Ecco i libri letti e di cui si è parlato nell’incontro del Silent Book Club di sabato 1 ottobre 2022

Colson Whitehead, LA FERROVIA SOTTERANEA, Sur

Nella Georgia della prima metà dell’Ottocento, la giovane schiava nera Cora decide di tentare la fuga dalla piantagione di cotone in cui vive in condizioni disumane, e insieme all’amico Caesar comincia un arduo viaggio verso il Nord e la libertà. Servendosi di una misteriosa ferrovia sotterranea, Cora fa tappa in vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti. Aiutata da improbabili alleati e inseguita da uno spietato cacciatore di taglie, riuscirà a guadagnarsi la salvezza? Con questo romanzo Colson Whitehead offre una testimonianza scioccante – e politicamente consapevole – dell’eterna brutalità del razzismo, e al tempo stesso dà vita a un’appassionante storia d’avventura che per ritmo e colpi di scena ricorda i western pulp di Quentin Tarantino, e che ha al centro una moderna e tenacissima eroina femminile. Unica opera degli ultimi vent’anni a vincere sia il National Book Award che il Premio Pulitzer, La ferrovia sotterranea è già un classico. Nel 2021 ne è stata tratta una serie tv diretta dal Premio Oscar Barry Jenkins.

Donna Tartt,Il Cardellino, Rizzoli

Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all’attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall’acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l’innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.

Vasilij Grossman, Vita e destino, Adelphi

«Ho appena terminato un grande romanzo a cui ho lavorato per quasi dieci anni…» scriveva nel 1960 Vasilij Grossman, scrittore noto in patria sin dagli anni Trenta (e fra i primi corrispondenti di guerra a entrare, al seguito dell’Armata Rossa, nell’inferno di Treblinka). Non sapeva, Grossman, che in quel momento il manoscritto della sua immensa epopea (che aveva la dichiarata ambizione di essere il Guerra e pace del Novecento) era già all’esame del Comitato centrale. Tant’è che nel febbraio del 1961 due agenti del KGB confischeranno non solo il manoscritto, ma anche le carte carbone e le minute, e perfino i nastri della macchina per scrivere: del «grande romanzo» non deve rimanere traccia. Gli occhiuti burocrati sovietici hanno intuito subito quanto fosse temibile per il regime un libro come Vita e destino: forse più ancora del Dottor Živago. Quello che può sembrare solo un vasto, appassionante affresco storico si rivela infatti, ben presto, per ciò che è: una bruciante riflessione sul male. Del male (attraverso le vicende di un gran numero di personaggi in un modo o nell’altro collegati fra loro, e in mezzo ai quali incontriamo vittime e carnefici, eroi e traditori, idealisti e leccapiedi – fino ai due massimi protagonisti storici, Hitler e Stalin) Vasilij Grossman svela con implacabile acutezza la natura, che è menzogna e cancellazione della verità mediante la mistificazione più abietta: quella di ammantarsi di bene, un bene astratto e universale nel cui nome si compie ogni atrocità e ogni bassezza, e che induce a piegare il capo davanti alle sue sublimi esigenze. «Libri come Vita e destino» ha scritto George Steiner «eclissano quasi tutti i romanzi che oggi, in Occidente, vengono presi sul serio».«Il libro segue con ottocentesca, tolstojana generosità molteplici destini individuali spostandosi da Stalingrado (città doppia: simbolo di difesa e libertà contro la violenza nazista e insieme luogo-emblema dell’Urss staliniana; solo nella “casa di Grekov” si vive secondo onore e senza gerarchie) ai lager sovietici e ai mattatoi nazisti, da Mosca (le stanze del potere, le celle della Lubjanka) alla provincia russa. E raccontando la “crudele verità” della guerra, le storie intrecciate di eroi e traditori, automi di partito ed esseri pensanti, delatori, burocrati, intriganti, carnefici, martiri, personaggi fittizi e reali, inframmezzando la narrazione con numerosi dialoghi (di ascendenza, questi, dostoevskiana), Grossman continua a interrogarsi sull’essenza di sistemi che uccidono la realtà – di conseguenza anche gli uomini – falsificandola, sostituendola con l’Idea. Al posticcio e menzognero “bene” di Stato lo scrittore può opporre soltanto, per quanto ardua e apparentemente impossibile in tempi disumani, la bontà individuale, rivendicando – sommessamente, ma con tenacia – l’irripetibilità del singolo destino umano. Giacché “Ciò che è vivo non ha copie … E dove la violenza cerca di cancellare varietà e differenze, la vita si spegne”». (Serena Vitale)

George MacDonald, Phantastes, Flower-ed

Il giorno del suo ventunesimo compleanno, Anodos riceve le chiavi di un vecchio scrittoio ereditato dal padre. Dopo averne aperto alcuni cassetti e aver forzato un piccolo scomparto nascosto, appare d’improvviso una minuscola figura femminile: è lì per esaudire il suo desiderio, espresso distrattamente la sera prima, di trovare la strada per la Terra delle Fate. Quando il mattino successivo si sveglia, il ragazzo scopre che un rivolo d’acqua limpida scorre sul tappeto, che le decorazioni di fiori e foglie si muovono a una leggera brezza, che il mobile di quercia vecchio stile sta diventando un albero: l’intera stanza si sta trasformando davanti ai suoi occhi in un portale che si apre proprio su quel mondo fatato. Scorto un sentiero appena tracciato che conduce verso il bosco, lo segue istintivamente, preso da un’attrazione irresistibile. Tra le fate e i folletti, i vecchi libri e le bellissime fanciulle, il viaggio si rivelerà assai arduo. Anodos cadrà in errore e si risolleverà molte volte, ma dovrà percorrere la strada fino in fondo per poter crescere davvero e giungere a una forma più alta di consapevolezza.“Phantastes” fu pubblicato il 28 ottobre 1858. Il romanzo era talmente enigmatico e ricco di riferimenti alla letteratura, alle religioni e al folklore che i lettori ne rimasero sorpresi. In maniera del tutto nuova, George MacDonald si era allontanato dai canoni editoriali dominanti dell’età vittoriana e aveva affidato alla pura immaginazione la sua indagine della realtà, rendendo “Phantastes” la sorgente da cui tanti autori della letteratura fantastica attingeranno, da Lewis Carroll a C.S. Lewis. La traduzione offerta ai lettori dalla casa editrice flower-ed, integrale e annotata, è arricchita dalla Prefazione di Lorenza Ricci (“Sia il tuo cuore una sorgente”) e dalla Postfazione di Michela Alessandroni (“Specchi magici, cicli e alchimia”).

Juliana Weinberg, AUDREY HEPBURN. SOTTO UN CIELO DI STELLE, Giunti

Olanda, 1944. La danza è l’unica cosa che distrae la giovane Audrey dagli orrori della guerra e dai morsi della fame. Sogna di diventare una prima ballerina, ma una dopo l’altra le sue compagne di ballo, sempre più magre e deboli, si ritirano fino a che la scuola non decide di chiudere. È il momento più cupo di quegli anni difficili, con il padre filonazista che li ha abbandonati e i fratelli lontani impegnati nella Resistenza. Un giorno, però, fuori da casa compaiono due soldati che hanno qualcosa di diverso: parlano inglese, la lingua paterna che per anni non ha potuto usare, e le porgono un regalo tanto prezioso quanto raro: una tavoletta di cioccolato. Gli alleati sono finalmente sbarcati e stanno liberando l’Europa dai tedeschi. Ha così inizio una nuova vita fatta di passione, sacrifici e grande determinazione che dai teatri di Londra la porterà fino a Broadway. Una scalata verso il firmamento di Hollywood, tra i vari successi che l’hanno resa iconica, a partire dal ruolo in Vacanze romane che le vale l’Oscar come migliore attrice nel 1954. Ma dietro la notorietà e i film accanto a grandi interpreti come Gregory Peck e Humphrey Bogart e oltre lo scintillio della star, si nasconde una ragazza fragile e introversa, che continua a scegliere l’uomo sbagliato. Malinconica e sognante, raffinata ed efebica: per tutti è l’indimenticabile protagonista di Colazione da Tiffany. Ma chi era la vera Audrey? Un romanzo toccante e avvincente in cui si svela la storia di un’icona del cinema mondiale.

Joyce Carol Oates, BLONDE, La nave di Teseo

Joyce Carol Oates trasforma in romanzo tutte le vite di Marilyn Monroe: molto più di un sex symbol da calendario, con le sue contraddizioni e fragilità Marilyn è entrata nell’eternità del mito. Da adolescente solitaria a bellezza planetaria, ma anche donna insicura, giovane determinata, amante incostante, bambina innamorata, playmate e ragazza in lotta con lo specchio, attrice venerata e paziente in analisi, donna con molti amanti e poco amore, morta prematuramente e ancora viva nella memoria collettiva. Joyce Carol Oates, con il suo straordinario talento narrativo, riesce a mescolare storia e finzione in un romanzo in cui la vita si intreccia indissolubilmente con la fantasia, un capolavoro letterario in cui rivive la diva più grande di sempre.

Paolo Rumiz, E’ ORIENTE, Feltrinelli

Dalle Alpi svizzere al Salento, da Vienna al Mar Nero, dalla crosta delle montagne alle pianure incise dal serpente del Danubio, un lungo viaggio, anzi una serie di viaggi, per imparare a guardare e a sentire la spalla orientale dell’Europa. Il volume raccoglie per la prima volta scritti editi e inediti del reporter italiano, in cui convivono gusto per il viaggio e dell’andare (attraversando paesaggi, incontrando uomini, sondando umori), la fascinazione del racconto e della parola.

Paolo Rumiz, COME CAVALLI CHE DORMONO IN PIEDI, Feltrinelli

Questo è il racconto di un viaggio in treno, anzi di molti viaggi in treno. Il narratore parte per la Galizia: che prima nel 1914 e poi nel 1915 fu teatro di pesantissimi combattimenti fra russi e austro-ungarici. Lì scorre il primo sangue della grande guerra. Lì il narratore raccoglie le prime voci, le voci che vengono dalle piccole luci dei cimiteri polacchi dove le tombe si lucidano sino a farle brillare. E quelle voci si sommano alle altre che progressivamente Rumiz raccoglie: i tedeschi, gli italiani, gli austriaci sembrano parlare la stessa lingua della morte subita. E quei cimiteri si rivelano abitazioni create per l’eterno. Sul treno che lo riporta in Italia dalla Polonia il narratore fatalmente smarrisce il quaderno degli appunti. Quella perdita gli stringe il petto come una morte. Vi legge con nettezza il rischio della perdita della memoria storica che è di fatto il segno più luttuoso a cui noi fragili umani siamo esposti. Per fortuna arrivano come benedizione i nuovi racconti orali, l’aprirsi delle cassapanche dove le famiglie tengono come preziosi cimeli i diari, gli appunti, le cartoline, gli effetti personali di chi non è più. Da quei racconti la memoria risospinge il racconto in Russia, in Ucraina, a Leopoli, là dove si destano le rimembranze di alpini passati dalla guerra alla rivoluzione leninista. La lenta tradotta su cui viaggia il narratore accoglie fantasmi di soldati: i fantasmi dei vivi si accompagnano a quelli dei morti e il viaggio finisce a Redipuglia..

Liliana De Curtis con Matilde Amorosi, TOTO’ MIO PADRE, Rizzoli

La biografia di Totò raccontata dalla sua unica figlia, Liliana, è uno spaccato di vita familiare in cui il grande artista viene descritto nella sua dimensione umana segreta. Totò, padre tenero, ma troppo possessivo, marito- padrone per l’adorata moglie Diana, pieno di pregi ma anche di difetti, balza fuori da queste pagine con eccezionale vivezza. Per riuscire in questa impresa Liliana ha attinto al bagaglio dei suoi ricordi, una sterminata quantità di episodi, divertenti o drammatici, come è logico in un personaggio per il quale, secondo una sua definizione, «una lacrima è solo l’altra faccia del sorriso». Per gli ammiratori, poi, ci sono delle vere chic- che, e cioè alcune poesie inedite e una lettera che Totò, nel 1943, indirizzò alla moglie e alla figlia, corredata da un suo disegno. Parlare del padre, spiega Liliana, non le riesce facile per quella ridda di emozioni che risvegliano in lei i ricordi, dolci o amari, ma comunque impressi indelebilmente nella sua memoria. Perciò nella scrittura ha dovuto lasciarsi guidare soprattutto dalla voce del cuore. Ne è nata una biografia molto vera e priva di retorica, una lettura indispensabile per tutti quelli che, amando Totò, vogliono conoscerlo nell’intimo della sua complessa personalità, al di là della maschera diventata ormai un mito senza tempo.

Filippo Cerri, DI MACCHIA DI MORTE. BALLATA DEGLI ULTIMI BRIGANTI, Effequ

Questa storia ricorda quei racconti narrati attorno al fuoco, che non sono fatti di principesse e di principi ma di terre riarse, di cieli aperti e di boschi fittissimi, di potere inflitto e subito, di vite che cercano di sopravvivere come possono, quando possono. Sono le storie dei luoghi d’Italia illuminati da una luce violenta e tetra, quelli in cui si muovono i briganti: il biondo Bianciardi, il grande e inafferrabile Tiburzi, e poi il re brigante e numerosi altri figuri le cui storie originano dal vero ma finiscono nella leggenda. Intorno a loro si agitano principi e carabinieri, persone comuni, preti, contadini, carbonai, prostitute, donne e proprietari terrieri. Seguiremo le loro vicende epiche e disperate, li vedremo vivere e morire in un percorso che, in un serrato montaggio da grande epopea western, ci porta dentro la Storia d’Italia e il brigantaggio, e ancora altrove, a conoscere le sorti di personaggi indimenticabili e ad addentrarci in una terra malata che nasconde sotto il suo morbo una bellezza segreta.

Lianke Yan, GLI ANNI, I MESI, I GIORNI, Nottetmpo

Due brevi romanzi ambientati “in un’atmosfera tra il mitico e il fiabesco, bestseller in tutto il mondo, raccontano le storie commoventi di una madre vedova che cerca di conquistare un futuro per i propri figli disabili tra i coloratissimi monti Baloo e di un agricoltore che insieme al proprio cane cieco protegge l’unica pannocchia sopravvissuta alla carestia, creando la possibilità di un nuovo futuro. È un libro sulla generosità, sull’amore materno e sulla bellezza delle cime inesplorate, degli animali, delle piante e degli uomini che le abitano.

Paolo Borzacchiello, Elisa Sednaoui, NESSUNO PUO’ FARTI STAR MALE SENZA IL TUO PERMESSO, Mondadori

Questo libro racconta di Elisa e Paolo, due ragazzi alle prese con la difficile gestione delle emozioni e del rapporto con gli altri. È un libro speciale: mentre lo leggi ti aiuta a stare meglio, a superare alcune convinzioni che spesso rendono le cose più complicate di quel che sono, a trovare dentro di te le risorse per affrontare le sfide quotidiane. È un libro magico, pensato per te, per farti divertire e star bene: tu leggilo, leggilo e basta. Al resto, penserà lui.