, fra ricostruzione storica, finzione e perfezione stilistica, non manca mai di dialogare con il presente, e in cui la grande storia è lo spunto per riflettere sulla condizione umana, sulle lusinghe del potere e sulla solitudine di chi lo esercitA
POESIA
THE BROKEN LANDSCAPE: POEMS (1949)
Inedito in Italia
THE NECESSARY LIE (1965)
Pubblicato in appendice all’edizione di Stoner della Mondadori nel 2020
SAGGI PER APPROFONDIRE
L’ uomo che scrisse il romanzo perfetto. Ritratto di John Williams, autore di «Stoner»
di Charles Shields, Fazi, 2016
«A volte basta guardare una persona per sapere quanto sia stata interessante la sua vita», osserva Anne Marie Candido, la curatrice delle carte di John Williams. E con il tempo il volto dello scrittore si era riempito di rughe, segni inequivocabili di una vita piena e sofferta e di una quotidiana ed estenuante lotta per essere riconosciuto come romanziere. Probabilmente con Stoner Williams ha voluto esorcizzare la sua paura di morire nell’anonimato, come accade al protagonista del suo capolavoro: un ragazzo di campagna del Missouri che diventa professore, si accontenta di una vita senza scossoni e mantiene un atteggiamento di passiva e serena accettazione per tutto ciò che accade. Williams invece è il contrario: anch’egli di estrazione contadina, procede ostinatamente in salita e non demorde. Il romanziere e il suo doppio sono entrambi infelici ma, se Stoner è un tipo accomodante e comprensivo, Williams ha invece un carattere impossibile ed è ossessionato da un unico pensiero: essere preso sul serio come artista. Il paradosso che gli si para davanti è che, proprio quando la strada si spiana e il suo talento pare trovare il pubblico riconoscimento, lui non ha più molto da dare e da dire: ha già speso le sue energie migliori e si richiude in una spirale di autodistruzione, tra alcol, fumo e risentimento nei confronti del mondo letterario e di quello accademico. Attraverso una biografia meticolosa, coinvolgente e ben scritta, possiamo finalmente scoprire chi è l’uomo che sta dietro a un’opera straordinaria come Stoner, ma anche ad altri tre ottimi romanzi, Nulla, solo la notte, Butcher’s Crossing e Augustus, con il rimpianto di avergli riconosciuto la gloria troppo tardi ma con la consapevolezza di aver scoperto un piccolo e discreto eroe dei nostri giorni.
La saggezza di Stoner
A cura di Barbara Carnevali, Fazi, 2016
Quando pubblicò il suo romanzo con il titolo poco vistoso di ‘Stoner’, John Williams non suscitò molta attenzione presso l’opinione pubblica americana. La ragione per cui il romanzo si è affermato solo ai nostri giorni è che, forse, nel frattempo, le condizioni della nostra vita culturale sono notevolmente mutate, e dunque soltanto ora Stoner può sviluppare quella forza di diagnosi epocale che mancava al momento della sua prima pubblicazione per l’assenza di un rapporto evidente con la realtà. Se così fosse, dobbiamo allora chiederci: quali sono i tratti di comportamento sintomatici del nostro tempo che il romanzo riesce a mettere a nudo? O, invece, sono in gioco questioni del tutto diverse? Può essere che l’accoglienza entusiastica del romanzo da parte della critica letteraria rispecchi solo l’immagine nostalgica di una corporazione incapace di affrontare le tendenze e gli sviluppi del presente? A queste domande, suscitate non solo dal romanzo in sé ma anche dal suo inaspettato successo, il nostro approfondimento offre le risposte più diverse. Nel complesso, esse dimostrano con chiarezza che la ricerca sociale farebbe bene a cominciare a prendere di nuovo sul serio il contenuto di conoscenza delle opere d’arte.
Qui un articolo di Barbara Carnevali
Qui un articolo di Daniela Brogi
VIDEO
Qui una bellissima e inaspettata lezione di Don Paolo Alliata sul romanzo