I LIBRI DELLA SETTIMANA
30 maggio
Stefano Di Marino, GUIDA AL CINEMA DI ARTI MARZIALI, Odoya 2022
Il cinema di arti marziali ha avuto il suo apice tra gli anni Sessanta e Settanta, ma è giunto sino a noi vivo e ricco di personaggi. La figura più emblematica è quella di Bruce Lee che, con solo quattro film, ha conquistato milioni di spettatori, diventando un fenomeno di costume. La sua tragica, prematura e, per certi versi, inspiegata morte nel 1973 ne ha fatto una leggenda. L’autore, esperto di cinema e cultura popolare, è stato praticante, istruttore, arbitro e cronista di arti marziali, scrivendo numerosi testi su queste discipline. Con questo volume ripercorre la storia di un genere dai suoi esordi sino a oggi, sottolineando come un fenomeno “di genere” abbia allargato la sua influenza a tutto il cinema d’azione, anche occidentale. Se il cosiddetto “cinema del Kung Fu” dell’epoca classica è finito, racchiuso in un’era che periodicamente genera dei revival, si affacciano spesso nuovi spunti e riletture. Il cinema di Hong Kong rappresenta indubbiamente la quintessenza del cinema marziale, ma scopriremo che quello coreano, indonesiano e thailandese, in anni più recenti, hanno dato un loro fondamentale contributo al filone, che ha poi trovato prolifiche e più commerciali espressioni negli Stati Uniti. Questa Guida ripercorre la produzione, le vicende e le curiosità legate a tutti i film celebri e meno celebri. I loro eroi. I registi. E soprattutto gli attori che ne hanno delineato le caratteristiche, da Bruce Lee a Jackie Chan, da Chuck Norris a Jean-Claude Van Damme e Brandon Lee, senza dimenticare le figure femminili. Una panoramica completa che, tra Oriente e Occidente, non tralascia le produzioni per ragazzi legate ai videogame, arrivando sino agli ultimissimi successi.
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31 maggio
Simone Maiolini, Patrizia Paradisi, I MOTTI DI GABRIELE D’ANNUNZIO. LE FONTI, LA STORIA, I SIGNIFICATI, Silvana 2022
Tutti i luoghi del Vittoriale di Gabriele d’Annunzio, dalle stanze della Prioria ai diversi siti dei giardini, sono costellati di motti, in italiano (spesso antico), in francese e spagnolo, ma in prevalenza in latino, che per la loro collocazione e la loro evidenza grafica non sfuggono all’attenzione e alla curiosità dei visitatori. Ma anche tutta l’opera del Vate, in prosa e in versi, dai romanzi al teatro, dalle raccolte poetiche alla memorialistica degli anni del ritiro sul Garda, dai messaggi di guerra e di Fiume alle lettere, è fittamente disseminata di motti analoghi, esibiti anche su un’infinità di supporti, dalla carta da lettere agli ex libris, a francobolli, medaglie, gioielli, argenteria varia, manifesti, volantini, cartoline, frontespizi, copertine. Il volume fornisce per la prima volta la traduzione e l’interpretazione di tutti i motti presenti nella cittadella dannunziana sul Garda e della maggior parte degli altri, indicandone nel contempo le fonti letterarie negli autori classici, latini e greci, nei poeti italiani, nelle sacre scritture e in particolare in opere dell’impresistica rinascimentale e barocca di cui d’Annunzio si sente in qualche modo erede e continuatore. Completa l’opera un approfondimento su D’Annunzio, i motti e la grafica applicata che illumina il rapporto di d’Annunzio con gli artisti che lo hanno affiancato nella ricerca di un’arte integrale che unisse parole e immagini.
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1 giugno
Aleksej Ivanov, IL GEOGRAFO SI È BEVUTO IL MAPPAMONDO, Voland 2022
Spassoso racconto di crescita, toccante storia d’amore, spietata satira sulla provincia e sulla scuola.
Perm’, primi anni ’90. Viktor Slu?kin, biologo alla soglia dei trent’anni in crisi esistenziale, e professionale, si fa assumere come insegnante di geografia in una scuola della città. Ma il nuovo impiego non fa che complicare una vita già consacrata alla bottiglia e ostinatamente sgangherata. E così, tra intrecci amorosi, conflitti generazionali e avventure nella taiga, un’escursione sul fiume si trasforma in una prova di sopravvivenza tanto per i ragazzi che per il loro insegnante.
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2 giugno
Yokomizo Seishi, FRAGRANZE DI MORTE, Sellerio 2022
Yokomizo Seishi era soprannominato il «John Dickson Carr giapponese». Come il grande giallista di lingua inglese dell’«epoca d’oro», le trame di Yokomizo fanno perno su un enigma «impossibile»; e il mistero è avvolto in dettagli impressionanti, talvolta apparentemente soprannaturali, che sembrano mandare un messaggio nascosto. In un quadro di questo genere, il marchio del detective non può essere la normalità, ma l’eccentricità e il ragionamento acuto. Orchidea nera è il soprannome suggestivo dell’eterea dama velata, che ruba dai banconi della gioielleria del centro commerciale; scoperta da una commessina inesperta, durante il fermo da parte del responsabile di piano, questi cade accoltellato. Poco dopo l’ispettore Todoroki viene a sapere di un patto tra il grande magazzino e la ricca famiglia di Orchidea nera. L’oggetto dell’accordo era di lasciare sfogare senza conseguenze la cleptomania della giovane ereditiera. Ma lei è anche un’assassina? A qualche piano di distanza, nella caffetteria è rinvenuto un altro cadavere, la cui posa un po’ macabra e il cui camuffamento fanno escludere una morte naturale. A questo punto, pressato da ogni lato, il direttore dei grandi magazzini chiede aiuto all’infallibile detective privato Kindaichi, il giovane ironico e trasandato protagonista dei polizieschi del maestro giapponese insieme all’altro personaggio ricorrente, l’ispettore Todoroki.
I due sono in coppia anche nel secondo romanzo breve di questo volume, Fragranze di morte. L’anziana matriarca di una dinastia finanziaria, l’«Impero delle essenze» così detto per la diffusione planetaria che ha sviluppato nel settore dei profumi, invita nella propria residenza di montagna Kindaichi Kōsuke per un incarico investigativo. Nella casa è successa una tragedia. È morto impiccato il nipote, nonché erede della dinastia; accanto a lui una giovane donna strangolata. L’ipotesi del «suicidio d’amore», secondo cui lui avrebbe ucciso lei per poi togliersi la vita, non convince la ricca signora. Varie cose non tornano, e a Kindaichi dà molto da pensare una fragranza di profumo che si solleva dai corpi.
La differenza che colpisce nei classici romanzi gialli di Yokomizo Seishi è che la violenza, le macchinazioni, le astuzie, che pur sfociano in morte, ci risultano vellutate, quasi mediate da modi riguardosi. Conseguenza del fatto che l’agile fluidità delle sue storie ci comunica anche, sullo sfondo, le abitudini quotidiane di una cultura antica, elaboratissima e lontana.
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3 giugno
Miguel Bosè, IL FIGLIO DI CAPITAN TUONO. MEMORIE DI UNA VITA STRAORDINARIA, Rizzoli 2022
Pochi personaggi nel mondo della musica e dello spettacolo sono iconici come Miguel Bosé, in grado davvero di segnare un’epoca, o meglio di attraversare i decenni con uno stile unico: volando, cadendo e rinascendo ogni volta in una diversa incarnazione. Polverizzando sempre i pregiudizi. In Il figlio di Capitan Tuono Bosé si mette per la prima volta a nudo senza reticenze e ci racconta la storia della sua infanzia e della sua adolescenza, una storia che inizia con il respiro di racconti senza tempo, con lui e le sue sorelle in balia di un padre onnipotente – il celebre torero Luis Miguel Dominguín, abituato al fatto che la sua volontà fosse legge – e di una madre travolgente di leggendaria bellezza – la splendida Lucia Bosé. Generoso e audace come non lo abbiamo mai visto, Bosé ci offre il volto meno noto di personaggi memorabili, da un Picasso vulnerabile e crepuscolare al bellissimo e maledetto Helmut Berger, senza dimenticare il suo padrino Luchino Visconti, Romy Schneider, Amanda Lear e altre figure tra le più significative dell’arte e della cultura del secolo scorso. E, destinata a rimanere con noi anche dopo la fine del libro, la Tata, autentico spirito benefico, che ci ricorda donne coraggiose disposte a tutto pur di proteggere creature indifese. Una storia che si svolge in un passato rarefatto, che attinge ai ricordi della nostra infanzia e della nostra giovinezza e che dimostra ancora una volta che nella contraddizione, nel dolore e nella gioia di vivere, Miguel Bosé ci capisce, ci accompagna e ci rappresenta.
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4 giugno
Ezio Sinigaglia, FIFTY-FIFTY. WARUM E LE AVVENTURE CONEROTICHE, TerraRossa 2021
Fifty-fifty, ossia Fifí (colui che per metà si concede e per metà si nega), è il nome parlante assegnato dal narratore al giovane uomo per il quale ha rinunciato a ogni altra relazione. La loro unione, per quanto esclusiva e simbiotica, è un bizzarro esempio di “amore non corrisposto”. In realtà anche Fifí è innamorato di Aram, ma il suo sentimento sceglie modi diversi, e soprattutto non erotici, per manifestarsi. La varietà dei linguaggi d’amore diventa così, in apparenza, il filo conduttore del romanzo. Il narratore ripercorre, implacabilmente, i tre anni, sei mesi, dodici giorni di questo singolare rapporto: una stagione di incanti, ma anche di astinenza e di attesa, pari solo a quella patita da Stocky, comune amico e geniale compositore, che veglia su di loro e sugli altri sei indimenticabili personaggi, ospiti della sua pittoresca villa in Versilia. Romanzo d’avventure, di formazione, di memoria? Di sicuro una commedia irriverente, che con una lingua piena di inventiva ci riporta al mondo esuberante degli anni Ottanta, attraverso un carosello di figure e situazioni che divertono, sorprendono e commuovono.
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5 giugno
Elisabetta Villaggio, FANTOZZI DIETRO LE QUINTE. OLTRE LA MASCHERA. LA VITA (VERA) DI PAOLO VILLAGGIO, Baldini + Castoldi 2021
Un memoir privato e insieme un racconto corale, un’incursione autentica nella vita di Paolo Villaggio e poi un’altra, inedita e fitta di testimonianze di prima mano, nel dietro le quinte del suo personaggio più memorabile: Ugo Fantozzi. Lui, il ragioniere più cinico e amato d’Italia, che nasce sulle pagine dell’«Europeo» prima di dare vita ai proverbiali libri e film; lui, capace di unire un ritratto sottile e scanzonato del ceto impiegatizio alla denuncia sociale contro «consumismo, cattivi e megapresidenti»; lui, creato e abitato da un comico ineguagliabile, di cui la figlia Elisabetta restituisce il ricordo con sguardo tenero e discreto. Dall’infanzia a Genova alle sere d’estate a Boccadasse, dall’amore vero incontrato a vent’anni al suo debole per Bun?uel, senza dimenticare la gavetta romana – iniziata in uno scantinato umido a Trastevere e culminata con Federico Fellini – e l’amicizia con Fabrizio De André. E poi l’ansia congenita, il cibo come atto di sfogo, il ritiro, la malattia. Questa è la storia di «uno che la felicità l’ha quasi perseguitata» e che, quando se n’è andato, l’ha fatto tra gli applausi. Tra novantadue minuti di applausi, s’intende. Prefazione di Laura Delli Colli.
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