I LIBRI DELLA SETTIMANA
26 luglio
Megan Goldin, LA SPIAGGIA, Einaudi 2021
Dopo il successo delle prime puntate del suo podcast – che in un caso hanno portato alla scarcerazione di un innocente – Rachel Krall è diventata l’ultima speranza per migliaia di persone in cerca di giustizia. Per la terza stagione sceglie di assistere a un processo per stupro nella piccola città di Neapolis: un adolescente locale, un campione di nuoto con il sogno delle Olimpiadi, è accusato di aver violentato la nipote del capo della polizia. Appena Rachel inizia a indagare, però, qualcuno comincia a inviarle delle lettere anonime con una richiesta d’aiuto: parecchi anni prima, sempre a Neapolis, Jenny Stills era morta per annegamento, ma i messaggi insistono sul fatto che sia stata uccisa. Attratta da quel mistero irrisolto e scabroso, Rachel si lascia coinvolgere. Scandito da capitoli che ricalcano gli episodi di un podcast, La spiaggia è un libro dal ritmo incessante e propulsivo, che si chiede, pagina dopo pagina: riuscirà una città di provincia a rimediare agli orribili torti del suo passato?
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27 luglio
Luca Bottura, MANIFESTO DEL PARTITO IMPOPOLARE, Einaudi 2021
L’Italia è l’unica nazione al mondo in cui la maggioranza berciante si dice fuori dal coro, chi se la prende con le minoranze – neri, omosessuali, iscritti al Pd – sostiene di essere discriminato, e gli evasori fiscali si lamentano con chi paga le tasse. Intanto, i progressisti continuano a inseguire il Centro, che si sposta sempre piú a Destra. Ma non sarà che il consenso è sopravvalutato? Forse, per perdere con stile (o vincere per fortuna) basterebbe dire o fare qualcosa di impopolare. Ecco allora il Manifesto del Partito Impopolare, una brillante disamina della nostra classe dirigente, con pratiche schede sugli attuali partiti populisti e un programma di governo impopolare: la Costituzione, sviscerata punto per punto. Immaginando il discorso introduttivo del premier, il simbolo, il pantheon degli Impopolari e il loro inno, Bottura inocula un vaccino contro tutti i populismi, e sta dalla parte dei proletari, anche quelli che credono di essere borghesi.
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28 luglio
Jami Attenberg, TUTTO QUESTO POTREBBE ESSERE TUO, Einaudi 2021
«Se sapessi perché sono fatti cosí, forse potrei scoprire perché sono fatta cosí.» La giovane Alex Tuchman ne è convinta: scoprire una presunta indicibile verità sui genitori getterà luce su tutti gli aspetti piú problematici della sua vita. L’occasione propizia per affrontare quel tarlo che la divora arriva un giorno d’agosto, quando la madre Barbra la chiama da New Orleans per annunciarle che Victor sta per morire. Victor, l’ormai anziano patriarca, l’uomo borioso, prepotente, violento che ha funestato l’infanzia di Alex e suo fratello Gary, minaccia incombente anche durante le continue assenze dovute ai suoi affari loschi, il marito narcisista che ha sempre considerato Barbra – e tutte le altre donne – merce di cui disporre a piacimento. Alex allora raggiunge la madre armata di un tenace proposito: vuole che Barbra le dica tutto. Degli abusi, delle ragioni che l’hanno spinta a subire, a rimanere. Ma Barbra ostenta un’esagerata frivolezza per giustificare la sua reticenza, e Alex non può nemmeno contare sull’appoggio di Gary, a Los Angeles per lavoro – o forse in fuga da una terribile scoperta? –, riluttante a salire su un aereo e ricongiungersi con la famiglia. In questa lunga giornata oppressa dall’afa tipica di New Orleans, intorno al capezzale di Victor ruotano anche i pensieri delle nipoti adolescenti, Sadie ed Avery, che non si sono mai davvero legate a quell’uomo talmente lontano dai canoni tradizionali del nonno affettuoso, e di Twyla, la moglie di Gary, che versa lacrime in un peregrinare distratto in cerca di alcol e rossetti. E cosí ognuno a modo suo si ritrova a ripercorrere il passato e interrogarsi sul presente, forse anche per farsi coraggio e prendere finalmente le distanze dall’influenza tossica di Victor. Con la sua prosa brillante, incisiva, ironica Jami Attenberg esplora le instabili e tormentate relazioni famigliari: pochi romanzi come Tutto questo potrebbe essere tuo sono in grado di coglierne la complessità, e di farlo attraverso personaggi cosí veri e indimenticabili.
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29 luglio
Colum McNamm, APEIROGON, Feltrinelli 2021
La storia vera dell’inaspettata amicizia fra due padri, un palestinese e un israeliano, che hanno rispettivamente perso le loro figlie a causa della violenza e che trasformano il loro dolore in attivismo per la pace. Una storia epica raccontata sullo sfondo delle tensioni irrisolte nel cuore della Terra Santa.
Bassam Aramin è palestinese. Rami Elhanan è israeliano. Il conflitto colora ogni aspetto della loro vita quotidiana, dalle strade che sono autorizzati a percorrere, alle scuole che le loro figlie, Abir e Smadar, frequentano, ai check point. Sono costretti senza sosta a negoziare fisicamente ed emotivamente con la violenza circostante. Come l’Apeirogon del titolo, un poligono dal numero infinito di lati, infiniti sono gli aspetti, i livelli, gli elementi di scontro che vedono contrapposti due popoli e due esistenze su un’unica terra. Ma il mondo di Bassam e di Rami cambia drammaticamente e irrimediabilmente quando Abir, di anni dieci, è uccisa da un proiettile di gomma e la tredicenne Smadar rimane vittima di un attacco suicida. Quando Bassam e Rami vengono a conoscenza delle rispettive tragedie, si riconoscono, diventano amici per la pelle e decidono di tentare di usare il loro comune dolore come arma per la pace. Nella sua opera più ambiziosa, McCann crea Apeirogon con gli ingredienti del saggio e del romanzo. Attraversa i secoli e i continenti, cucendo insieme tempo, arte, storia, natura e politica, in un racconto nello stesso momento struggente e carico di speranza. Musicale, cinematografico, muscolare, delicato, Apeirogon è un romanzo per i nostri tempi.
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30 luglio
Fabio Genovesi, IL CALAMARO GIGANTE, Feltrinelli
Del mare non sappiamo nulla, però ci illudiamo del contrario: passiamo una giornata in spiaggia e pensiamo di guardare il mare, invece vediamo solo «la sua buccia, la sua pelle salata e luccicante». Forse perché appena sotto, e poi giù fino agli abissi, c’è una vita così diversa e strabiliante da sembrarci assurda, impossibile. Come per secoli è sembrata impossibile l’esistenza del calamaro gigante, il mostro marino che ha mosso alla sua ricerca gli esploratori più diversi. Come il sacerdote Francesco Negri, che nel 1663 a quarant’anni compiuti parte da Ravenna per la Scandinavia misteriosa, diventando il primo viaggiatore a raggiungere Capo Nord. O come il capitano Bouyer dell’Alecton (a cui si ispirerà Jules Verne per scrivere Ventimila leghe sotto i mari), che mentre naviga verso la Guyana nota all’orizzonte qualcosa di inaudito: è la prima testimonianza del calamaro gigante, dei suoi occhi enormi e intelligenti, dei tentacoli come terribili serpenti marini avvinghiati alla nave. Ma nessuno gli crederà. Sono pochi infatti gli scienziati che ascoltano le parole degli uomini di mare – naviganti, pescatori, indigeni… –, i più le credono bugie da marinai o allucinazioni collettive: quel che hanno visto contraddice tutte le teorie che abbiamo scritto finora, e quindi non l’hanno visto. Fabio Genovesi racconta la vera storia di questo impossibile, del calamaro gigante e di chi lo ha cercato a dispetto di tutto, insieme a mille altre storie che come tentacoli si stendono dall’oceano a casa nostra. Ricordandoci che viviamo su un pianeta dove esistono ancora i dinosauri, come il celacanto, o animali come gli scorpioni che sono identici e perfetti da quattrocento milioni di anni, invitandoci così a credere nell’incredibile, e a inseguire i nostri sogni fino a territori inesplorati. E lo fa mescolando le vite di questi esploratori stravaganti e scienziati irregolari – tra cui la pioniera Mary Anning, «colei che da sola ha cambiato la storia della Terra», e del suo cagnolino Tray –, alla storia privata di sua nonna Giuseppina, che a cena parlava con il marito morto da anni, della compagna delle medie che un giorno smette di camminare per non pestare le formiche, della bambina nata per un appuntamento mancato in gelateria. Ne emerge un pianeta che sembra una grande follia, ma se smettiamo di sfruttarlo e avvelenarlo, se smettiamo di considerarci un gradino sopra e capiamo di essere mescolati al tutto della Natura, ecco che diventiamo anche noi parte di questo clamoroso, smisurato prodigio, mentre su queste pagine navighiamo alla sorprendente, divertente, commovente scoperta delle meraviglie del mondo, e quindi di noi stessi.
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31 luglio
Fabio Zuffanti, FRANCO BATTIATO. TUTTI I DISCHI E TUTTE LE CANZONI , DAL 1965 AL 2019, Arcana 2020
Franco Battiato è uno dei più grandi compositori d’Italia. La sua figura merita di svettare insieme a immortali del passato come Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Antonio Vivaldi. Non solo, Battiato è anche uno dei più grandi divulgatori di cultura che il nostro paese ricordi, e ciò grazie al semplice uso di canzoni, che spesso non arrivano a cinque minuti di durata, e all’enorme capacità di condensare alto e basso, di mischiare profumi provenienti da terre vicine e lontane, di citare il più infimo programma televisivo insieme alle più alte opere filosofiche, mistiche e religiose, di divagare sull’esoterismo, di mescolare pop, rock, cantautorato, elettronica, dance, opera, musica classica e psichedelia. Dopo essersi soffermato sulla prima parte della sua carriera in “Battiato: La voce del padrone”, Fabio Zuffanti sviscera l’opera discografica di Franco Battiato in un volume che analizza, con maniacale dovizia di particolari, ogni album e canzone registrata dal nostro tra il 1965 e il 2019, al fine di aprire un forziere fatto di tesori preziosi e mostrare al lettore di quanta ricchezza musicale e culturale siano pregne le sue invenzioni. A chiusura del volume è presente un’appendice sul cinema di Franco Battiato a cura del cantautore (già targa Tenco) Fabio Cinti, che per l’occasione veste i panni del critico cinematografico
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1 agosto
Thomas Ligotti, IL MIO LAVORO NON E’ ANCORA FINITO, Il Saggiatore 2020
Frank Dominio è un anonimo quadro aziendale. Alla sua postazione passa giornate tutte uguali, segnate dalla stolida ripetizione di rituali noiosi e stantii, tra cui la riunione settimanale con i colleghi e il capo. Durante una di queste, mentre a turno i colleghi fanno il punto della situazione dei loro reparti, Frank Dominio per una volta osa fare qualcosa di inaspettato: proporre un nuovo prodotto. Purtroppo per lui questo significa uscire dai ranghi, e così ben presto finisce ostracizzato sempre più dal resto dell’ufficio, fino a trovarsi costretto a rassegnare le proprie dimissioni. Frank Dominio pianifica dunque una vendetta letale stringendo un’alleanza con una tenebra liquida e viscosa, un oblio cieco di terrore con il quale ossessiona e condanna a morte ogni membro della setta aziendale che lo ha fatto fuori. Il suo corpo fisico si smaterializza in un fiume inesorabile di disintegrazione da cui sorveglia da lontano le vite misere degli ex colleghi per poi ghermirle con una pena raccapricciante. Il volto di Dominio non è più quello di un supervisore aziendale: è quello di un Angelo della Morte, un’entità sovrannaturale che si vendica di chiunque lo abbia ostacolato.
Il maestro dell’orrore Thomas Ligotti tinge di nera inquietudine l’esistenza quotidiana e rivela attorno ai cubicoli della nostra mente uno sconfinato mondo di paura informe. Il perturbante è vedere ciò che ci è familiare prendere una piega macabra e inspiegabile: Il mio lavoro non è ancora finito ci lascia sbigottiti e inquietati, in preda a incubi e deliri. Ligotti crea un mondo oscuro e surreale in cui perdersi, un labirinto visionario di nebbia giallastra, in cui gli uomini e le donne in abiti e tailleur scuri che camminano a ritmo cadenzato nelle strade delle nostre città sono, a ben guardare, i veri mostri che ogni giorno ci perseguitano.
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