I LIBRI DELLA SETTIMANA

28 giugno

Sabrina D’Alessandro, IL LIBRO DELLA PAROLE ALTRIMENTI SMARRITE, Rizzoli 2021 (Prima edizione 2011)
C’è un modo straordinariamente rotondo per definire un uomo di bassa statura e alta considerazione di sé: «salapùzio». Una parola poco, pochissimo usata, ma colorita e sonora; quattro semplici sillabe capaci di contenere la complessità di un tipo umano, di raccontarla in modo sincero e immediato, trasformando una realtà sgradevole in allegra catarsi canzonatoria. Aspre o scioglievoli, enigmatiche o lampanti, le parole hanno la capacità di dare voce a cose che altrimenti non vedremmo, creando un’idea dove prima non c’era, e ci consentono di far risuonare la realtà in modo nuovo, diverso. Le parole non solo sono interessanti, ma soprattutto sono piene di bellezza. Dimenticarle, sostituirle, semplificarle è un po’ come appiattire la nostra stessa percezione della realtà, rinunciando a sfumature e colori che raccontano e trasformano l’identità delle relazioni umane. Sabrina D’Alessandro ha fondato per questo l’Ufficio Resurrezione Parole Smarrite preposto al recupero di parole smarrite benchè utilissime alla vita sulla terra.
29 giugno

Vittorio Magnago Lampugnani, FRAMMENTI URBANI: I PICCOLI OGGETTI CHE RACCONTANO LE CITTÀ, Bollati Boringhieri 2021
Gli elementi di arredo pubblico contraddistinguono gli spazi delle nostre città e ne determinano particolarità e fascino. Panchine, tombini, semafori, fontanelle, cabine telefoniche, marciapiedi, orinatoi, paracarri, targhe: sono tutti dettagli, spesso piccoli e trascurati, in grado di raccontare storie sorprendenti anche sulla cultura e la gente di un luogo.In questo saggio Vittorio Magnago Lampugnani, fra i massimi esperti internazionali di storia della città, ci porta in giro per l’Europa alla ricerca di oggetti universali che assumono, a livello locale, declinazioni uniche. Attraverso ventidue elementi d’arredo urbano, descritti con occhio curioso e attento, scopriamo angolature inedite su città che pensavamo di conoscere. Caratteri «tipici», di cui spesso ci si accorge solo quando vengono a mancare o a cambiare radicalmente, ad esempio con l’arrivo di nuove tecnologie. Cosa sarebbe Parigi senza gli ingressi alla metropolitana in stile art nouveau? Perché le strade di Londra erano rivestite di legno? Quali conquiste tecnologiche e quali conflitti si celano dietro a un selciato o a un lampione stradale? Dell’igiene di una società ci svela di più una fontana o un tombino? E ancora, che rapporto c’è fra un’ideologia politica e i pantaloni dell’omino del semaforo? Dopo questa incursione nella microstoria urbana, così densa di particolari esuberanti e inattesi, non potremo più guardare con gli stessi occhi la città in cui viviamo e che ogni giorno attraversiamo distratti.
«Questo è uno di quei libri che ti fanno vedere il mondo con occhi diversi […]. Pochi passi in città e Lampugnani costruisce nientemeno che un’iconologia della vita urbana, rendendo ciò che è familiare un po’ meno innocuo di quanto possa sembrare a prima vista. […] Sono domande che ci facciamo raramente, o che non ci siamo fatti mai, a maggior ragione le risposte sono ancora più straordinarie» – Peter Richter, Süddeutsche Zeitung
30 giugno

Giovanni Azzone, OMICIDIO AL MILANO INNOVATION DISTRICT, Francesco Brioschi Editore
Milano, anno 2030: il Coronavirus è stato sconfitto e nell’area che ha ospitato Expo sorge il quartiere avveniristico Mind. Qui, dove la vita è regolata dai big data e dall’intelligenza artificiale, i palazzi sono cognitive building, le auto sono driverless, e i corrieri sono droni. Una mattina però l’equilibrio al silicio improvvisamente si infrange: Paolo Livoni, architetto di fama mondiale, viene trovato morto nel suo appartamento. Che sia stato ucciso? Impossibile, il livello di sorveglianza e i dispositivi ipertecnologici non l’avrebbero mai permesso. A dirigere le indagini ci sono Giulio Arrigoni, il responsabile del Centro di Controllo di Mind, e la sua squadra di specialisti. Insieme dovranno guardarsi dalle fughe di notizie, schivare le insidie della burocrazia tradizionale, fino a mettere insieme i pezzi di un intrigo internazionale con implicazioni geopolitiche. Giovanni Azzone immagina una realtà non troppo lontana dove scienza e medicina giocheranno un ruolo ancora più pervasivo a discapito di privacy e sicurezza. E ci consegna un giallo dalle atmosfere high-tech.
1 luglio

A cura di Stefania Ricci, SETA: SALVATORE FERRAGAMO, Electa 2021
Il filo di bava di un lepidottero che alla fine di uno straordinario processo creativo diventa il più bello dei tessuti. Un viaggio affascinante attraverso il ricco archivio della Maison Salvatore Ferragamo.
Il libro è il ctalogo della mostra tenutasi quest’anno a Firenze
La mostra e il catalogo raccontano il lungo processo creativo degli stampati in seta, nel quale si realizza l’unione perfetta di una straordinaria intuizione creativa e di un alto artigianato industriale. Negli anni Settanta del Novecento la Maison Salvatore Ferragamo, nota in tutto il mondo per la creazione di calzature da donna, dà avvio, per l’intuizione di una delle figlie del fondatore, Fulvia, a una produzione continuativa di accessori in seta da donna e da uomo con stampati personalizzati, partendo dai foulard e dalle cravatte e ampliando negli anni successivi l’offerta creativa a tutte le possibili declinazioni del tessuto stampato. La stampa era realizzata a Como, da aziende protagoniste del distretto tessile. Al lungo processo di produzione, che porta dalla prima idea messa su carta alla stampa finale su seta di un foulard in molte varianti di colore, è dedicata la prima sezione della mostra. Nel corso dei decenni sui tessuti della Maison Salvatore Ferragamo si sono succeduti i temi più svariati, con infiniti riferimenti d’ispirazione, dall’arte orientale ai dipinti del Novecento, ai libri antichi di botanica e di scienze naturali. Stagione dopo stagione, queste molteplici fonti sono state ridisegnate e annotate da illustratori raffinati su fogli, poi raccolti in volumi, oltre un migliaio, oggi reperibili nell’archivio Ferragamo. È questo particolare modo di raccogliere e elaborare le idee ad essere il fil rouge curatoriale del percorso espositivo, dove il tessuto stampato, cravatta o foulard, è accostato alla sua fonte d’ispirazione, sia esso libro, o dipinto, vaso o scultura, tutti provenienti da musei e collezioni pubbliche, combinati ai disegni preparatori e alle prove di colore. Agli occhi del visitatore la mostra Seta appare come una grande wunderkammer, che svela il gioco di prestigio di una semplicità solo apparente.
2 luglio

Naia Marie Aidt, SE LA MORTE TI HA TOLTO QUALCOSA, TU RESTITUISCILO : (IL LIBRO DI CARL), Utopia 2021
Si può raccontare il più atroce dei dolori, la perdita di un figlio? Forse no. Nel marzo del 2015, la poetessa danese Naja Marie Aidt riceve una telefonata. Carl, il figlio venticinquenne, è morto. Non si sa né come né perché: la madre e il lettore non riescono a fronteggiare l’angoscia che li travolge. Un incidente, un malore, un suicidio? Di pagina in pagina l’autrice mette ordine nella propria disperazione, raccontando cosa è accaduto al ragazzo. È il viaggio di una madre dentro di sé, un viaggio alla scoperta della morte. Un esercizio di consapevolezza di natura maieutica: dare alla luce la morte di una persona a cui si è data la vita. Come si può? La prima reazione della poetessa è il silenzio. La sua penna si inaridisce. Compone linee scarne, rifiuta le maiuscole e la punteggiatura, ricopia lemmi e definizioni dal vocabolario, riporta versi e stralci di grandi autori del passato che sono sopravvissuti a lutti devastanti: da Cicerone a Mallarmé, da Whitman a Roubaud. E così, a poco a poco, qualche lettera riempie il vuoto. La disposizione delle parole sulla pagina si fa sempre più ordinata e il lettore apprende ciò che è accaduto. Un libro che ha raggiunto decine di migliaia di lettori, ottenendo nel 2020 il Gran Premio dell’Accademia di Danimarca.
3 luglio

Slavoj Zizek, IL BNANO E IL MANICHINO: IL CUORE PERVERSO DEL CRISTIANESIMO, Ponte alle grazie 2021
Il cristianesimo è una religione perversa? Dio Padre, che pone in mezzo al Paradiso l’albero della conoscenza e poi proibisce alle sue creature di gustarne i frutti, sembra agire come un perverso, e perverso è il piano divino che prevede di sacrificare il proprio Figlio per salvare quelle stesse creature da Lui spinte a peccare… Tuttavia, nonostante questo – o forse proprio per questo – il cristianesimo resta una religione autenticamente «rivoluzionaria», forse la sola in grado di farci riflettere sulla condizione paradossale dell’uomo: e Slavoj ?i?ek, in questo denso volume, arriva a sostenere- da un punto di vista completamente ateo – che «per essere un vero materialista dialettico bisogna andare fino in fondo all’esperienza cristiana». E la vera esperienza cristiana viene trasfigurata: non consiste più (o non soltanto) nella fede nel Grande Altro divino, ma soprattutto nella tragica consapevolezza dell’impotenza radicale di Dio. Riproponendo, con coraggio teoretico ineguagliabile, i dilemmi agostiniani e kierkegaardiani, Slavoj Zizek fornisce con questo saggio – tanto ai credenti quanto ai non credenti – una visione veramente sovversiva dell’eterno problema di Dio. E poiché oggi anche i difensori dell’Illuminismo riconoscono che una visione religiosa è necessaria per ancorare il nostro atteggiamento etico e politico in un’epoca post-religiosa, questo libro si candida a punto di partenza per un dibattito quanto mai necessario.
4 luglio

Marcus O’Dair, DIFFERENT EVERY TIME. LA BIOGRAFIA AUTORIZZATA DI ROBERT WYATT, Giunti 2015
La biografia definitiva del più grande musicista britannico di culto. Robert Wyatt esordì come batterista e cantante dei Soft Machine, gruppo fisso dei Middle Earth assieme ai Pink Floyd e spalla della Jimi Hendrix Experience in due tour statunitensi. Attivo fin dagli anni Sessanta, Wyatt ha portato nel rock la sua forma mentis jazzistica, dopo aver affinato il talento di batterista in un capanno in fondo al giardino di Robert Graves a Maiorca. La sua vita subì una svolta improvvisa e drammatica nel 1973, quando cadde dal quarto piano durante una festa e rimase paralizzato dalla vita in giù. Senza perdersi d’animo, si reinventò come cantante e compositore con un album eccezionale come Rock Bottom, cui seguirono dischi che combinavano in modo originale e inimitabile la sfera personale e quella politica. Lungo la strada, Wyatt ha lavorato con musicisti come Brian Eno, Björk, Jerry Dammers, Charlie Haden, David Gilmour, Paul Weller, Nick Mason, Michael Mantler, Carla Bley. L’autore ha intervistato tutti loro e quasi chiunque abbia avuto un ruolo nella vita di Wyatt (o viceversa) da cinquant’anni a questa parte.