I LIBRI DELLA SETTIMANA

20 maggio

Kurt Cobain, TERRITORIAL PISSINGS. L’ULTIMA INTERVISTA E ALTRE CONVERSAZIONI, Minimum fax 2024
Le interviste raccolte in Territorial Pissings consentono di ricostruire, attraverso le sue stesse parole, la vita, le idee, la concezione musicale di un genio fragile, che ha saputo, quasi contro la sua stessa volontà, farsi portavoce di una generazione lontana dagli antichi sogni rivoluzionari e dalle grandi ideologie ma carica di una creatività e di una rabbia probabilmente irripetibili.
Il 5 aprile del 1994, con un colpo di fucile, Kurt Cobain si toglie la vita. Ha ventisette anni, come ventisette anni avevano, al momento della morte, Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison. Tre anni prima, con Nevermind, i Nirvana avevano cambiato per sempre la storia della musica rock, inanellando una serie di canzoni nelle quali i Beatles e la sensibilità punk trovavano un incredibile e armonico punto d’incontro. Accanto al corpo di Cobain viene ritrovata una lettera d’addio dalla quale emergono con chiarezza la difficoltà nel gestire il successo e l’esposizione mediatica, lo stato di sofferenza fisica che lo avevano indotto a usare l’eroina come antidolorifico, l’incapacità di conciliare una sensibilità fuori dal comune e una fama improvvisa e travolgente.
21 maggio

Fanio Zanello, Tommaso “Piotta” Zanello”, CORSO TRIESTE, La nave di Teseo 2024
Fabio e Tommaso sono due fratelli, tra loro una distanza di dieci anni, che significano tutto. Due vite che scorrono parallele, sullo sfondo di una Roma sempre uguale e sempre cangiante: elettrizzata, violenta, notturna, domestica, languida. Fabio è adolescente negli anni ’70, quando il terrorismo e la lotta politica vitalizzano e corrodono le menti più giovani, in un corpo a corpo con le istituzioni, con le generazioni precedenti, con il futuro, con le utopie che si sgretolano sotto i colpi della repressione, dell’eroina, delle morti – le troppe morti, su tutti i fronti. Tommaso adolescente lo diventerà più tardi, in quegli anni ’80 e ’90 che raccolgono un bisogno collettivo di tregua trasformandolo in una forma di palude privata: la politica lascia il posto all’intrattenimento, la ribellione scema nella depressione, il dilagare dell’HIV e di un nuovo ordine internazionale sanciscono la “fine della storia” e la perdita di un immaginario comune. Fabio da Roma si allontana per poi tornarvi, cercando nell’estremo Occidente e nell’estremo Oriente le risposte a una crisi politica e culturale che si fa sempre più spirituale, mentre la vita di Tommaso viene progressivamente rivoluzionata dalla scoperta della musica rap e hip-hop. Da una realtà famigliare consueta e rassicurante, da un quartiere vissuto come una casa, da un liceo profondamente legato a una borghesia spesso distante, ricchissima, Tommaso, si ritrova catapultato in un mondo più ampio, quello dei centri sociali e delle radio indipendenti, della scena alternativa e dei palchi di tutta Italia. Nascerà così Piotta, ma la storia del suo successo è un’altra storia.
22 maggio

Kim Fu, MOSTRI MENO NOTI DEL VENTUNESIMO SECOLO, Racconti 2024
Libro vincitore del Shirley Jackson Award e del Northwest Pacific Award
Il mondo che viviamo è infestato da creature spaventose, per Kim Fu, e in Mostri meno noti del XXI secolo ce le mostra in tutte le sfaccettature. Vincitore del Pacific Northwest Book Award, fra i migliori libri del 2022 per Time, Book Riot e altri ancora, la raccolta di racconti dell’autrice nata in Canada da genitori cinesi rappresenta la realtà che ci circonda in chiave Black Mirror.
Da quando l’essere umano ha dovuto ridimensionarsi di fronte a tecnologie più indomabili di Frankenstein, a cambiamenti troppo grandi e repentini, alla minaccia di un’estinzione, la letteratura si è ritrovata infestata da mostri sempre più famigerati. Il futuro sa però insinuarsi anche in modo surrettizio. Chi sono i mostri meno noti del secolo in cui viviamo? I mostri di Kim Fu ci appaiono come deformati in uno specchio del domani, e se ci siamo ormai resi conto che al potenziamento delle tecnologie non corrisponderà alcun miglioramento di chi ne usufruisce, nelle mostruosità dei loro volti è un diverso «segno dell’età» quello che traspare: il futuro è in realtà un megafono. I mondi virtuali, le simulazioni, le piattaforme social, ma anche gli ambienti lavorativi, i nuovi modi di vivere la coppia, non fanno che amplificare le nostre vibrazioni più profonde – fobie, ansie e ossessioni tipiche di un mondo non più a misura d’umano ma di sovrumano, dove nel super non c’è solo il nuovo, ma quanto di più recondito portato all’eccesso, messo radicalmente a nudo. Cosa ci aspetta? Una stampante 3d per recuperare i nostri corpi deceduti; perfetta per uccidere il proprio partner dopo un litigio. Un cubo per controllare il tempo; e non è detto che serva solo a ringiovanire. La possibilità di rivivere momenti persi con i nostri cari; ma a quale prezzo? Forse non serve prepararsi al peggio, piuttosto ci converrà scoprire chi siamo e siamo sempre stati
23 maggio

Jennifer Guerra, IL FEMMINISMO NON E’ UN BRAND, Einaudi 2024
Negli ultimi dieci anni il femminismo è tornato a essere un fenomeno di massa, colorando di rosa i simboli dell’emancipazione femminile e delle nobili cause a essa associate. Spesso però sotto questo colore si nascondono operazioni opache. Un femminismo addomesticato, affine agli interessi di politici e aziende, è davvero femminismo? Ma soprattutto questa versione mainstream è una variante del femminismo o una strategia del capitalismo?
Oggi a un’adolescente basta aprire Instagram per imbattersi in riflessioni femministe (o pseudofemministe), risparmiandosi la necessità di unirsi a un collettivo o a un gruppo di autocoscienza. Brand di abbigliamento si improvvisano femministi e producono magliette in serie con frasi inneggianti al girl power. Pagine social e piattaforme digitali graficamente accurate alternano post o storie motivazionali a inserzioni pubblicitarie. Innumerevoli servizi immateriali propongono corsi sull’empowerment, sulla valorizzazione femminile, su come rendere più women friendly il proprio business. Inoltre l’ossessione recente per le celebrity femministe promuove l’idea che un certo tipo di femminismo sia da mettere in soffitta per fare spazio a un femminismo nuovo, egemonico, che nasconde sotto il tappeto i pensieri più radicali e si fa portatore di valori positivi, anche se profondamente contraddittori. Come scrive Jennifer Guerra in questo saggio acuto, la recente riemersione del soggetto politico femminista in un paradigma economico che non si fa scrupoli a capitalizzare i temi sociali in nome del profitto ci pone di fronte a delle sfide nuove. Il primo nodo da sciogliere è se le aziende e i marchi si meritino il «patentino» del femminismo e il secondo, forse più impegnativo da sbrogliare, riguarda l’influenza che la nuova postura della brand identity esercita sulla pratica femminista. Per tentare di dare una risposta a queste domande, è necessario capire come si è arrivati a questo punto.
24 maggio

Annalisa Viati Navone, Letizia Tedeschi, Stefano Setti, SPAZI ASTRATTI. INTERFERENZE FRA ARCHITETTURA E ARTI A MILANO 1945-1970, Electa 2024
A partire da affondi teorici sulle definizioni di “spazio” e di “arte astratta”, la raccolta di saggi intende indagare le relazioni fra l’architettura e le arti nel periodo compreso fra la fine della Seconda guerra mondiale e l’inizio degli anni Settanta entro lo scenario storico della città di Milano. Le prerogative dell’astrattismo stimolano aperture progettuali e possibilità spaziali sia mediate dalla bidimensionalità della tela o dello schermo cinematografico, sia reali nel loro concretizzarsi in forme tangibili ed esperibili con il corpo. Nascono così spazialità inedite, che si affermano nella città, nell’interno domestico, nei luoghi della mobilità e della cultura come musei e gallerie, e che inducono nuovi modi di percepire ed esperire lo spazio architettonico e urbano. Sotto osservazione lenticolare sono posti la genesi costitutiva di alcune opere per discernere le molteplici forme dell'”arte di astrarre”, la rete delle collaborazioni fra architetti, artisti, operatori visuali e designer oltre a quella geografia di traiettorie che ha coinvolto su più piani il “laboratorio” milanese
25 maggio

Amélie Nothomb, PSICOPOMPO, Voland 2024
Lo psicopompo è una figura centrale in molte mitologie e religioni, è l’entità che accompagna le anime dalla vita alla morte o viceversa. Amélie Nothomb nel suo trentaduesimo romanzo – già selezionato per il Prix Littéraire “Le Monde” 2023 – ci racconta del suo amore per gli uccelli e per il loro volo, della sua infanzia errabonda al seguito del padre diplomatico, della violenza subita appena dodicenne sulla rinomata spiaggia di Cox’s Bazar in Bangladesh, della difficoltà di elaborare il trauma, dell’anoressia come occasione di resurrezione, del potere salvifico della scrittura e della severa disciplina con cui vi si dedica.
26 maggio

Benjamin Stevenson, TUTTI SU QUESTO TRENO SONO SOSPETTI, Feltrinelli 2024
Ernest Cunningham è nei guai. Dopo essere diventato famoso per aver scritto un true crime sulla sua famiglia – una famiglia micidiale: hanno tutti ucciso qualcuno –, il suo agente letterario e il suo editore gli chiedono con insistenza un nuovo libro. Ma dove trovare l’ispirazione, senza che qualcuno ci rimetta la pelle? L’occasione si presenta sotto forma di un invito al Festival Australiano del Giallo. In omaggio ad Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie, gli organizzatori hanno deciso di riunire un gruppo di celebri giallisti a bordo del Ghan, il treno che attraversa l’Australia, da Darwin a Adelaide. Durante il viaggio, Ernie avrà modo di confrontarsi con i colleghi e forse, chissà, di mettersi finalmente al lavoro. Neanche il tempo di partire che ci scappa il morto. Per deformazione professionale, ciascuno dei giallisti inizia subito a elaborare teorie in base alla propria specializzazione: c’è chi procede per deduzione, chi veste i panni del medico legale e chi traccia il profilo psicologico del possibile assassino. A bordo sono tutti sospetti. Sulla carta sanno tutti come ragiona un detective e, prima ancora, come si commette un crimine, ma chi è passato dalla teoria alla pratica?