I LIBRI DELLA SETTIMANA

3 luglio
Viv Albertine, VESTITI MUSICA RAGAZZI, Blackie 2023
A metà degli anni ’70 Viv Albertine voleva a tutti i costi far parte di una band. Ma non sapeva suonare una nota, e non conosceva nessuna ragazza che facesse musica a Londra. Un paio d’anni dopo entrava nelle Slits, una delle prime e più influenti punk band al femminile. Questo è il suo racconto di quegli anni che hanno cambiato ogni cosa: una battaglia a colpi di eccessi e provocazioni, droga, sesso, look incredibili, «gang femministe» e disadattati di talento. “Vestiti musica ragazzi” non è solo il memoir di un’artista rivoluzionaria. È il racconto di un’epoca e dei suoi protagonisti, come Sid Vicious (con cui Viv ebbe una profonda amicizia), Joe Strummer e Mick Jones, che per amore le dedicò il capolavoro dei Clash «Train in Vain». E la conferma che c’è una vita oltre il punk: con estrema sincerità l’autrice affronta gli anni più recenti, la carriera nel cinema e la procreazione assistita, il divorzio, la malattia, il ritorno alla musica. Facendo di questo libro una delle più belle autobiografie sull’essere giovani, e sull’invecchiare, che siano mai state scritte.
4 luglio

Romana Petri, RUBARE LA NOTTE, Mondadori 2023
Tutti lo sanno: Antoine de Saint-Exupéry ha scritto Il piccolo principe , uno dei romanzi più popolari del mondo. Quello che tutti non sanno è che Antoine, famigliarmente Tonio, è un personaggio che vale da solo una grande storia. Ed è la storia che Romana Petri ha scritto con la febbre e la furia di chi si lascia catturare da un carattere e lo fa suo, anzi lo ruba, tanto che il documento prende più che spesso la forma dell’immaginazione. Orfano di padre, Tonio vive un’infanzia felice nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens, amato, celebrato, avviluppato al mostruoso quasi ossessivo amore per la madre; un’infanzia che gli resta incollata all’anima per tutta la vita, fin da quando, straziato, vede morire il fratello più giovane. L’infanzia lo tallona come un destino quando, esaltato, comincia a volare, pilota civile e pilota militare, quando si innamora tanto e tante volte, quando si trasferisce in America, quando scrive, persino quando si schiera e sceglie di combattere per un’idea di Francia che forse è sua e solo sua. Dove sia andato Tonio, non sappiamo, nei cieli in fiamme del 1944. Sappiamo che ci ha lasciato le stelle della notte, il sogno di una meraviglia che non si è mai consumata, il bambino che lui ci invita a riconoscere eterno dentro di noi.
5 luglio

Michael Haneke, NON HO NIENTE DA NASCONDERE. INTERVISTE SUL CINEMA E SULLA VITA, Il Saggiatore 2023
Due strade parallele, dritte e morbide come la serenità solare che le avvolge. Una macchina avanza piano con una barchetta a rimorchio, mentre in sottofondo si innalzano le voci di Jussi Björling e Renata Tebaldi che intonano “Tu qui santuzza”. Vediamo mani che scelgono cd, sentiamo risate: una coppia sta giocando a chi indovina la canzone; il figlio, sul sedile dietro, è chiamato a fare da garante. Torniamo a vedere la macchina dall’alto; poi la telecamera ci mostra i volti della famiglia felice, in procinto di raggiungere la casa delle vacanze. Ma il canto di Beniamino Gigli si strappa, diventando l’angosciante Bonehead dei Naked City, che mitraglia lo spettatore accompagnando l’arrivo di titoli di testa rossi come il bagno di sangue verso il quale gli inconsapevoli, sorridenti passeggeri sono diretti. Un presagio crudele, rivelato solo a chi è in sala, impotente. Poche sequenze come l’inizio di “Funny Games” sanno raccontare in modo emblematico l’arte di Michael Haneke, uno dei registi e sceneggiatori più originali degli ultimi trent’anni. “Non ho niente da nascondere” è il suo più fedele e intimo autoritratto: solitamente laconico fino all’estremo, Haneke sceglie per la prima volta di raccontarsi in una lunga intervista che ripercorre tutta la sua esistenza e la sua carriera, dall’adolescenza nella periferica Wiener Neustadt alla tormentata vocazione religiosa, dai complessi rapporti con attrici e attori alla maniacale cura del sonoro, dai primi lavori per la televisione austriaca a “Happy End”, passando per i premi a Cannes e per l’Oscar ricevuto con “Amour”. Haneke racconta la sua vita con una franchezza violenta, svelando i segreti di una consapevole e ostinata ricerca di verità sugli uomini attraverso l’artificio di immagini e suoni. “Non ho niente da nascondere” è un’immersione in un microcosmo di forze brutali e sotterranee, in grado di frantumare la gelida superficie della vita quotidiana e lasciare lo spettatore faccia a faccia con la propria nuda miseria.
6 luglio

Holly Jackson, UNA BRAVA RAGAZZA É UNA RAGAZZA MORTA, Rizzoli 2023
Sono passati pochi mesi da quando Pip Fitz-Amobi ha risolto il suo ultimo caso, che ancora le toglie il sonno, ed ecco che si ritrova costretta a indagare di nuovo. Uno stalker le manda continuamente messaggi di velata minaccia, ma ancora una volta la polizia non dà peso alle sue segnalazioni e sceglie di non intervenire. Più che mai Pip sente di non poter contare sulla loro protezione ma è assolutamente determinata a trovare il suo personale nemico. Indagando come ha imparato a fare, non ci mette molto a scoprire delle analogie tra il suo stalker e un serial killer locale responsabile di ben cinque omicidi alcuni anni prima. Stavolta è la sua vita a essere in pericolo, e per salvarsi Pip dovrà lottare come non ha mai fatto prima, scegliendo di percorrere una strada che non avrebbe mai creduto possibile…
7 luglio

Kashiwai Hisashi, LE RICETTE PERDUTE DEL RISTORANTE KAMOGAWA, Einaudi 2023
Un omaggio nipponico all’importanza dei ricordi, delle tradizioni e, naturalmente, alla cucina.
In un vicoletto di Kyoto, tra vecchi templi e piccole botteghe, c’è il ristorante Kamogawa. Un locale accogliente dove, con ricette uniche e preparate a regola d’arte, un padre e una figlia aiutano i clienti a rivivere i momenti piú importanti della loro vita. Un libro caldo, evocativo, a tratti nostalgico, che mescola tutto il fascino fiabesco e rincuorante del Giappone al piacere e alla sensualità del cibo. A Kyoto, alle spalle del tempio Higashi Hongan, al riparo dalle folate del monte Hiei, c’è un’osteria gestita da Kamogawa Nagare e dalla figlia Koishi. È qui che clienti abituali e avventori di passaggio approdano per chiedere ai proprietari, che hanno fama di investigatori di enigmi culinari, di rintracciare le loro ricette del cuore: cibi unici, stravaganti, legati a un periodo speciale della loro vita. Da un uomo vedovo che vuole riassaggiare gli udon che gli cucinava la moglie scomparsa, allo stufato di manzo che una vecchina ricorda di aver mangiato all’unico appuntamento, finito male, con il suo primo amore. Un omaggio nipponico all’importanza dei ricordi, delle tradizioni e, naturalmente, alla cucina.
8 luglio

Francesca Zanella, DESIGN! OGGETTI, PROCESSI, ESPERIENZE, Electa 2023
Una storia del design italiano della seconda metà del Novecento attraverso l’immenso archivio del CSAC. Un intreccio di riflessioni metodologiche e di storie di oggetti raccontano un percorso che offre una lettura dei molteplici modi con cui il designer (quale bricoleur, artigiano, antropologo, filosofo, scienziato, tecnologo) affronta i temi del progetto, della produzione, dei diversi linguaggi e pratiche, confrontandosi con le politiche di intervento sul territorio e sul patrimonio culturale. Schizzi, disegni, fotografie, prototipi e modelli di Bruno Munari, Achille Castiglioni, Enzo Mari, Alberto Rosselli, Mario Bellini, Roberto Sambonet, Roberto Menghi, Cini Boeri, Archizoom Associati, Ettore Sottsass e Alessandro Mendini, aiuteranno a comprendere e ricostruire metodi e processi del design. A rendere possibile tutto questo è l’immensità dell’archivio del CSAC, che consente di tracciare un percorso attraverso la storia del design italiano della seconda metà del Novecento, aprendo alcuni interrogativi anche sulle prospettive contemporanee, come per esempio la relazione tra memoria e futuro. CSAC è un archivio del progetto e della comunicazione che nasce negli stessi anni in cui la cultura moderna dell’Industrial Design entra in crisi e proprio per questo riassume la parabola del design italiano, dalla lezione dei maestri, sino alla svolta degli anni ’80 e ’90 del Novecento. Per parlare di Design oggi si individuano quattro parole: oggetti, processi, esperienze e narrazioni, che sono proprio le sezioni del volume. Oggetti. Il progetto incentrato sull’oggetto, sulla sua dimensione funzionale e simbolica e allo stesso tempo sull’oggetto come strumento di rappresentazione delle culture. Processi. Il momento autoriflessivo del designer incentrato sulla analisi e sulla definizione di processi (negli ambiti dell’innovazione, dell’impegno sociale, della riflessione sulle emergenze o nella prefigurazione del futuro); l’interpretazione da parte del designer dei processi dell’industria o della produzione. Esperienze. Il design come disciplina orientata all’analisi delle interazioni tra persone, oppure tra persone, oggetti e ambienti. Narrazioni. Il design come disciplina raccontata, ma anche che crea narrazioni attraverso differenti media.
9 luglio

Veronica della Dora, DOVE NEL BUIO LA LUCE DIMORA. LA STORIA DEL FARO, Einaudi 2023
Sospesi tra mare e cielo, battuti dalle onde e dal vento, i fari marcano il fronte di scontro tra gli elementi. Custodiscono i confini tra il solido mondo umano e il caos primordiale delle acque, tra stabilità e instabilità, tra il noto e l’ignoto. Emana da essi uno strano fascino universale che poche altre strutture create dall’uomo possiedono. Progettati per attirare lo sguardo dei marinai, i fari hanno a lungo calamitato l’attenzione di militari e santi, artisti e poeti, romanzieri e cineasti, colonizzatori e migranti e, oggi piú che mai, turisti e imprenditori. I luoghi suggestivi, l’isolamento e la resilienza hanno trasformato queste strutture fantastiche in complesse metafore, magneti per infinite storie. «Veronica della Dora ci introduce all’intramontabile vita simbolica del faro, mostrando come questa struttura sentinella, progettata per salvare vite umane e garantire una traversata sicura, sia portatrice di numerosi significati culturali: ambizioni imperiali, mondi immaginari, poesia, pittura e profondi sentimenti spirituali» (Hayden Lorimer, University of Edinburgh). «Con uno straordinario gusto per i dettagli e grazie a una prosa sensibile ed evocativa, della Dora ci guida attraverso la storia, la geografia, la letteratura, la religione, l’arte, il cinema, facendoci cambiare il modo in cui vediamo e comprendiamo il mondo» (Maximos Constas). «Costruiti spesso nei luoghi piú improbabili e proibitivi, i fari sono sempre stati ammirati come prodigi dell’ingegneria, dell’ottica e dell’architettura. Tuttavia, ciò che rende i fari quello che sono, non sono tanto la loro struttura fisica, la tecnologia o la posizione geografica quanto l’idea stessa del faro, perché in definitiva essi coincidono con uno stato mentale. Su di essi proiettiamo paure e desideri, ambizioni collettive e le emozioni piú recondite, fra cui solitudine e introspezione, cosí come, se pensiamo ai sentimenti rivolti all’esterno, la preoccupazione per gli altri e il desiderio di fare luce o di essere illuminati. I capitoli di questo libro esplorano l’idea dei ruoli che i fari rivestono nella nostra immaginazione. In altre parole, come è accaduto che i fari si trasformassero da strutture fisiche di mera utilità nei simboli e nelle metafore di indubbia forza che conosciamo oggi? Perché una semplice infrastruttura ha dato origine a un simile affetto o a un tale senso di attaccamento? Come sono nati e come sono cambiati questi sentimenti nel tempo e nello spazio? Cosa possono insegnarci i fari sul ruolo delle vecchie tecnologie nell’era dell’automazione e del digitale? E, in definitiva, cosa possono insegnarci sulle mutevoli percezioni della natura e dell’umanità?»