I LIBRI DELLA SETTIMANA

19 febbraio

Ferdinando De Giorgi, EGOISTI DI SQUADRA. ESALTARE IL GRUPPO SENZA SACRIFICARE IL TALENTO, Mondadori 2023
Il talento individuale e lo spirito di squadra spesso vengono visti come forze in contraddizione. La mossa vincente, però, è trovare il modo di farli andare d’accordo, anzi di farli diventare una cosa sola. Egoisti di squadra è un condensato di tutti i valori, strumenti, storie e concetti che Ferdinando De Giorgi ha imparato nel corso della sua straordinaria carriera sportiva che lo vede da oltre quarant’anni ai vertici dello sport mondiale. Prima da giocatore, come palleggiatore della Nazionale della “generazione dei fenomeni” capace di vincere tre mondiali di fila; e poi come allenatore vincitore di scudetti, Champions e, alla guida della Nazionale italiana, dell’Europeo 2021 e del meraviglioso Mondiale 2022. Messa in fila così, quella di De Giorgi, è una carriera che sembra essere caratterizzata solo dalla vittoria. E in parte sicuramente è vero, ma dietro a questi risultati c’è un percorso difficile che gli ha permesso di raggiungere obiettivi così grandiosi imparando dai tanti errori, dalle innumerevoli sconfitte e dalle mille sfide che tutti, nello sport, ma anche nel lavoro o nella vita, dobbiamo affrontare quotidianamente. Questo libro diventa così un vero e proprio metodo di leadership e crescita personale per cui la motivazione, il rispetto e la squadra sono i confini entro i quali alimentare e far emergere il talento di ognuno, che sia su un campo di pallavolo, in un ufficio o in famiglia. Perché allenare il talento, il proprio o quello degli altri, vuol dire fondamentalmente allenare l’autoformazione, la capacità di ogni persona di conoscere i propri limiti, di accettarli e, quindi, di motivarsi per cercare di superarli o trasformarli in punti di forza.
20 febbraio

Anthony Barret, ROMA BRUCIA. NERONE E L’INCENDIO CHE MISE FINE A UNA DINASTIA, Einaudi 2023
Secondo la leggenda, l’imperatore Nerone appiccò il fuoco alla sua grandiosa capitale la notte del 19 luglio del 64 d.C. incolpando dell’immane tragedia i cristiani. Una storia raccontata cosí da quasi due millenni, in cui poco o nulla corrisponde a verità. Un resoconto dettagliato e completo di quel grande incendio e delle sue fatali conseguenze per il mondo romano. L’incendio di Roma d’epoca neroniana resta uno degli eventi maggiormente conosciuti e citati anche nelle piú popolari «vulgate» della storia antica, tanto da aver generato e ispirato numerose narrazioni o rappresentazioni nella letteratura, nel cinema, nelle arti figurative. L’amplissima distruzione causata dal fuoco fu drammatica e gravida di conseguenze per la civiltà del suo tempo e per il popolo romano. Il libro di Anthony A. Barrett ricostruisce nel modo piú attendibile e circostanziato possibile cosa accadde veramente e perché, e quali furono le conseguenze a breve e a lungo termine. Attingendo a nuove, straordinarie scoperte archeologiche e vagliando tutte le testimonianze letterarie, Barrett sostiene che il disastro fu un punto di svolta nella storia romana, che portò alla caduta di Nerone e alla fine della dinastia iniziata con Giulio Cesare. L’incendio gettò nel panico la popolazione, rovinò l’immagine dorata di Nerone, provocando una crisi finanziaria e una svalutazione della moneta che ebbe un impatto duraturo sull’economia romana.
21 febbraio

Vincenzo Trione, PROLOGO CELESTE. NELL’ATELIER DI ANSELM KIEFER, Einaudi 2023
Vincenzo Trione ci consegna un originale racconto critico in cui accompagna il lettore dentro gli atelier in un vero viaggio alchemico. Animato da una vocazione epica, Kiefer, di volta in volta, si fa Prometeo, Efesto e Sisifo. Sono, queste, le tre grandi figure del mito che, come in una costellazione, orientano un’indimenticabile traversata dei cieli di Anselm Kiefer.
Atelier come fucina creativa, laboratorio scientifico, antro alchemico, biblioteca, archivio personale, wunderkammer, dispositivo, poligono, piccola città in cui l’immaginazione diventa pensiero e gesto. Tra i massimi artisti contemporanei, Anselm Kiefer è riuscito a fare qualcosa che, per grandiosità e ambizione, ha pochi paragoni: dando voce a una profonda vocazione epica, ha trasformato i suoi studi, gli spazi in cui materialmente crea quadri e sculture, in opere d’arte interminabili. In un libro unico, arricchito da più di settanta fotografie (molte delle quali dello stesso Kiefer), Vincenzo Trione visita questi luoghi misteriosi e inaccessibili come un pellegrino incantato, accompagnando il lettore in un privilegiato itinerario nella mente-atelier dell’artista. A Barjac e Croissy, in Francia, Kiefer ha costruito da solo musei-laboratori-archivi-città dove, come un moderno Prospero, plasma e rende reali le sue visioni. Tra torri simili ai celebri “Sette Palazzi Celesti” e catacombe scavate nella roccia, tra teatri che ricordano quelli della Grecia antica e hangar adibiti per mostre ipotetiche, Kiefer ha allestito autentiche cosmogonie che sembrano mimare i meccanismi della mente. In esse, gli incubi del ventesimo secolo si affiancano a illuminazioni di futuri alternativi. È difficile descrivere a chi non li ha visitati cosa siano questi luoghi, la potenza che ingabbiano, la debordante varietà di materiali che custodiscono. E sono pochi quelli che li hanno abitati: tra loro, Vincenzo Trione che, con “Prologo celeste”, scrive un libro unico, arricchito da più di settanta immagini (molte delle quali dello stesso Kiefer). Come un viaggiatore curioso e sebaldianamente divagante, capace di porre in risonanza la storia dell’arte con la filosofia, la mistica, la letteratura e la scienza, Trione fa emergere le infinite suggestioni sottese alle opere.
 
22 febbraio

Maurizio Fiorinio, AUTORITRATTO NEWYORKESE, E/O 2023
New York, 2008. Il ventitreenne protagonista ha lasciato l’Italia, per andare all’estero a studiare fotografia. Per sbarcare il lunario fa il go-go boy nei locali notturni di Alphabet City e il modello di nudo per artisti di second’ordine, trascorrendo gran parte del suo tempo libero su Craigslist alla ricerca di stanze in affitto e di sesso usa-e-getta. È lì che incontra Louis, detto Lou, uno sregolato che passa le sue giornate in una casetta costruita su un albero, fuori città, leggendo libri fantasy. I due, dopo un’incostante e fugace frequentazione, decidono di andare a vivere insieme e mentre tentano di far quadrare i conti con i loro sogni e i rispettivi disincanti, tirano a campare alla bell’e meglio: Lou trovando lavoro in un bizzarro solarium aperto ventiquattr’ore al giorno, il protagonista in una pizzeria italiana. Imprigionata in un’oscura e autodistruttiva ossessione reciproca, la loro diventa una storia fatta di furti in giro per i supermercati di Manhattan e di notti insonni, di pericolosi giochi d’azzardo e marchette, di pugni in faccia e diner che, in assenza di posti dove sfogare le ultime frenesie notturne, si trasformano in parcheggi dell’anima. L’esito, irrimediabilmente devastante, sembra suggerirci l’idea che bisogna precipitare nell’abisso più profondo per venire a patti con la propria integrità.
23 febbraio

Alejandra Kamiya, ANCHE GLI ALBERI CADUTIO SONO IL BOSCO, Ventanas 2023
Un’amicizia segreta e immortale, l’onore di una missione incomprensibile in tempo di guerra, una storia di abusi familiari, la maternità, il suicidio. E prima e al di sopra di questi e altri temi, il disagio di essere «giapponese in Argentina e argentina in Giappone, così, con la lettera minuscola per me e la maiuscola per il Paese». “Anche gli alberi caduti sono il bosco” è il frutto di un lavoro lento e minuzioso. Tutto ciò che finisce sulla pagina di Alejandra Kamiya ha un peso, anche i silenzi. Sotto una scrittura densa ma lievissima si agitano gli stati d’animo turbolenti di personaggi che quasi sempre hanno la loro epifania nel quotidiano. Grazie a un’estrema cura dei dettagli, Alejandra Kamiya condensa in poche pagine esistenze intere. Di donne perlopiù, osservate da diverse angolazioni, in età della vita e contesti sociali molto distanti. Dodici racconti che lasciano più domande che risposte e scavano in profondità, oltre la fine del racconto e del libro.
24 febbraio

Anna Metcalfe, CRISALIDE, NNE Editore
Una donna decide di tagliare i ponti con l’esterno, compresi amici, amanti e famiglia. Da piccola l’ansia la faceva tremare, ma ora si allena per diventare sempre più forte, per addestrarsi all’immobilità perfetta, piegando il suo corpo in posizioni plastiche, complesse. Comincia a mostrarsi solo attraverso i social, in video che la ritraggono immersa nella natura, sola, irraggiungibile e intangibile. E i suoi follower aumentano, scegliendo come lei di negarsi al mondo. Tre persone che l’hanno amata senza capirla raccontano la sua storia: Elliot, il suo primo seguace, che l’ha vista fortificare il suo corpo in palestra; la madre Bella, che l’ha cresciuta da sola e la ricorda come una bambina taciturna e nervosa; e Susie, collega e amica, che le ha offerto rifugio mentre ricostruiva la sua vita dopo una relazione tossica. Ipnotico e avvolgente, Crisalide è la storia di una donna che decide di sfidare lo sguardo degli altri, di ridursi all’essenziale e di trasformarsi in una musa ispiratrice, come una dea guerriera scolpita nella pietra. Con uno stile asciutto e poetico, Anna Metcalfe parla di passioni domate e di equilibrio ritrovato, di potere e autosufficienza, e della provocatoria libertà di sottrarsi a tutto, una metamorfosi energica e profonda capace di svelare potere e bellezza.
25 febbraio

Irina Zhurov, LA GEOLOGA, IL CIGNO E I VECCHI CREDENTI, Playground 2023
Nell’Unione Sovietica dei primi anni Settanta, Galina è una geologa trentenne, “figlia della propaganda”, cresciuta in una famiglia influente e con un padre che è un inflessibile funzionario del regime. Dopo diverse e importanti spedizioni geologiche nel Paese, Galina è incaricata di guidare una missione di rilevamento in Siberia alla ricerca di un giacimento di ferro in vista dell’apertura di una gigantesca miniera che dovrebbe accelerare lo sviluppo industriale del Paese, nella ostinata competizione con l’Occidente. Durante un volo di rilevamento sulla taiga siberiana, a bordo di un elicottero guidato da un pilota-geologo con un’aria d’artista (e di dissidente), mentre sorvolano una striscia della foresta in teoria disabitata, vede dall’alto, in mezzo al nulla, una minuscola capanna e un orto, e quando l’indomani, a piedi, raggiungono lo stesso luogo, scoprono l’esistenza di una misteriosa famiglia, i Kol, composta dal patriarca Hugo e i suoi tre figli, Agafia, Dima e Natalia. Ma chi sono veramente? Come sono finiti in una terra così estrema e da sempre disabitata, con l’insediamento umano più vicino a quasi trecento chilometri di distanza, senza nessuna delle comodità assicurate dalla tecnologia? Nell’incontro tra i geologi e la famiglia Kol, che è anche un incredibile e imprevisto incontro tra il Diciassettesimo e il Ventesimo secolo, tra un mondo votato al progresso e un modo votato alla conservazione, ben presto esplodono le molte contraddizioni, incarnate in particolare nel disastroso progetto di una miniera che potrebbe guastare definitivamente quel tratto di natura incontaminata.