I LIBRI DELLA SETTIMANA

19 giugno

Jackie Ess, DARRYL, Pigdin 2022
Darryl Cook è un uomo semplice: ha una discreta posizione economica, una casa tranquilla nell’Oregon e una passione nel guardare la sua bella e distante moglie che fa sesso con maschi alfa. Un novizio nel mondo dei cuck, Darryl intraprende un viaggio alla scoperta di sé, sempre più ansioso e vulnerabile, mettendo in dubbio la sua mascolinità e che questa lo rappresenti davvero. Immergendosi nella scena del suo kink ed esplorando la propria sessualità in altre direzioni, scopre che non tutte le persone che lo circondano sono quelle che sono. Allora diviso tra l’amore per Bill, un bull massiccio ma amorevole, e la crescente minaccia di Clive, uomo inquietante dal passato oscuro, si ritrova a tirare i fili di verità che rischiano di far sgretolare il suo matrimonio, la sua città e anche se stesso. “Darryl” è una commedia nera, audace e irriverente in cui nulla è come sembra. Una meditazione arguta e originale su sesso, gender, matrimonio e cosa si prova a essere “altro”.
20 giugno

Benedetta Fallucchi, L’ORO É GIALLO, Hacca 2023
La protagonista di questo romanzo si sveglia spesso di notte per fare pipì, ha il terrore dei bagni pubblici, teme di non riuscire a trattenerla quando è in viaggio e sempre, sempre, rintraccia minzioni rappresentate ovunque, nelle pinacoteche come nelle riviste d’arte contemporanea o al cinema. Al pari degli Inuit, poi, crede che la vescica sia la sede della sua anima. Ed è proprio lì, infatti, che individuerà le ragioni di una felicità trattenuta, di un piacere sospeso. Irriverente e contemporanea, la storia qui raccontata – intervallata da digressioni in cui l’autrice ci diverte con un florilegio di scenari in cui la vescica è protagonista, anche se spesso non ce ne accorgiamo – è un inno alla liberazione, nelle relazioni sociali come nel rapporto con il proprio corpo.
21 giugno

Fabio De Luca, OH, OH, OH, OH, OH. I RIGHEIRA, LA “PLAYA” E L’ESTATE 1983, Nottetempo 2023
Estate 1983. Siamo ormai lontani dal campo gravitazionale del ’77, lontanissimi dal ’68, ma al tempo stesso non ancora soggiogati dal rampantismo e dal disimpegno che detteranno legge dal 1984 in avanti. Il presidente americano Reagan promette uno “scudo spaziale”, a Napoli nasce la prima “bambina in provetta” italiana, in casa Fiat o meglio a Cape Canaveral si lancia la Uno e dalle radio di tutto il paese esce l’inconfondibile “oh, oh, oh, oh, oh” di “Vamos a la playa” dei Righeira. Una delle tante canzonette in cima alle classifiche di vendita dei 45 giri? Non proprio, perché “Vamos a la playa” è diversa da qualsiasi altra canzonetta mai sentita prima. Ha una linea melodica irresistibile, che subito si ficca in testa e non va più via. Un testo (in spagnolo!) che parla di una bomba atomica e della fine del mondo. E due ragazzi a cantarla, Johnson e Michael Righeira, che per poter partecipare alla finale del Festivalbar, l’evento estivo per eccellenza, devono chiedere una licenza dal servizio militare. Nell’estate 1983 quel tormentone lo conoscevano (e lo cantavano) tutti, anche e soprattutto chi lo detestava. Un caso oggi inimmaginabile di pop realmente universale, onnipresente, che parlava a tutti, in ogni occasione. Fabio De Luca incontra i protagonisti di quegli anni e della musica italiana di oggi – Johnson Righeira, Carmelo La Bionda, Linus, Claudio Cecchetto, Carlo Massarini, Francesco Bianconi, Antonella Ruggiero, Jovanotti, Max Pezzali, Roberto D’Agostino e molti altri – e racconta, con un amore contagioso, un’estate e un’Italia vivacissime, indimenticabili.
22 giugno

Craig A. Manson, SUORE CHE SI COMPORTANO MALE. STOREI DI MAGIA, SESSO E INCENDI NEI CONVENTI MEDIEVALI, Il Saggiatore 2023
Stregoneria. Incendi dolosi. Assenze ingiustificate. Rituali per trovare il vero amore. Non tutte le suore dell’Italia fra il XVI e il XVIII secolo vissero secondo i paradigmi della vita monastica. Rinchiuse in conventi, sottoposte a gerarchie soffocanti, represse e perseguitate dai loro superiori, schiere di donne costrette in una tonaca aggirarono l’autorità ecclesiastica in modi talvolta straordinari. Craig A. Monson ci racconta storie allo stesso tempo comuni ed eccezionali, come quella di suor Maria Vinciguerra Malvezzi che strappò, fece a brandelli e bruciò la donazione alla cappella di una consorella; o di suor Angela Aurelia Mogna, che fuggì dalla sua cella a gambe levate, correndo in mezzo ai boschi tenendo per mano suor Giovanna Balcona; o della congregazione di San Niccolò di Strozzi che cospirò per incendiare il proprio convento riconquistando la libertà perduta con il velo; o persino dell’anello incantato di donna Florentia, che risvegliava in chiunque lo toccasse l’ardore amoroso. Le sfide che queste monache dovettero affrontare avevano un solo scopo: eludere i severi limiti che la Chiesa imponeva. Ma le loro trasgressioni sono rimaste sepolte in archivi polverosi, almeno fino a oggi. Suore che si comportano male riesuma queste storie dimenticate e ridà vita alle voci a lungo taciute di queste eroine di clausura
23 giugno

Sandro Modeo, TRE. FEDERER, NADAL, DJOKOVIC E IL FUTURO DEL TENNIS, 66thand2nd 2023
Lo sport è di norma segnato dal dominio solitario di un individuo o di una squadra, oppure dalla sfida prolungata tra due campioni o due team: i duellanti, appunto. La supremazia e la rivalità sono inevitabilmente limitate nel tempo: si parla spesso di «ciclo», riferendosi a un corso che raramente supera il decennio. Il tennis del Ventunesimo secolo è invece un’eccezione notevolissima per tutto lo sport, perché inscena una contesa a tre (il regno di Federer, Nadal e Djoković) di una durata stupefacente. Sandro Modeo cerca di illuminare questa eccezione coniugando pathos narrativo e scavo analitico, ricorrendo a un esteso ventaglio disciplinare, umanistico e scientifico: l’unicità dei Tre non può infatti essere liofilizzata in immagini logore e formulazioni vaghe come il «talento naturale», la «forza mentale» o la «capacità di soffrire». I Tre, in vent’anni, non hanno semplicemente alzato l’asticella dei record, ma hanno ridefinito il gioco e mutato la nostra stessa idea di record, conquistando complessivamente (al dicembre 2022) 63 tornei dello Slam. La loro supremazia è stata tale da far parlare di «generazione perduta» per tutti quei tennisti che, durante il lunghissimo regno tripartito, ne hanno atteso invano il declino, dividendosi le briciole del pasto. Roger, Rafa e Novak hanno continuato a vincere e a colonizzare i tornei più prestigiosi, come se il tempo restasse congelato, come se i match per determinare chi tra loro fosse il migliore di sempre non finissero mai. Fino a quando, nel settembre 2022, la vittoria del diciannovenne Carlitos Alcaraz agli US Open e il congedo di Federer hanno fatto intravedere (forse) l’alba di una nuova era.
24 giugno

Matteo B. Bianchi, LA VITA DI CHI RESTA, Mondadori
“Quando torni io non ci sarò già più.” Sono le ultime parole di S. a Matteo, pronunciate al telefono in un giorno d’autunno del 1998. Sembra una comunicazione di servizio, invece è un addio. S. sta finendo di portare via le sue cose dall’appartamento di Matteo dopo la fine della loro storia d’amore. Quel giorno Matteo torna a casa, la casa in cui hanno vissuto insieme per sette anni, e scopre che S. si è tolto la vita. Mentre chiama inutilmente aiuto, capisce che sta vivendo gli istanti più dolorosi della sua intera esistenza. Da quegli istanti sono passati quasi venticinque anni, durante i quali Matteo B. Bianchi non ha mai smesso di plasmare nella sua testa queste pagine di lancinante bellezza. Nei mesi che seguono la morte di S., Matteo scopre che quelli come lui, parenti o compagni di suicidi, vengono definiti sopravvissuti. Ed è così che si sente: protagonista di un evento raro, di un dolore perversamente speciale. Rabbia, rimpianto, senso di colpa, smarrimento: il suo dolore è un labirinto, una ricerca continua di risposte – perché l’ha fatto? –, di un ordine, o anche solo di un’ora di tregua. Per placarsi tenta di tutto: incontra psichiatri, pranoterapeuti, persino una sensitiva. E intanto, come fa da quando è bambino, cerca conforto nei libri e nella musica. Ma non c’è niente che parli di lui, nessuno che possa comprenderlo. Lentamente, inizia a ripercorrere la sua storia con S. – un amore nato quasi per sfida, tra due uomini diversi in tutto –, a fermare sulla pagina ricordi e sentimenti, senza pudore. Ecco perché oggi pubblica questo libro, perché allora avrebbe avuto bisogno di leggere un libro così, sulla vita di chi resta. Ma c’è anche un altro motivo: “In me convivono due anime” scrive, “la persona e lo scrittore”. La persona vuole salvarsi, lo scrittore vuole guardare dentro l’abisso. Per vent’anni lo scrittore che c’è in Matteo ha cercato la giusta distanza per raccontare quell’abisso. E quando si è trovato nel punto di equilibrio, da lì, da quella posizione miracolosa, ha scritto queste parole, che, seppur lucidissime, sgorgano con la forza e la naturalezza dell’urgenza. Ciò che stiamo consegnando nelle mani di chi legge è un dono, sì, ma un dono di straordinaria gravità. Eppure, ognuna di queste pagine contiene un germe di futuro, la testimonianza di come, persino nelle pieghe di un dolore indicibile, la scrittura possa ancora salvare.
25 giugno

David Bellos, VITA E ARTE DI JACQUES TATI, Sagoma 2022
Il personaggio creato da Jacques Tati, lo stralunatissimo Monsieur Hulot, vestito di impermeabile e cappello, con l’immancabile ombrello in mano e l’iconica pipa in bocca, è uno dei pochi personaggi universali e senza tempo che il cinema ha proposto, sulla scia di quelli creati da Buster Keaton e Charlie Chaplin. A 40 anni dalla morte del grande regista e mimo francese, ecco finalmente pubblicata anche in Italia la biografia più autorevole e completa dedicata a questo grande artista, a firma del pluripremiato linguista, traduttore e biografo inglese David Bellos, professore di letteratura francese e comparata a Princeton. La storia di Tati, tutta da leggere, è quella di un Don Chisciotte della Settima Arte che ha sacrificato tutto per trasmetterci la sua personalissima e divertente visione del mondo che ancora oggi ci seduce per la sua poesia.