I LIBRI DELLA SETTIMANA

22 marzo

Luiz Ruffato, LA TARDA ESTATE, La nuova frontiera, 2020
Un autobus arriva all’autostazione di Cataguases, Brasile. È un martedì mattina di marzo, sul finire dell’estate australe. A bordo, un uomo che torna nella sua città dopo venti anni di assenza.
Così inizia La tarda estate, un lungo piano sequenza, sei giorni nella vita di un uomo immerso in un presente irriconoscibile e alla ricerca di un passato lontano e sfuggevole. Cataguases, la sua città, è una terra straniera e Oséias è spaesato, i suoi ricordi sempre più sfocati, i volti che dovrebbero essergli familiari sono distanti: ognuno è un pianeta errante, ognuno è solo, invisibile agli altri.
L’amica SImonetta Bitasi ce lo presenta così “uno dei più rappresentativi scrittori brasiliani contemporanei, ci accompagna in un viaggio o meglio in tanti viaggi fisici e mentali. Seguiamo il percorso di sei giorni di Oseisas, il protagonista, da San Paolo alla cittadina rurale dove è nato e che ha lasciato per cercare lavoro. Capiamo che non sta bene e che deve chiudere in qualche modo i conti con il passato. Così tra strade polverose e sempre accaldate, tavole calde sudicie e rumorose, bagni puzzolenti, autobus dove si alterna una varia umanità, appuntamenti mancati, incontri spesso deludenti, Zezo, come viene affettuosamente chiamato dai familiari, ripercorre la sua vita e quella della sua famiglia segnata dalla morte della sorella quindicenne. Quello che è accaduto a Ligia è uno dei percorsi narrativi del romanzo, insieme a uno spaccato del Brasile contemporaneo e dei cambiamenti che ha subito nell’arco di pochi decenni, al preciso racconto di quello che eravamo da giovani e quello che siamo diventati e alle riflessioni sul passato e su come ancora condiziona il nostro presente. Lo scrittore brasiliano tira le fila delle vicende ma soprattutto dei sentimenti con un’abilità da grande tessitore, – e il riferimento non è casuale perché il cucito fa parte della storia della famiglia – e avviluppa il lettore in una rete fitta di emozioni che rendono praticamente necessaria la lettura. Grazie a una scrittura poetica, ritmica, malinconica, ipnotica ma anche ironica che fa delle ripetizioni una cifra narrativa. Così l’insistenza sui gesti della quotidianità (“pulisco gli occhiali con il lembo della camicia”) ha pieno senso e non diventa mai un mero esercizio di stile. Anzi, fa sentire ancora di più il lettore all’interno della storia e partecipe delle vicende del protagonista e di tutti i personaggi incontrati, evocati, ricordati come “nomi che lampeggiano, volti come insegne luminose di motel anonimi lungo la strada” (da http://www.lettoreambulante.it/p-letture-in-corso.php).
23 marzo

Eudora Welty, NOZZE SUL DELTA, Minimu fax 2020
È il settembre del 1923 quando la piccola Laura, da poco orfana di madre, sale a bordo del treno che da Jackson la porterà a Shellmound, la grande piantagione sul Delta del Mississippi dove vive gran parte della famiglia materna e dove sono in corso i preparativi per le nozze della secondogenita diciassettenne dei Fairchild, Dabney, che – per amore o per capriccio – sta per sposare il soprintendente della piantagione, un uomo rude, con il dippio dei suoi anni e per giunta di classe inferiore.
Laura non può che osservare incantata la grande casa traboccante di vita e di affetto, di innumerevoli zii, zie e cugini, di servitori anonimi ma onnipresenti, in cui riecheggiano le storie di famiglia e le voci dei fantasmi degli antenati mai tornati dalla guerra. In questo mondo fatto di rituali antichi e piccole e grandi gelosie, dove le donne sono tiranne amorevoli e gli uomini sono creature quasi mitologiche, condannati a essere venerati e scrutati come divinità, la violenza irrompe come un lampo fugace ed è dimenticata un attimo dopo, gli eventi accaduti hanno la stessa rilevanza di quelli scampati o soltanto sognati, e la storia non è che un’eco distante, la scenografia su cui si dipana l’universo privato dei Fairchild.
Con una prosa limpida, fuori dal tempo, Eudora Welty ci racconta la fine di un’epoca, costruendo un mosaico di storie che hanno il profumo e il ritmo pigro del più profondo e autentico Sud, un mondo che appare al tempo stesso immutabile e dolorosamente transitorio.
https://www.criticaletteraria.org/2020/10/welty-nozze-sul-delta-minimum-fax.html
24 marzo

Kent Anderson, SOLE VERDE, Nutrimenti 2019
Hanson ha una vita alle spalle che sembra la trama di un romanzo. È stato in guerra in Vietnam, ha fatto il poliziotto nel ghetto di Portland, poi ha preso un master in letteratura inglese e ha insegnato all’università in Idaho. Ora, dopo tre anni a recitare la parte del professore, ha deciso che è tempo di tornare in strada, di vestire di nuovo i panni del poliziotto, quello che sa fare meglio.
È da un po’ che Hanson è fuori dal giro, ormai ha trentotto anni, e i suoi superiori, come pure qualcuno dei suoi colleghi, lo guardano con sospetto: pensano che sia troppo vecchio per affrontare la realtà violenta di East Oakland, e poi di lui si dice che non sia uno facile da addomesticare. Perché Hanson non è come gli altri poliziotti: lui è uno che ha una visione personale della legge, detesta la burocrazia, preferisce il dialogo alle maniere forti. Beve troppo, fa vita solitaria, è venuto a patti con la morte e non la teme più. Vive in questo mondo ma anche in un altro, fatto di ricordi che si sovrappongono al presente, di allucinazioni che hanno volti e movenze reali. Immagini che lo riportano spesso in Vietnam, perché come molti veterani Hanson si sente un sopravvissuto, e chi è sopravvissuto al Vietnam può sopravvivere a tutto.
Con una struttura e uno stile originali, distanti dai cliché del genere poliziesco, Sole verde segna il ritorno, a distanza di anni, di uno dei maestri più celebrati della crime fiction americana.
http://www.thrillercafe.it/sole-verde-kent-anderson/
25 marzo

Carlo Spinelli, OTTANTAFAME: RICETTARIO SENTIMENTALE DEGLI IMMORTALI ANNI ’80, Marsilio 2020
È negli anni ottanta che il cibo in Italia diventa food. Appena uscito dagli anni di piombo e dalla crisi economica, il Paese desidera lasciarsi alle spalle divisioni e austerità, per aprirsi al mondo e allo stesso tempo dedicarsi al piacere privato del mangiare. In una cultura gastronomica varia ma tradizionalista come la nostra questo vuol dire in primo luogo rompere tabù, «contaminare»: ecco quindi che il salmone affumicato, il risotto alle fragole e champagne e le merendine Girella prendono posto nelle case degli italiani che fanno sfoggio di un nuovo benessere, mentre i giovani scoprono il lusso in un Long Island, l’America in un fast food, e Gualtiero Marchesi rivoluziona l’alta cucina internazionale con piatti che sembrano venire da un altro pianeta. In questo percorso a tappe tra pietanze iconiche e ingredienti inusuali, Carlo Spinelli approfondisce e divaga con leggerezza su un periodo fondante della nostra identità e dei nostri desideri, raccontando splendori e miserie di una nazione divisa tra il disastro di Chernobyl e la Milano edonista di yuppie e paninari. Confermando che, in qualunque epoca, siamo quello che mangiamo, ma soprattutto mangiamo come le persone che vorremmo essere. Con 24 ricette più o meno memorabili semplici da realizzare facili da riassaggiare deliziose da provare anche da chi, all’epoca, non era ancora nato!
26 marzo

Stuart Dybek, LA COSTA DI CHICAGO, mATTIOLI 1885, 2020
In questa raccolta di racconti, diventata ormai un classico, Dybek trasforma l’impassibile atmosfera del paesaggio di Chicago in un mondo surreale e ultraterreno. La collezione di tappi di bottiglia di un bambino diventa la lapide di un cimitero. La morte inspiegabile di un modesto esterno destro lo rende improvvisamente un martire del baseball. Le melodie di Chopin che fluttuano lungo i pozzi di ventilazione di un caseggiato si trasformano in un misterioso inno alla perdita. Nella sua combinazione di semplici dettagli e strazianti voci familiari, con grandi balzi di immaginazione, La costa di Chicago è un capolavoro, scritto da uno dei più grandi autori americani contemporanei, fin qui mai tradotto in italiano.
https://www.osservatoriocattedrale.com/recensioni-1/2020/11/27/nel-passato-sempre-presente-la-costa-di-chicago-di-stuart-dybek
27 marzo

Luca Toselli, LA DIDATTICA A DISTANZA FUNZIONA, SE SAI COME FARLA, Sonda 2020
L’emergenza Covid-19 ha portato alla ribalta la formazione a distanza, con tutte le sue problematiche ma anche le sue mille opportunità: come possiamo farla convivere in armonia con la didattica tradizionale in presenza?
 
A questa domanda, cruciale per il futuro del mondo della scuola, risponde il docente Luca Toselli, che di Didattica a distanza si occupa da molti anni e che l’ha sperimentata con successo con i suoi studenti durante il lockdown. Con uno stile chiaro e diretto, presenta le migliori pratiche e i comportamenti più efficaci che rendono possibile l’insegnamento a distanza. Perché didattica in presenza e didattica a distanza non vanno viste in contrapposizione, ma come due alleati. Con tanti esempi, testimonianze e attività che possono servire da spunto non solo agli insegnanti, ma anche ai genitori.
https://www.orizzontescuola.it/luca-toselli-la-didattica-a-distanza-funziona-se-sai-come-farla-milano-2020/
28 marzo

Laetitia Colombani, IL PALAZZO DELLE DONNE, Nord 2021
È il coraggio a spingere la giovane Blanche a voltare le spalle a una vita di agi per lanciarsi nella più logorante delle battaglie: quella contro la povertà, la fame e l’umiliazione. A sette anni dalla fine della Grande Guerra, Parigi è ancora in ginocchio. Eppure Blanche si rende conto che alla metà dei bisognosi è negato ogni aiuto: tutti gli sforzi, infatti, sono rivolti agli uomini; nessuno tende la mano alle donne che ogni giorno mendicano agli angoli delle strade, si privano del cibo per sfamare i propri bambini e dormono all’addiaccio per sfuggire ai mariti violenti. Per Blanche, quella è un’ingiustizia intollerabile. E, quando viene a sapere che in rue de Charonne è in vendita un intero palazzo, combatterà fino all’ultimo per regalare un luogo sicuro a tutte le donne in difficoltà…
È la disperazione a portare Solène al Palazzo delle Donne. Avvocato di successo, Solène è crollata il giorno in cui un suo cliente si è gettato dalla finestra del tribunale. Come parte della terapia, lo psicologo le ha suggerito il volontariato, così lei ha scelto di aiutare le donne che hanno trovato rifugio tra le mura di quel grande edificio in rue de Charonne. Qui, entra in contatto con un mondo lontanissimo da lei, fatto di miseria, di sfruttamento, di perdita. Ma anche di condivisione, di resilienza e di riscatto. A poco a poco, Solène capisce di non essere tanto diversa dalle ospiti del Palazzo: come lei, pure loro sono state sconfitte dalla vita. Però non si arrendono e continuano a lottare per un futuro migliore, traendo forza l’una dall’altra, come legate da un filo invisibile di solidarietà e comprensione. E sarà proprio quel filo ad avvolgere anche il cuore di Solène e a cambiare per sempre la sua esistenza.