I LIBRI DELLA SETTIMANA

4 ottobre

Madeline Miller, CIRCE, Marsilio 2021
Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull’isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l’ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l’astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell’Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov’è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.
5 ottobre

Marie-Pierre Salè, L’ACQUERELLO; Einaudi 2021
Oggi l’acquerello è una tecnica fra le altre, libera dalle catene di regole e gerarchie di genere che ne hanno segnato la storia nei secoli scorsi. Una pittura sostanzialmente semplice, fatta soltanto di colore e un po’ d’acqua, a lungo considerata un’arte minore, ma che schiere di acquerellisti inglesi, e in seguito statunitensi ed europei, non si sono mai stancati di difendere, rivendicandone la dignità di tecnica pittorica non inferiore alle altre. Opera di riferimento, questo libro studia, grazie a un considerevole apparato iconografi co, lo sviluppo dell’acquerello nell’arte occidentale, dapprima come tecnica e poi, a partire dalla fine del XVIII secolo, come genere, dalla pratica del disegno nella miniatura medievale fi no alle creazioni splendidamente libere e policrome degli astrattisti. L’acquerello, prodotto dai paesaggisti, dagli artisti naturalisti e poi dalle giovani avanguardie, trovò il suo culmine nell’ultimo terzo dell’Ottocento. Al cambio del secolo, l’epicentro della modernità si spostò in Francia: Johan Barthold Jongkind, Paul Cézanne e, in misura minore, Paul Signac – erede di Delacroix – saranno all’origine delle grandi rivoluzioni nella storia dell’acquerello del Novecento. Se gli artisti che si sono dedicati prevalentemente all’acquerello sono pochissimi – e ancor meno quelli che l’hanno praticato in maniera esclusiva – è anche vero che da Dürer a Kandinskij con questa tecnica sono stati prodotti alcuni dei piú grandi capolavori della storia dell’arte, nel corso di un’incessante sperimentazione tuttora in corso. Un’ampia appendice completa e approfondisce il volume, fornendo un repertorio di testi e di termini che documentano i metodi di preparazione di un gran numero di colori ad acqua, trasparenti o opachi, dal XVII al XIX secolo.
6 ottobre

Luciano Galimberti, TRENTATRE PICCOLE STORIE DI DESIGN, Electa 2021
Le sedie su cui ci sediamo, i tavoli dove mangiamo o lavoriamo, i letti sui quali dormiamo, i mezzi che usiamo per spostarci: oggetti di uso quotidiano che abitano le nostre case e le nostre vite. Talvolta li diamo per scontati o forse non ne conosciamo la storia ma, come ci ricorda Achille Castiglioni, «ciascuno di questi oggetti è il frutto dello sforzo comune di molte persone dalle diverse specifiche competenze tecniche, industriali, commerciali, estetiche. Il lavoro del designer è la sintesi espressiva di questo lavoro collettivo». Persone e cose s’intrecciano e per cercare di comprendere un soggetto umano nella sua interezza possiamo osservare il sistema di oggetti che lo circondano, investiti di energia psichica, affetti, concetti, simboli, memorie legate alla sfera intima. Se questi oggetti vengono associati al trentatré, un numero rilevante e ‘fortunato’ per la nostra cultura -in diversi ambiti, da quello religioso nei Vangeli, a quello letterario nella Divina Commedia a quello scientifico con il numero delle vertebre nell’uomo…-, ecco che la volontà di raccontare una storia intima diviene anche strumento di condivisione collettivo.
Le 33 storie di questo testo ci restituiscono, dunque, l’autobiografia in forma di oggetti di Luciano Galimberti che sceglie di raccontarli attraverso le esperienze, i ricordi, le emozioni, le memorie letterarie che attivano in lui, «senza l’ambizione di confrontarsi con le “grandi” storie ufficiali del design che hanno ruolo e merito di trasmettere la cultura del progetto, ma con il desiderio di comunicare l’idea che il design sia attività umanistica ben oltre la sua scientificità e la sua tecnica».
7 ottobre

Mieko Kawakami, HEAVEN, E/O 2021
Heaven indaga l’esperienza e il significato della violenza e il conforto dell’amicizia. Bullizzato per il suo strabismo, il protagonista del romanzo soffre in silenzio. La sua unica tregua è l’amicizia con una ragazza, Kojima, anche lei continuamente vittima dei dispetti delle coetanee per via della trasandatezza con cui si presenta a scuola. Kojima invita il ragazzino protagonista a un fitto scambio epistolare innocente e pieno di sogni, dove non c’è posto per l’angoscia del bullismo. Le lettere si susseguono a gran ritmo, riempiendo fino all’estremo la custodia del dizionario dove il ragazzino le nasconde, nonché diventando l’unico motivo di gioia delle giornate dei due ragazzi, che a scuola tendono a eclissarsi, anche agli occhi l’uno dell’altra. Ci sono molti segreti, cose che secondo la piccola e intelligente Kojima, non potranno mai essere comprese dai compagni di classe, i quali non sanno fare altro che sfogare le loro debolezze su di lei e sul suo amico. Ma qual è la vera natura della loro amicizia se è il terrore ad alimentare il loro legame?
8 ottobre

Cristina Frascà, LA SUPPLENTE, Garzanti 2021
Anna ha trent’anni e non ne fa una giusta. Sarà per questo che non ha ancora realizzato il sogno di insegnare; o forse perché la strada per ottenere un posto di ruolo – si sa – è lunga e tortuosa. Così, quando scopre di aver ottenuto una supplenza per un intero anno non può credere alle sue orecchie, e poco le importa che in quell’istituto professionale le sue amate materie umanistiche non siano le più importanti. Anna è armata di buone intenzioni e nessuno le impedirà di essere il perfetto insegnante in stile Attimo fuggente. Quando però si trova davanti Rimmel, Bruzzo, Mito, il Principe e Panik le sue certezze vacillano: i nomignoli dei nuovi alunni sono anche simpatici, ma loro non lo sembrano affatto, e non hanno alcuna intenzione di ascoltarla. Ma Anna ha una strategia segreta per provare a coinvolgerli: niente libro di testo, niente cattedra. La poesia è un linguaggio che arriva al cuore di tutti e persino il dizionario Treccani, se usato alla ricerca dei neologismi più strani, non è poi così difficile da consultare. Giorno dopo giorno, si avvicina sempre di più ai suoi studenti, scoprendo che, sotto una solida corazza, nascondono le paure di tutti gli adolescenti. Per loro, l’amicizia e l’amore hanno ancora il gusto pericoloso ma unico dell’ingenuità, e, più che di un voto, hanno bisogno di essere ascoltati. Quello che non avrebbe mai immaginato è che sarebbero stati loro a cambiare la sua vita. A insegnarle che le sue fragilità sono una risorsa e che l’incontro inaspettato con Sasha e la sua passione per gli scacchi è più speciale di quanto credesse. Anna ha finalmente capito quale è il segreto dell’insegnamento: non smettere mai di imparare. Cristina Frascà è un’insegnate che ha deciso di porre al centro del suo esordio fresco e sincero il mondo della scuola. Un romanzo in cui la protagonista è in cerca di sé stessa e non avrebbe mai pensato di capire chi è veramente grazie ai suoi alunni.
9 ottobre

Daniel Nayeri, TUTTE LE STORIE TRISTI SONO FALSE, Harper Collins 2021
In una scuola media dell’Oklahoma, un ragazzino di nome Khosrou, in piedi di fronte alla classe, sta cercando di raccontare una storia. La sua storia. Ma nessuno crede a una parola di quello che dice. Per i compagni lui è soltanto un tipo bizzarro che racconta un sacco di assurdità. Lo prendono in giro per il colore dei suoi capelli, i vestiti di seconda mano e il cestino del pranzo dall’odore strano… Eppure le storie di Khosrou (che ora tutti chiamano Daniel), attraversano gli anni, a volte addirittura i secoli, e sono bellissime ma anche terribili. Raccontano di Isfahan, la città dai ponti coperti, della sua vecchia casa con una voliera di vetro tra le stanze, della notte in cui è dovuto fuggire dall’Iran con sua madre mentre la polizia li inseguiva, fino ad arrivare in Italia. Ma raccontano anche lo splendore di un tappeto di rubini e perle nell’antica Persia, la bellezza del fiume Aras e dei campi di zafferano che sembrano sanguinare nella luce del tramonto. Come Shahrazād in un’aula scolastica ostile, Khosrou tesse una storia per salvare la propria memoria, per rivendicare la verità. Ed è una storia vera. La storia di Daniel.
10 ottobre

Christophe Palomar, LA CRISI COLPISCE ANCHE DI SABATO, Ponte alle Grazie 2021
Sabato sera. A Roma, dalla finestra dell’appartamento di famiglia, il pensionato Adriano Pasciuti, nato, cresciuto e vissuto a Testaccio, assiste al tramonto dell’estate e della vita, trascorsa fra gli ideali di una rivoluzione mancata, le promesse sfumate del benessere e un matrimonio che ha lasciato solo rimpianti.
A Milano, Gioia Airaghi, manager in una multinazionale, moglie e madre trascurata, approfitta della momentanea solitudine per recuperare il lavoro arretrato. Le fanno compagnia la vodka e la memoria di amori perduti: ma il passato è pronto a riaffacciarsi.
Intanto, a Ferrara, un gruppo di ragazzi alle soglie della vita adulta si trova per una pizza dopo il cinema. Una manciata di esistenze già indirizzate lungo i binari della vita di provincia: speranze e disillusioni, accoppiamenti e solitudini, tutto sembra già deciso. Ma da quel sabato per nessuno la vita sarà più la stessa.
Da questi tre momenti simultanei – tre città, tre generazioni, tre condizioni sociali, la straordinaria normalità di un sabato italiano – si dipana La crisi colpisce anche di sabato, romanzo-affresco che racconta l’Italia di oggi attraverso il fil rouge della crisi – una crisi morale e materiale, individuale e collettiva, forse eterna e senza soluzione – fino agli inattesi e deflagranti colori finali. Un’Italia sofferente e ferita, di fronte alla quale Christophe Palomar tiene la penna salda, fine e cordiale, e lo sguardo lucido, ironico e crudo: la penna e lo sguardo di un nuovo protagonista della narrativa italiana.