I LIBRI DELLA SETTIMANA

21 novembre

Gary Shteyngart, LA CASA DULLA COLLINA, Guanda 2022
Nei mesi del lockdown, la tenuta di campagna degli immigrati ebrei sovietici Sasha e Masha Senderovsky diventa una destinazione ambita. Alla coppia e alla figlia adottiva Nat, una bambina di otto anni ansiosa e brillante, più interessata alla sua identità asiatica che alle lezioni di russo imposte dalla madre, si uniscono Dee, ex studentessa di Sasha specializzata nel provocare i benpensanti, L’Attore, divo hollywoodiano in incognito, e tre compagni di liceo di Sasha: Kim, multimilionaria creatrice di un’app di successo, Ed, erede di una ricca famiglia coreana, e Vinod, scrittore mancato. Nella piccola colonia lungo il fiume Hudson – rifugio dal virus come in un moderno Decameron, ma anche asfittica clausura da reality show, isola progressista sotto assedio nell’America trumpiana e decadente dacha cechoviana – si inseguono nostalgie e risentimenti, amori decennali inconfessati e nuove passioni scatenate da un Cupido digitale. Ma su tutto incombono la paura del contagio e i problemi finanziari del padrone di casa, la cui carriera di scrittore comico è tutt’altro che in ascesa. Per conservare l’adorata tenuta deve convincere L’Attore a trasformare la sua sceneggiatura in una serie televisiva, impresa per cui sembra disposto a sacrificare tutto: amicizie, dignità e perfino la moglie. In questo nuovo romanzo Gary Shteyngart scatena il suo umorismo caustico contro le paranoie, le ipocrisie e i vezzi di un gruppo di privilegiati, ma al tempo stesso coglie il clima universale di quei mesi, la sospensione di progetti e legami, la forza di ciò che davvero conta e ci unisce.
22 novembre

Gaia Manzini, A MILANO CON LUCIANO BIANCIARDI. ALLA SCOPERTA DELLA CITTÀ ROMANTICA, Perrone 2021
A Luciano Bianciardi sempre stette a cuore la vita dei minatori. Quando nel 1954 esplose la miniera della Montecatini, quarantatré persone morirono, in quarantatré dal sottosuolo riemersero senza vita, quarantatré compaesani a cui Bianciardi si sentiva legato visceralmente. A ricostruirne la vita, si ha l’impressione che lo scrittore fosse andato da Grosseto a Milano solo per vendicare quei morti. Il viaggio di Gaia Manzini sui passi di Bianciardi inizia da questo sentimento di rivalsa, e quindi dalla ricerca del torracchione, che sempre assillò lo scrittore. Secondo lui, la verticalità del capoluogo lombardo rappresentava il potere: su sta chi comanda, giù chi muore; su chi è responsabile, giù chi paga. Luciano Bianciardi è nato ossimoro: un nome luminoso per un dinamitardo, sempre in protesta. Contro il lavoro impiegatizio, la vacuità, e pure contro Milano. La città detestata ma mai abbandonata: come molti altri all’epoca, anche Bianciardi si muoveva per Milano come fosse casa sua, le vie come corridoi, le piazze come camere. Tutti con la smania di diventare artisti, scrittori, giornalisti, fotoreporter, tutti a darsi una mano perché qualcuno riuscisse: minatori che s’immergevano in una vita inesplorata, ignorando come ne sarebbero emersi. Gaia Manzini interroga la vita di Bianciardi per cercare un senso al proprio itinerario milanese, per cercare un maestro. L’autrice dialoga anche con Milano e traccia la storia di un’epoca, dell’impresa Feltrinelli, della Scapigliatura di Brera, di Jannacci, di Cochi e Renato, in una passeggiata che comincia dai torracchioni e finisce al Bosco Verticale. Perché, in queste pagine, chiarissimo emerge il cambiamento continuo di una città frenetica, ma anche la sua immutata tendenza a puntare in alto e a non guardare cosa, chi, resta in basso.
23 novembre

Andrej Longo, MILLE GIORNI CHE NON VIENI, Sellerio 2022
Dopo sei anni di reclusione in un istituto di pena, a causa di lunga condanna per omicidio, Antonio Caruso una mattina viene inaspettatamente scarcerato. Sembra che la vita voglia offrirgli una seconda occasione. Ha solo 27 anni e la consapevolezza di aver commesso molti errori; ora quell’occasione vuole sfruttarla. Vuole recuperare l’amore e la stima di Maria Luce, l’adorata moglie che l’ha lasciato non appena ha scoperto che lui aveva ammazzato un uomo. E poi c’è Rachelina, la figlia di sette anni che Antonio ha incontrato solo una volta. Può bastare il desiderio di riconquistare una donna e l’affetto di una figlia che non si è visto crescere, a riscattare una vita sbagliata? O invece il destino di Antonio è quello di perpetrare il male, perché nelle sue vene, come gli ha detto sprezzante il direttore del carcere, scorre solo sangue delinquente? Il destino di Antonio è quello degli eroi, spesso negativi, dei grandi romanzi noir, forse condannati alla sconfitta ma pronti sino alla fine a correre ogni rischio e a combattere qualunque battaglia. Segnato da un personalissimo sentimento della giustizia, da una rabbia in cui convivono il bene e il male, Mille giorni che non vieni è un romanzo teso fino all’ultimo respiro, dalle sorprendenti svolte narrative. È il ritratto di un personaggio che insegue se stesso in un labirinto da cui è possibile uscire, ma solo per trovarsi nuovamente al punto di partenza. La tensione che segna ogni pagina non abbandona il lettore neanche a libro finito. Longo mantiene per tutta la narrazione un sentimento puro che incanta, che fa a pugni con le scelte del suo personaggio dettate da quello stesso sentimento.
24 novembre

Sergio Brancato, Stefano Cristante, L’AVVENTURA UMANA NELLA COMUNICAZIONE. DAL CORPO DEI SAPIENS AGLI ALGORITMI, Luca Sossessla Editore 2022
Il libro percorre le tappe principali del rapporto tra immaginario collettivo e mezzi d’espressione e di comunicazione, descrivendo, dal passato remoto dei Sapiens, sia la scena antica, medievale e della prima modernità, fino alla Rivoluzione francese, sia l’apertura della comunicazione di massa fino all’attuale esplosione mediatica digitale. L’avventura umana nella comunicazione si rivolge a studenti e studiosi di comunicazione dei corsi di laurea in Scienze della comunicazione, in Sociologia e in scienze sociali, ma per i suoi contenuti e leggibilità, si propone come una lettura fondamentale per i giornalisti e per chi si occupa di comunicazione nell’impresa e nelle istituzioni.
25 novembre

Susan Minot, LA SERA, Playground 2022
Alla fine della sua vita, dopo tre matrimoni, quattro gravidanze, un divorzio, due vedovanze e la morte di un figlio, Ann Lord si rende conto di aver ostinatamente perseguito la rimozione di un suo fugace innamoramento del 1954, quando aveva appena venticinque anni, in un’isola del Maine. Un evento all’apparenza minuscolo, ma che per Ann Lord è stato decisivo, il momento più alto della sua intera esistenza. Offuscata dai farmaci, sul letto di morte, Ann decide di ripercorrere quel lontano fine settimana del 1954, quando in occasione delle nozze della sua migliore amica, conobbe Harris Arden, un giovane e affascinante medico di Chicago, di cui si innamorò senza riserve ed esitazioni. Un amore fisico e spirituale che ai suoi occhi doveva rappresentare le fondamenta su cui costruire un’esistenza autentica e ricca di opportunità. Un amore nato e cresciuto tra passeggiate sulla spiaggia, nuotate nell’acqua del Maine, risate di gruppo, conversazioni allusive, viaggi in barca a vela, ricevimenti di nozze, e la musica di Duke Ellington.
26 novembre

Maylis Besserie, L’ULTIMO ATTO DEL SIGNOR BECKETT, Voland 2022
A Parigi, nel XIV arrondissement, in rue Rémy-Dumoncel, c’è un palazzo bianco, la casa di riposo Le Tiers-Temps. Tra gli ospiti, un signore dal volto cupo e gli occhi penetranti che gioca con i ricordi, mescolando due lingue, l’inglese della sua Irlanda e il francese dell’esilio letterario. Si tratta di Samuel Beckett, Premio Nobel per la letteratura nel 1969. Il racconto alterna in maniera suggestiva fatti realmente accaduti e immaginazione, flashback e monologhi interiori: circondato dai suoi fantasmi, afflitto dal dolore per la perdita dell’amata moglie Suzanne, l’ottantenne Beckett rievoca la vitalità del passato mentre assiste all’inesorabile cedimento delle proprie forze. Con una massiccia dose di humour e di tenerezza, Maylis Besserie ci rivela uno stupefacente Beckett in attesa del suo finale di partita. Un’emozione sempre più forte si impadronisce del lettore, man mano che il romanzo accompagna il grande irlandese verso l’ultimo dei suoi silenzi.
27 novembre

Sharon Dodua Otoo, UNA STANZA PER ADA, NNE editore 2022
Quattro donne di nome Ada vivono in epoche diverse. La prima è cresciuta nel Ghana del XV secolo, piange la morte del suo bambino ma non riuscirà a seppellirlo. La seconda è la prima programmatrice della storia, è nobile e privilegiata, ma questo non basterà a fermare la gelosia del marito quando la scopre in compagnia dell’amante, Charles Dickens. La terza è detenuta nel campo di concentramento di Mittelbau-Dora, nel 1945, dove è costretta a prostituirsi per le guardie naziste e i prigionieri. La quarta Ada è una giovane londinese appena arrivata a Berlino, è Nera, e tra mille difficoltà cerca una casa per sé e per la bambina che darà alla luce. I destini di queste quattro donne sono legati da un oggetto speciale, un braccialetto prezioso che ogni uomo sulla loro strada tenta di sottrargli. Le loro storie formano il racconto di un’unica Ada, alla ricerca di una “stanza tutta per sé” dove vivere senza discriminazioni e violenza. Sharon Dodua Otoo ci offre un romanzo tumultuoso che spazia tra luoghi e mondi diversi, raccontando la storia di una donna che è tutte le donne; e ci conduce in un viaggio che sin dall’inizio dei tempi segna la strada per conquistare la libertà, per preservare la luce del genio e la dolcezza dell’amore.