I LIBRI DELLA SETTIMANA
1 aprile
Deborah Davis, TRUMAN CAPOTE E IL PARTY DEL SECOLO, Accento 2023
Nel 1966 Truman Capote era probabilmente lo scrittore più celebre d’America, o forse del mondo. Il suo romanzo “A sangue freddo” era un bestseller globale, la Columbia Pictures ne aveva acquistato i diritti per un film per una cifra astronomica, i salotti televisivi si contendevano la sua presenza e il suo volto compariva sulle copertine delle riviste. Fu proprio in quel momento che Capote decise di lavorare alla sua opera successiva: non un libro, bensì una festa. Un ballo in maschera, con dress code in rigoroso bianco e nero, per pochi selezionatissimi invitati. Per mesi Capote parlò a tutti di questo progetto, portando con sé ovunque andasse un taccuino nel quale segnava e cancellava nomi, senza lasciarne sbirciare il contenuto a nessuno. In breve, la curiosità intorno a questo party si fece incontenibile. Chi sarebbe stato invitato? Chi escluso? “Truman Capote e il party del secolo” racconta per la prima volta nel dettaglio una delle serate più memorabili che New York abbia mai vissuto. Un saggio esplosivo, tra biografia letteraria, cronaca di costume e ritratto del tempo, che rivela un Capote come non l’abbiamo mai visto e svela i dettagli più curiosi e imprevedibili di un evento leggendario al quale oggi tutti noi, grazie a Deborah Davis, siamo finalmente invitati a partecipare.
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2 aprile
Peter Orner, L’ULTIMA AUTO SUL SAGAMORE BRIDGE, Gallucci Bros 2023
Un ragazzo salta una settimana di scuola dopo che la sorellina annega nello stagno, passando sotto il recinto come lui le aveva insegnato; una goffa vicenda sul tesoro di Al Capone al Lexington Hotel; un assassino in libertà vigilata che dedica gran parte del tempo a rispondere a lettere d’odio o di sostegno; un padre e una figlia che tentano di sfuggire a un uragano. Vite e destini descritti con saggezza, leggerezza, dolore, bellezza, sorpresa. Orner racconta l’animo umano come pochi, rendendo veri i suoi personaggi con una scrittura veloce e incisiva.
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3 aprile
Pierre Boileau, Thomas Narcejac. I VOLTI DELL’OMBRA, Adelphi 2023
Quando l’esplosione accidentale di una bomba a mano sepolta in giardino lo rende cieco, Richard Hermantier, magnate dell’industria abituato a dettare legge e a incutere rispetto con una semplice occhiata, si trova costretto a trascorrere un mese di convalescenza nella sua villa in Vandea: un mese soltanto, ma cruciale, perché la fabbrica di lampadine che gestisce con piglio feroce si prepara al lancio di un prototipo destinato a rivoluzionare il mercato. In attesa di tornare al comando, Hermantier non potrà che affidarsi alle persone che gli stanno accanto: la moglie Christiane, «bella e sciocca come una Giunone», l’affascinante quanto irresponsabile fratello Maxime e Hubert, il suo socio in affari, un uomo «della razza dei pusillanimi, degli ipocriti, dei piccoli contabili». Ma l’incidente che gli ha cucito per sempre le palpebre ha minato irrimediabilmente anche la sua sicurezza, e a poco a poco, nell’implacabile calura estiva, i contorni della realtà si fanno incerti. Può davvero dare credito ai suoi sensi, ai ricordi, a quello che gli viene raccontato? Ancora una volta la «più grande coppia della letteratura nera» ci regala una storia della stessa materia di cui sono fatti gli incubi, che trascina il lettore in un labirinto senza via di fuga dove nulla è come appare – dove la verità rimane acquattata nell’ombra, a portata di mano ma impossibile da raggiungere.
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4 aprile
Edgardo Scott, VIANDANTI, Italo Svevo 2023
Cosa rappresenta il camminare per uno scrittore? Quanto può rappresentare una preziosa fonte d’ispirazione? Che si intenda l’attrazione per l’abbondono di Rimbaud o l’inarrestabile malinconia di Sebald, di sicuro è qualcosa che c’entra con la narrazione. Edgardo Scott racconta aneddoti e vite di autori e pensatori che hanno fatto del camminare l’espressione più autentica di un’irrefrenabile vitalità creativa.
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5 aprile
Jean Kyoung Frazier, PIZZA GIRL, Blackie 2023
18 anni e incinta, la protagonista senza nome di questo romanzo consegna pizze per lavoro. Vive con la mamma coreana e il fidanzato, il classico bravo ragazzo americano, e non sopporta nessuno dei due. Un giorno incontra una donna con un figlio di otto anni, e da quel momento non riesce a smettere di pensare a lei. Man mano che la sua vita si complica sempre di più, Pizza Girl dovrà capire chi è, e cosa vuole diventare. Audace e tenero, “Pizza Girl” è un romanzo sull’ossessione e sulla bellezza, sulla speranza e sulla difficoltà di crescere.
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6 aprile
Simon Reynolds, POST PUNK 1978-1984, Minimum Fax 2018
Il post punk non è un «genere» come tanti, non è la diligente coda del punk, a cavallo tra due decenni, quando la rivoluzione è finita e i giochi sono fatti; è, al contrario, la musica e il tempo in cui tutto diventa possibile. I confini cadono, i divieti sono ignorati, le regole vengono sovvertite in una sperimentazione continua, selvaggia e colta insieme. Il post punk non è retromaniaco – per usare la categoria critica che lo stesso Simon Reynolds ha creato e che si è imposta come definizione della nostra epoca – ma è il «suono» del presente e delle sue possibilità infinite. Per questo motivo, a distanza di quarant’anni, ancora appassiona e influenza. La musica degli inglesi Joy Division, PiL, Gang of Four e Slits, degli americani Pere Ubu, Devo, Talking Heads e di altri gruppi noti e meno noti continua a essere fonte d’ispirazione per migliaia di artisti in tutto il mondo. Con Post punk Simon Reynolds scrive il suo libro più personale e coinvolgente, mostrando l’erudizione enciclopedica, la raffinatezza d’analisi e l’abilità divulgativa che ne fanno il critico musicale più importante della nostra epoca. I suoni e le emozioni, le speranze e l’euforia escono fuori da ogni pagina e ci invitano all’ascolto amorevole di una musica e di un tempo che non può essere ripetuto ma solo reinventato.
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7 aprile
Bernard Quiriny, RITRATTO DEL BARONE D’HANDRAX, L’orma 2022
Il barone Archibald d’Handrax è l’ultimo rampollo di una dinastia nobiliare, vive nel maniero di famiglia in un paesino che porta il nome della sua casata, e incontrarlo significa entrare in un universo bislacco in cui si parlano lingue sconosciute, si collezionano case fatiscenti, e di tanto in tanto ci si trasferisce in collegio per riassaporare il gusto dell’infanzia. Un giorno il narratore giunge al castello per chiedere informazioni su un avo del barone, il misconosciuto pittore Henri Mouquin d’Handrax, e si ritrova risucchiato in un mondo spiazzante che finirà per cambiargli la vita. Nel «Ritratto del barone d’Handrax» Quiriny si abbandona al piacere dell’invenzione e dello stile, e affastella dialoghi arguti, dissertazioni erudite e bozzetti di un’assurda quotidianità per consegnarci un romanzo che mescola con umorismo nero e ridanciana ironia.
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